Centro Sperimentale Cinematografia ricorda il regista Stefano Landini
Centro Sperimentale Cinematografia ricorda il regista Stefano LandiniRoma, 7 feb. (askanews) – Il Centro sperimentale di Cinematografia ricorda con grande affetto il regista Stefano Landini, scomparso a 61 anni il 6 febbraio, “ex allievo e tra i collaboratori più amati”. “Stefano “Lando” Landini ci ha lasciati, dopo aver combattuto con grande forza contro il male che lo aveva colpito un paio di anni fa”, scrive il CSC in un comunicato, ricordando il regista, sceneggiatore e montatore, autore di film come “7/8” (2007), “Stolen Moments” (2024) e “Cocktail Bar – Storie Jazz di Roma, di note, di amori” (2018), quest’ultimo dedicato allo storico locale jazz della Capitale Music Inn.
“La scomparsa di Stefano Landini è per chiunque lavori e abbia vissuto il Centro, una perdita dolorosa, sia sul piano professionale che umano – ha detto la Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia Gabriella Buontempo – come Presidente, mi unisco al rammarico e alla tristezza di chi ha avuto la possibilità di conoscerlo e di apprezzarne le grandi passioni (il cinema, il jazz), i numerosi documentari e cortometraggi e soprattutto l’attaccamento alla nostra Scuola e alla Cineteca”. Così lo ricorda Fabio Rosi che è stato allievo di corso al CSC negli stessi anni di Landini: “Stefano era una delle anime più belle fra tutti quelli che hanno popolato e permeato di sé il Centro Sperimentale di Cinematografia, Stefano era l’allegro sorriso e la disarmante bontà sempre presenti. Cineasta e cinefilo, da bambino faceva cortometraggi in Super 8 e giocava ‘ai soldatini’con i fotogrammi dei film, come Spielberg e Tornatore. Ma la sua smisurata passione era per Kubrick, cui aveva dedicato scritti e documentari. Crediamo che nessuno, tra dipendenti, docenti, allievi e collaboratori del CSC degli ultimi trent’anni, possa dire di non avere una storia, anche semplicemente un aneddoto, che lo leghi o lo coinvolga con Stefano”.
Allievo di Regia nel Biennio ’88-90 (quello della riapertura con Lina Wertmuller, dopo l’incendio che aveva parzialmente distrutto alcune strutture dell’Ente), era rimasto legato al Centro dopo il diploma, prima come collaboratore e poi come dipendente, pur continuando a lavorare ai suoi progetti personali, tra cui diversi cortometraggi e due lungometraggi, “7/8” e il fresco di stampa “Stolen Moments”. Colonna portante della Scuola Nazionale di Cinema, nell’organizzazione ed assistenza tecnica ai Corsi, addirittura con ogni singolo allievo, lascia un vuoto professionale, ma soprattutto umano, realmente incolmabile. Era davvero di tutti. Aveva dedicato moltissimo del suo tempo a filmare e montare interviste e incontri dedicandosi con immensa passione anche al settore comunicazione del CSC. “I suoi filmati rimangono nei nostri archivi a documentare la storia del Centro Sperimentale nonché la storia del cinema italiano”, scrive ancora il Centro. Celebri le numerose poesie scherzose dedicategli dai suoi colleghi, tra cui una che, parafrasando Carducci e ironizzando sulla vanità, ad un certo punto gli fa esclamare con (finto) puntiglio: “Ho fatto un film su Stanley / pretendo i vostri omaggi! / Non odo nei paraggi / fanfare ad acclamar…”. “Ecco, Stefano caro, qui al Centro Sperimentale di Cinematografia d’ora in poi risuonerà per sempre nei nostri cuori quella fanfara di affetto e gratitudine per aver condiviso con noi il tuo cammino”, scrivono al CSC.
Un ricordo di Luca Pallanch: “Stefano Landini era un inguaribile ottimista. Vedeva una luce nell’oscurità più buia. Amava la musica, il ritmo e le atmosfere del jazz, inseguiva i fantasmi dei grandi Maestri. La vita per lui era un set, in cui ogni sua avventura acquisiva una dimensione epica e il Centro Sperimentale di Cinematografia era il suo palcoscenico naturale. Vi era entrato da ragazzo per perseguire il suo sogno, poi, una volta diplomato, ha preferito reiterare il gioco, continuando imperterrito a frequentare quei corridoi e quelle aule, mischiato con la sua inseparabile macchina da presa a allievi più giovani di lui solo per l’anagrafe. Non se n’è mai andato dal Centro, per la gioia di docenti, dipendenti e collaboratori, con i quali ha condiviso ogni sua impresa. Solo ogni tanto spariva, per girare un film o un documentario, sacrificando ferie e tempo libero e trasformando quel gesto individuale, quasi rivoluzionario dell’impiegato-regista, in un rito collettivo. Già provato nel fisico, ma mai nell’animo, ha voluto donare il suo ultimo film agli amici del Centro Sperimentale, regalando a tutti nella scorsa primavera l’emozione di ‘un ultimo spettacolo’, come in un film di Peter Bogdanovich. Stolen Moments, attimi rubati al destino e consegnati al ricordo. Sarai sempre con noi, Stefano”. Ha voluto ricordarlo anche Pupi Avati, un regista che Landini ammirava e con il quale condivideva la passione per il jazz: “Stefano ha vissuto gli ultimi tempi della sua vita solo per portare a conclusione il suo film dandogli le sempre più esigue energie. Ho vissuto con lui la nascita di quel progetto al quale presi parte, ho vissuto con l’ultima proiezione di Stolen Moments in un Cinema stracolmo di amici. Al termine ci siamo abbracciati con la sensazione che lui aveva portato a compimento quel piccolo film che per ingenuità è poesia lo avrebbe rappresentato per sempre. Se ne è andato uno degli esseri umani migliori fra i tanti che ho conosciuto nella mia lunga vita”.
(copyright foto Centro Sperimentale Cinematografia)