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Mattarella: Italia credibile per la ricerca della pace e la difesa dei diritti

Mattarella: Italia credibile per la ricerca della pace e la difesa dei dirittiRoma, 16 dic. (askanews) – “Lo sforzo incessante della nostra azione è stato diretto a prevenire i conflitti, a elaborare soluzioni idonee a ricostruire il capitale di fiducia tra gli Stati, oggi pericolosamente eroso. Questo ha consentito alla Repubblica di acquisire influenza e credibilità, in numerosi organismi multilaterali, a partire dalle Nazioni Unite, strumento ampiamente imperfetto ma prezioso”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella intervenendo alla XVII Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia.


Mattarella ha ricordato che la “paziente e determinata ricerca della pace, difesa dei diritti inviolabili della persona, capacità di sintesi tra le posizioni dei nostri principali partner sui temi prioritari dell’agenda globale, sono gli sforzi evidenti, messi in campo anche nell’esercizio della Presidenza del G7”.

Meloni contro Schlein, Prodi e Landini. E difende i centri per i migranti in Albania

Meloni contro Schlein, Prodi e Landini. E difende i centri per i migranti in AlbaniaRoma, 15 dic. (askanews) – Un attacco contro i leader della sinistra passati, presenti e, chissà, forse anche futuri. Una prevedibile difesa dell’operato del governo, con toni che si fanno più accesi quando arriva a toccare la nota dolente dei centri per immigrati in Albania rimasti desolatamente vuoti. “Funzioneranno, abbiate fiducia dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo”.


Con un discorso di poco più di un’ora Giorgia Meloni conclude la tradizionale festa di Atreju che quest’anno è durata una settimana. Parla praticamente nell’unico giorno di sole di tutta la kermesse. Il format della chiusura, dall’anno scorso, prevede che a ‘scaldarle’ palco e platea ci siano tutti i leader del centrodestra (anche se Salvini, impegnato con il congresso della Lega lombarda, è solo in videocollegamento).Gli interventi degli alleati sono un susseguirsi di ostentazione di compattezza, declinata in varia maniera. La parola più gettonata, questa volta però è amicizia. E’ una escalation a chi getta il cuore di più oltre l’ostacolo. Il segretario del Carroccio non solo mette la mano sul fuoco della durata del governo fino al 2027, ma si ‘prenota’ fino al 2032. Il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, dice che a conti fatti per le prossime Politiche si potrebbe centrare il sogno di Berlusconi di un centrodestra al 51%. Il più ardito di tutti è forse il presidente di Noi moderati, Maurizio Lupi, che cita Tolkien lì dove è più di casa. “Oggi al centrodestra è stata affidata la responsabilità di governare e a uno di noi la responsabilità di essere leader e di portare l’anello per tutti noi”, dice. Ovviamente, la padrona di casa non è da meno. “Noi onoreremo fino all’ultimo giorno il compito che ci è stato dato dagli italiani, arriveremo compatti fino alla fine e oltre”, assicura.


In sessanta minuti e più di intervento gli scontri, praticamente su tutto, tra i due vicepremier scompaiono. Nessun cenno alla manovra che pure in questi giorni è all’esame della commissione Bilancio della Camera. Ma il 2025, garantisce la premier, sarà l’anno delle riforme. C’è una bandierina per tutti i partiti della coalizione: autonomia, separazione delle carriere e premierato che – assicura – resta “la madre di tutte le riforme” anche se è sparita dai radar dell’attività parlamentare.Ma più che di prospettiva, quello di Giorgia Meloni è un discorso all’attacco delle opposizioni e non solo. Giocando sull’ipse dixit cita frasi degli avversari politici per smentirle e ironizzare. Parla con sarcasmo di Elly Schlein a cui servirebbe una calcolatrice per fare bene i conti sui fondi per la sanità, o alla quale si “inceppa la lingua quando deve dire la parola Stellantis”. Gettonatissimi in questa settimana di Atreju anche gli attacchi a Maurizio Landini. Per Meloni il segretario della Cgil fa gli scioperi “per aiutare la sinistra e non i lavoratori”. Ma la premier si accalora in modo particolare quando parla dell’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, uno che la descrive come succube dell’estabilishment ma in realtà è lui – sostiene – che “di obbedienza se ne intende parecchio”.


Ad Atreju 2024 per Giorgia Meloni è anche tempo di passaggi di consegne. La premier annuncia infatti la sua intenzione di lasciare la presidenza dei Conservatori europei. Il successore designato l’ex premier polacco Mateusz Morawiecki, è lì in platea e lei lo ‘benedice’: “Questo applauso – dice – è la conferma che ti sosterremo in questa battaglia”. I tempi sono piuttosto strigenti: l’avvicendamwento dovrebbe essere formalizzato entro metà gennaio. In tempo per consentire a Morawiecki di andare come presidente di Ecr party all’inauguration day di Donald Trump. 

Lega, la Lombardia chiede un cambio di rotta a Salvini: tuteli il Nord

Lega, la Lombardia chiede un cambio di rotta a Salvini: tuteli il NordMilano, 15 dic. (askanews) – Tutelare il Nord, difendere le istanze dei territori, imporre l’Autonomia differenziata. La Lega Lombarda chiede a Matteo Salvini di “aggiustare la rotta”, e lo fa non solo con il neo segretario Massimiliano Romeo, ma anche attraverso il governatore Attilio Fontana. Il segretario nazionale ascolta, promette che l’autonomia differenziata “la porteremo a casa costi quel che costi”, assicura che il congresso del 2025 sarà “programmatico” e che una “riflessione a 360 gradi è già in corso”. Ma sulla scelta della Lega Nazionale “non si torna indietro”.


Al congresso della Lega Lombarda alla fine si arriva al candidato unico, in campo resta solo Romeo che viene eletto per acclamazione. Ma forse anche per questo il dibattito che anima il Carroccio ormai da anni esplode con una chiarezza che non si era mai registrata. Il primo a dare fuoco alle polveri è Attilio Fontana: chiedendo l’autonomia “come la vogliamo noi e senza i lacci e lacciuoli imposti da Roma”, minacciando il ritorno a toni secessionisti e alla “Padania libera”, e additando alcuni parlamentari leghisti del Sud come “nemici” della Lombardia: “Qualche nemico c’è anche nella Lega perchè quando vedo certi emendamenti, firmati da alcuni rappresentanti di altre zone, che vanno a danno della Lombardia, io mi incazzo come una bestia…”, dice suscitando l’ovazione della platea. Poi arriva il discorso di Romeo, da segretario in pectore: “Caro Matteo, se non parliamo più del Nord, noi al Nord i voti non li prendiamo più”. E nella base “il malcontento c’è, non si può derubricare a qualche rompiscatole”. Dunque bisogna “recuperare la nostra identità”, e “aggiustare la rotta, perchè non sempre la rotta è stata giusta”, tornando ad essere “il sindacato dei territori, come diceva Roberto Maroni”. Evitando di inseguire a destra e al centro, “perchè la destra sarà sempre FdI, e il centro sarà sempre Fi: rischiamo di diventare la copia degli altri, e gli elettori tra la copia e l’originale scelgono l’originale”. E boccia l’idea della “Lega delle personalità: la Lega di Zaia, la Lega di Fedriga, poi c’è Vannacci… Dobbiamo essere la Lega delle comunità”. Ecco allora che la richiesta di Romeo è quella di un congresso vero, nel prossimo anno: “Matteo ti stiamo portando non un problema ma un’opportunità, in vista del Congresso federale. Preparalo bene e sarà l’occcasione di slancio per tutta la comunità”.


Salvini risponde invocando l’unità: “Siamo sotto attacco: magistrati, dossier, inchieste, non litighiamo tra di noi”. Spiega il malcontento della base rievocando scelte del passato che lui, dice, non sempre ha condiviso al 100%: “‘Dobbiamo uscire dal governo coi 5 stelle’, fatto. ‘Dobbiamo entrare nel governo Draghi’, fatto. Non entro nel merito di quello che era il mio pensiero, ma a volte ho fatto scelte convinto al 100%, altre al 99%, altre volte la percentuale scendeva ma me lo sono tenuto per me, ascoltando l’opinione dei dirigenti” che “poi quando si tratta di rendere conto delle scelte fatte, dicono ‘io non c’ero e se c’ero dormivo”. Ma alla fine promette un congresso “programmatico”: “Sono già in modalità riflessione a 360 gradi, su tutto”. E tuttavia, “su una scelta non tornerò mai indietro: si può modulare, si possono vedere i modi, ma la scelta di movimento nazionale è giusta per il Paese e utile per la Lombardia”. Grazie a quella scelta “abbiamo 100 parlamentari, 5 ministri lombardi e la Lega pesa a livello nazionale. Altrimenti faremmo la ‘correntina’ di altri partiti nazionali”. Insomma, la grande contraddizione tra il partito che fu del Nord e la Lega che oggi è il principale sponsor del Ponte sullo Stretto, continua a restare lì. E Fratelli d’Italia che prende piede e rivendica incarichi: “A meno di cambiamenti imprevisti, una regione tra Veneto e Lombardia la prenderanno loro…”, ammettono i leghisti. Ma gli uomini vicini al segretario osservano: “Lo slogan di tornare ai territori è facile e fa presa. Ma nessuno ci dice ancora come e facendo cosa di diverso da quello che facciamo adesso per l’Autonomia e per il Nord…”. Quanto poi al congresso che arriverà, nessuno crede al momento a una mozione contrapposta a quella di Salvini: e comunque “al congresso votano anche i delegati del Sud”.

Lega, la Lombardia chiede cambio rotta a Salvini: tuteli Nord

Lega, la Lombardia chiede cambio rotta a Salvini: tuteli NordRoma, 15 dic. (askanews) – Tutelare il Nord, difendere le istanze dei territori, imporre l’Autonomia differenziata. La Lega Lombarda chiede a Matteo Salvini di “aggiustare la rotta”, e lo fa non solo con il neo segretario Massimiliano Romeo, ma anche attraverso il governatore Attilio Fontana. Il segretario nazionale ascolta, promette che l’autonomia differenziata “la porteremo a casa costi quel che costi”, assicura che il congresso del 2025 sarà “programmatico” e che una “riflessione a 360 gradi è già in corso”. Ma sulla scelta della Lega Nazionale “non si torna indietro”.


Al congresso della Lega Lombarda alla fine si arriva al candidato unico, in campo resta solo Romeo che viene eletto per acclamazione. Ma forse anche per questo il dibattito che anima il Carroccio ormai da anni esplode con una chiarezza che non si era mai registrata. Il primo a dare fuoco alle polveri è Attilio Fontana: chiedendo l’autonomia “come la vogliamo noi e senza i lacci e lacciuoli imposti da Roma”, minacciando il ritorno a toni secessionisti e alla “Padania libera”, e additando alcuni parlamentari leghisti del Sud come “nemici” della Lombardia: “Qualche nemico c’è anche nella Lega perchè quando vedo certi emendamenti, firmati da alcuni rappresentanti di altre zone, che vanno a danno della Lombardia, io mi incazzo come una bestia…”, dice suscitando l’ovazione della platea. Poi arriva il discorso di Romeo, da segretario in pectore: “Caro Matteo, se non parliamo più del Nord, noi al Nord i voti non li prendiamo più”. E nella base “il malcontento c’è, non si può derubricare a qualche rompiscatole”. Dunque bisogna “recuperare la nostra identità”, e “aggiustare la rotta, perchè non sempre la rotta è stata giusta”, tornando ad essere “il sindacato dei territori, come diceva Roberto Maroni”. Evitando di inseguire a destra e al centro, “perchè la destra sarà sempre FdI, e il centro sarà sempre Fi: rischiamo di diventare la copia degli altri, e gli elettori tra la copia e l’originale scelgono l’originale”. E boccia l’idea della “Lega delle personalità: la Lega di Zaia, la Lega di Fedriga, poi c’è Vannacci… Dobbiamo essere la Lega delle comunità”. Ecco allora che la richiesta di Romeo è quella di un congresso vero, nel prossimo anno: “Matteo ti stiamo portando non un problema ma un’opportunità, in vista del Congresso federale. Preparalo bene e sarà l’occcasione di slancio per tutta la comunità”.


Salvini risponde invocando l’unità: “Siamo sotto attacco: magistrati, dossier, inchieste, non litighiamo tra di noi”. Spiega il malcontento della base rievocando scelte del passato che lui, dice, non sempre ha condiviso al 100%: “‘Dobbiamo uscire dal governo coi 5 stelle, fatto. ‘Dobbiamo entrare nel governo Draghi’, fatto. Non entro nel merito di quello che era il mio pensiero, ma a volte ho fatto scelte convinto al 100%, altre al 99%, altre volte la percentuale scendeva ma me lo sono tenuto per me, ascoltando l’opinione dei dirigenti” che “poi quando si tratta di rendere conto delle scelte fatte, dicono ‘io non c’ero e se c’ero dormivo”. Ma alla fine promette un congresso “programmatico”: “Sono già in modalità riflessione a 360 gradi, su tutto”. E tuttavia, “su una scelta non tornerò mai indietro: si può modulare, si possono vedere i modi, ma la scelta di movimento nazionale è giusta per il Paese e utile per la Lombardia”. Grazie a quella scelta “abbiamo 100 parlamentari, 5 ministri lombardi e la Lega pesa a livello nazionale. Altrimenti faremmo la ‘correntina’ di altri partiti nazionali”. Insomma, la grande contraddizione tra il partito che fu del Nord e la Lega che oggi è il principale sponsor del Ponte sullo Stretto, continua a restare lì. E Fratelli d’Italia che prende piede e rivendica incarichi: “A meno di cambiamenti imprevisti, una regione tra Veneto e Lombardia la prenderanno loro…”, ammettono i leghisti. Ma gli uomini vicini al segretario osservano: “Lo slogan di tornare ai territori è facile e fa presa. Ma nessuno ci dice ancora come e facendo cosa di diverso da quello che facciamo adesso per l’Autonomia e per il Nord…”. Quanto poi al congresso che arriverà, nessuno crede al momento a una mozione contrapposta a quella di Salvini: e comunque “al congresso votano anche i delegati del Sud”.

Meloni ad Atreju: la stabilità è il più grande elemento di discontinuità di questo governo

Meloni ad Atreju: la stabilità è il più grande elemento di discontinuità di questo governoRoma, 15 dic. (askanews) – “Voglio ringraziare i miei amici e alleati per le belle parole che hanno speso questa mattina ma soprattutto per il cammino splendido che stiamo facendo e che faremo anche nei prossimi anni”, “la stabilità è il più grande elemento di discontinuità di questo governo”, “le garantisce quella autorevolezza senza la quale non è possibile produrre benessere”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo intervento conclusivo di Atreju.


“Gli altri vincono e festeggiano felici, noi non lo abbiamo fatto perché sapevamo che quello era l’inizio di una salita, che era un tempo grave, che non c’era niente da festeggiare ma solo da lavorare”, ha sottolineato la presidente del Consiglio. “C’era un quadro geopolitico complicato, in molti – ha aggiunto – hanno puntato sul fallimento ma hanno puntato sul cavallo sbagliato. L’Italia da osservato speciale è diventata un modello. Non è merito solo del governo ma degli italiani che oggi scoprono che la politica può essere alleata e non avversaria. Questa è la mia personale sfida principale, fare tutto quello che posso perché gli italiani tornino a credere in loro stessi e in quello che possono fare. Il benaltrismo e il tafazzismo sono i principali nemici dell’Italia che abbiamo il dovere di sconfiggere”.

Migranti, Schlein: Meloni spieghi a italiani perché ha sperperato 800 mln per una prigione vuota in Albania

Migranti, Schlein: Meloni spieghi a italiani perché ha sperperato 800 mln per una prigione vuota in AlbaniaRoma, 15 dic. (askanews) – “Giorgia Meloni, che oggi parla ad Atreju del favoloso mondo di Ameloni dove va tutto alla grande, spieghi agli italiani come mai il suo governo ha sperperato 800 milioni di euro di soldi pubblici in Albania per una prigione vuota. Costruita per deportare persone in Albania violandone i diritti, che poi hanno dovuto riportare in Italia. Uno spreco enorme, inutile, cinico. Di risorse economiche e umane, perché il personale, che meglio potrebbe essere impiegato in Italia, è invece trattenuto lì a fare la guardia al vuoto. In un momento in cui famiglie e imprese in Italia faticano ad arrivare a fine mese, è inaccettabile che risorse così ingenti vengano sottratte alla sanità pubblica, alla scuola per questa bieca propaganda sulla pelle dei più fragili. La Presidente del Consiglio chiarisca subito dove sono finiti questi soldi e perché non siano stati destinati a sostenere chi oggi, in Italia, ha più bisogno. Ci metta la faccia, gli italiani meritano una risposta”. Così Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico.

Codice della strada, Salvini risponde a Vasco Rossi: si confronti con i genitori che hanno perso i figli

Codice della strada, Salvini risponde a Vasco Rossi: si confronti con i genitori che hanno perso i figliRoma, 15 dic. (askanews) – “Ho visto che Vasco Rossi ha polemizzato con il nuovo codice della strada. Vasco mi piace molto come cantante, è contrariato perché dice che se uno usa alcune droghe e si mette al volante rischia multe. A Vasco dico non si confronti con la politica ma con i troppi genitori che hanno perso troppi figli per colpa di chi si è messo alla guida drogato. Non si ride, non si scherza e non si fa polemica quando c’è in ballo la vita dei figli”. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, in collegamento con la festa di Atreju.

Autonomia differenziata, Calderoli: pronti al braccio di ferro se necessario

Autonomia differenziata, Calderoli: pronti al braccio di ferro se necessarioGenova, 15 dic. (askanews) – “L’Autonomia farò il possibile per portarla a casa”, ma l’Autonomia “non è un regalo che possono darci, è un diritto e i diritti o te li danno o te li vai a prendere. E ogni tanto se c’è bisogno di fare qualche braccio di ferro dobbiamo essere disposti a farlo”. Lo ha detto il ministro per l’Autonomia Roberto Calderoli, parlando al congresso della Lega Lombarda. “Tanta più forza ci sarà nella Lega e tanta più forza ci sarà nel braccio. Qualcuno a suo tempo – ha detto citando Umberto Bossi – ci ha detto, ‘mai mulà, io col cavolo che mollo e vado avanti’”.


Dopo l’approvazione della legge sull’autonomia, “qualcuo si era illuso che la cosa fosse finita ma io lo sapevo che la strada sarebbe stata in salita”, perchè “ci sono i mantenuti e chi li mantiene e il mantenuto è difficile sia disponibile a cedere senza lottare”. E assicura: “Sto dando prova di resistenza e pazienza, non m’incazzo neanche più, ho dovuto fare lo slalomista, ogni giorno mi mettono un paletto diverso, io devo evitarli tutti per arrivare al traguardo”.

Libano, Meloni: impegno Italia per tenuta cessate il fuoco

Libano, Meloni: impegno Italia per tenuta cessate il fuocoRoma, 14 dic. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ricevuto oggi a Palazzo Chigi il primo ministro del Libano Najib Mikati.


Meloni, si legge in una nota di Palazzo Chigi, “ha confermato l’impegno del Governo italiano per sostenere la tenuta del cessate il fuoco in Libano, ricordando anche il fondamentale ruolo svolto dall’Italia attraverso il contingente presso la missione UNIFIL e il comando del Comitato Tecnico-Militare per il Libano, che ha il compito di coordinare il sostegno internazionale alle Forze armate Libanesi”.

Schlein avverte gli alleati: serve unità, basta polemiche

Schlein avverte gli alleati: serve unità, basta polemicheRoma, 14 dic. (askanews) – Il Pd è in salute, “è il primo partito” del centrosinistra e adesso bisogna che anche gli alleati mettano da parte la competizione interna al centrosinistra perché la destra si batte con “l’unità”. L’assemblea Pd per Elly Schlein è l’occasione per un bilancio del 2024 e, al tempo stesso, per richiamare gli alleati a lavorare contro “il vero avversario”. La segretaria dem parla oltre un’ora, mette in fila i risultati – buoni – ottenuti nell’anno che sta per finire e si rivolge ai compagni di viaggio per chiedere di remare tutti nella stessa direzione. Le discussioni sul possibile “federatore” Ernesto Ruffini non vengono nemmeno sfiorate dalla leader democratica, solo Francesco Boccia dice qualcosa, rispondendo alle domande dei cronisti, facendo capire che i democratici non credono molto nell’operazione.


Schlein ripete più volte la parola “unità”, la segretaria ha ben chiaro che nemmeno la conclusione del ‘percorso costituente’ M5s è bastata a far cambiare approccio ai 5 stelle. L’intervista di Chiara Appendino lo conferma, l’ex sindaca di Torino anche oggi diffonde una nota per incalzare direttamente la segretaria democratica: “Non scappiamo dai problemi, cara Elly, assumetevi le vostre responsabilità. Per battere questa destra serve un’alternativa credibile, serve essere testardamente pacifisti, ambientalisti e progressisti, sì, ma contano i fatti, non le etichette”. La segretaria Pd non accetta la provocazione, invita i suoi a non cadere nella trappola. Boccia, per esempio, una stoccata ad Appendino la rifila: “Se avessimo seguito l’indicazione di Appendino il governo Conte non sarebbe mai nato. Siccome il governo Conte due è per loro la matrice del progressismo, evidentemente c’è una discreta contraddizione rispetto a quello che afferma l’onorevole Appendino”. Ma, appunto, la segretaria invita a non andare oltre: “So che è difficile, ma non perdiamo tempo nelle polemiche con gli altri, anche quando ci chiamano direttamente in causa”.


Di fatto anche la sua è una risposta a Chiara Appendino, ma con l’accento, appunto, di chi vuole evitare la rissa: “Ogni volta che perdiamo energia ingaggiando una polemica, sottraiamo spazio alle battaglie che facciamo per affrontare i problemi delle persone. Non lasciamo spazio ulteriore alla destra per la grande operazione di distrazione di massa che fa ogni giorno. E’ la scelta di un metodo, se oggi ci riconoscono per strada per le battaglie che facciamo è perché continuiamo a tenere ossessivamente la nostra voce su questo”. Una linea che paga, sottolinea la leader Pd, richiamando ancora una volta “l’unità” che “è stata la chiave di questo anno e mezzo. I risultati si vedono, ci riconoscono per le nostre sfide sul salario minimo, per la difesa della sanità pubblica”.


Discorso che, ovviamente, vale anche in chiave interna al partito. La segretaria evita anche di citare la questione su Ruffini “federatore” – non si è ben capito se del solo centro o di tutta la coalizione – ma anche in questo caso manda un messaggio molto netto. Cita Romano Prodi e Walter Veltroni, per richiamare le radici del Pd, assicura che “questa è la casa di chi si riconosce col giusto orgoglio nelle storie precedenti”, ma aggiunge che il Pd è “anche la casa di una nuova generazione… Siamo qui per proseguire il percorso avviato quel 14 ottobre del 2007. Allo stesso tempo siamo qui per cambiare”. Anche sul federatore qualcosa di più esplicito la dice Boccia: “Serve vincere le elezioni, serve essere credibili. E si è credibili quando la società ti riconosce un ruolo”. Un modo per dire che le leadership si conquistano sul campo e non si definiscono in qualche riunione tra dirigenti politici. Schlein evoca “un partito che spalanchi ogni porta, che abbia questa disponibilità di apertura, che si lasci sorprendere e cambiare da nuove energie. Un partito che non abbia timore di lasciarsi scompigliare da un vento nuovo”. Di fatto, pare un modo per rispondere a quanti, anche dentro il Pd, immaginano di tornare ad una divisione dei ruoli con i Dem che sventolano una bandiera rossa lasciando ad una ‘nuova Margherita’ l’elettorato moderato. La segretaria pare pensarla diversamente, tratteggia un Pd certamente con una identità netta, ma capace comunque di tenere dentro anche l’ala riformista.


E, di nuovo, lancia un appello agli alleati: “Lo dico col più grande rispetto: non possiamo passare quest’anno ognuno a fare gli affari propri e rinviare alla vigilia delle politiche il lavoro di sintesi”. Sarebbe sbagliato, come pare intenda fare M5s, darsi gomitate tra avversari per consolidarsi e poi fare l’alleanza solo alla vigilia del voto: “Abbiamo bisogno di andare insieme là fuori – insiste Schlein – a parlare all’Italia, a dire come abbassiamo le bollette, come rilanciamo la vocazione industriale del paese. Noi continuiamo a essere testardamente unitaria”. Bisogna “costruire l’alternativa a questo governo, senza nessuna presunzione di autosufficienza”.