Cina, morto medico-eroe che svelò le bugie sulla SARS
Cina, morto medico-eroe che svelò le bugie sulla SARSRoma, 13 mar. (askanews) – Il medico militare che vent’anni fa fece saltare i tentativi di coprire l’epidemia SARS, sbugiardando le verità ufficiali che minimizzavano i contagi, è morto sabato a Pechino. Lo scrive oggi il South China Morning Post.
Jiang Yanyong aveva 91 anni. È morto nell’ospedale generale dell’Esercito popolare di liberazione, dove ha lavorato per decenni, per polmonite e altre malattie intorno alle 15:30 di sabato.
Non è noto se la sua morte sia correlata al Covid-19. Ma una fonte che conosce la famiglia ha detto che Jiang era risultato positivo al virus a gennaio, quando si stava diffondendo in molte parti della Cina dopo che le restrizioni zero-Covid erano state revocate.
Jiang, che era il capo chirurgo dell’ospedale dell’Esecito di liberazione del popolo prima di andare in pensione, divenne un eroe nazionale nel 2003 quando rivelò che le autorità cinesi avevano coperto l’entità della mortale epidemia di Sars a Pechino.
Nell’aprile di quell’anno, Jiang disse alla rivista Time di essere irritato e scioccato dall’affermazione dell’allora ministro della salute, Zhang Wenkang, secondo la quale all’epoca a Pechino c’erano solo una dozzina di persone in cura per la Sars. Parlandone con i suoi colleghi, aveva scoperto che almeno 60 persone erano in cura per il virus nell’ospedale in cui lavorava, sette delle quali erano morte.
Prima di parlare con i media stranieri, Jiang aveva scritto a due testate della Cina continentale della sua scoperta, ma la sua lettera era stata ignorata per essere poi rivelata dai media stranieri.
Pechino, in seguito alle rivelazioni di Jiang, finì un’intensa pressione internazionale e interna, provocando una sterzata delle autorità. Circa due settimane dopo Zhang e il sindaco di Pechino Meng Xuenong furono silurati. Le autorità diffusero un nuovo bilancio dei casi che era 10 volte superiore alla cifra ufficiale fornita all’inizio di aprile.
Alla fine la SARS fu contenuta e in tutto il mondo provocò 800 morti accertati.
All’epoca Jiang era già in pensione dopo una vita da medico militare e fedele membro del Partito comunista cinese. La sua denuncia fu riconosciuta come opportuna dall’opinione pubblica, che lo considerà un vero eroe.
Ma l’anno successivo scrisse una commovente lettera ai leader di partito per chiedere di rivalutare il giudizio sulla violenta repressione dei manifestanti pro-democrazia in piazza Tiananmen nel 1989. Finì così in prigione per sette settimane e la sua famiglia fu sottoposta a interrogatori e indottrinamento.
Successivamente il medico fu tenuto agli arresti domiciliari a intermittenza ed divenne un argomento tabù per i media cinesi. La maggior parte dei post sulla morte e sui tributi di Jiang sono stati censurati sui social media cinesi negli ultimi due giorni.