Roma, 21 mar. (askanews) – “La legge 81 assicura da trent’anni ai sindaci la possibilità di governare al meglio le città. Ora al legislatore chiediamo una cosa: pur senza abolirlo, definisca meglio il reato di abuso, in modo che il sindaco scelto dai cittadini possa governare serenamente”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio nazionale Anci, Enzo Bianco, intervenuto alla Camera, anche in veste di primo sindaco di Catania eletto direttamente nel 1993, al convegno sui trent’anni della legge 81. Con lui, nel dibattito moderato da Bruno Vespa, alcuni ex sindaci di grandi città: Valentino Castellani (Torino), Letizia Moratti (Milano) e Francesco Rutelli (Roma).
“Prima della legge 81, la vita media delle amministrazioni comunali era di undici mesi in Italia, e addirittura di cinque a Catania” ha ricordato Bianco. “Dopo la sua approvazione, l’orizzonte temporale delle amministrazioni si è molto allungato, è stata garantita la stabilità, e consentito ai sindaci di programmare e attuare programmi in modo fino ad allora impensabile”. Per Bianco, la legge 81 è stata anche lo spartiacque “del nuovo ruolo acquisito dall’Anci, del suo peso specifico nelle scelte del Paese, grazie anche all’istituzione, in quella stagione degli anni Novanta, della Conferenza Stato-Città”.
Tuttavia, per il presidente del Consiglio nazionale Anci “ci sono ancora ostacoli, e il principale è la normativa sulla responsabilità per abuso di ufficio. Il 97% degli amministratori locali iscritti nel registro degli indagati risulta infine assolto da ogni contestazione. Purtroppo, la reale condanna è quella di finire sulle pagine dei giornali, dove nulla o molto poco rimane quando l’amministratore viene scagionato”.