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Congresso mondiale WFPHA, focus su conflitti e sanità pubblica

Congresso mondiale WFPHA, focus su conflitti e sanità pubblicaRoma, 6 mag. (askanews) – Le guerre non hanno un impatto solo locale; gli effetti devastanti hanno ripercussioni a livello mondiale. Le conseguenze globali delle guerre, oltre all’immane dolore per la perdita di vite umane, determinano crisi alimentari ed energetiche, speculazioni finanziaria che allargano asce di povertà, come dimostrato dal recente conflitto in Ucraina.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riferito che quasi un quarto della popolazione mondiale, circa 1,8 miliardi di persone, risiede attualmente in regioni colpite da conflitti. Gli effetti negativi di tale circostanza sulla salute pubblica sono significativi. I conflitti provocano tassi di mortalità elevati, la rottura dei sistemi sociali ed economici, la scarsità di cibo, ripetute interruzioni dei servizi sanitari, il collasso delle catene di approvvigionamento medico, la fuga degli operatori sanitari e gravi focolai epidemici. Al 17° Congresso Mondiale di Sanità Pubblica (2-6 maggio, Roma), che vedrà la partecipazione della Prof.ssa Bettina Borisch, il direttore esecutivo del WFPHA, e del Dott. Wahid Majrooh, l’ex ministro afghano della Sanità pubblica, la guerra e i conflitti saranno un importante argomento di discussione durante una delle sessioni plenarie.

‘Oggi, in base al diritto umanitario internazionale, monitoriamo più di 110 conflitti armati. Alcuni di loro fanno notizia, altri no. Alcuni sono iniziati di recente, mentre altri durano da più di 50 anni. La guerra è un problema di salute pubblica causato dall’uomo e come tale è quindi prevenibile. La guerra e i conflitti armati hanno conseguenze devastanti per la salute fisica e mentale di tutte le persone coinvolte, per la vita sociale all’interno e nei dintorni delle regioni di guerra e per la salute dell’ambiente. La guerra sottrae risorse essenziali, spesso molto scarse e necessarie per la sopravvivenza. Inoltre, un gran numero di persone subisce l’impatto negativo degli effetti più ampi della guerra’, spiega la Prof.ssa Borisch, esperta di salute pubblica che ha proposto la sessione su guerra e salute globale. Le principali conseguenze dei conflitti armati:

– popolazione sfollata, che è parte integrante della guerra; – la guerra limita l’accesso all’acqua potabile, al cibo e ai servizi igienici, che sono alla base della salute pubblica; – durante i conflitti armati aumenta il rischio di malattie trasmissibili; – la guerra ha un impatto sulla salute delle donne e dei bambini: un recente studio ha rivelato che, nel 2017, almeno il 10% delle donne e il 16% dei bambini a livello globale erano sfollati a causa dei conflitti o vivevano pericolosamente vicino alle aree di conflitto, rendendoli suscettibili di aggressioni sessuali, matrimoni precoci, molestie, isolamento e sfruttamento. – Anche la salute mentale ne risente: le conseguenze psicologiche della guerra sono disastrose (il disturbo post-traumatico da stress (PTSD), l’ansia, la depressione e i disturbi somatoformi sono sempre più diffusi nelle situazioni di guerra e post-conflitto).

‘L’epigenetica ci ha insegnato che anche per le generazioni successive alla guerra le conseguenze sulla salute mentale sono presenti’, precisa il direttore esecutivo del WFPHA. L’impatto della guerra sulla sanità pubblica dell’Ucraina:

La guerra in Ucraina ha aumentato il bisogno di assistenza sanitaria, riducendo al contempo la capacità del sistema di fornire servizi, soprattutto nelle aree di conflitto attivo. In particolare, il sistema sanitario ucraino oggi deve far fronte a un numero crescente di pazienti feriti e politraumatizzati e a servizi sanitari che risentono della mancanza di manutenzione delle attrezzature mediche, della carenza di farmaci e forniture mediche e del personale insufficiente. La qualità delle cure varia da regione a regione.

Dato che la natura generale e l’impatto della guerra sulla salute e sul benessere delle società e dei sistemi sanitari sono abbastanza simili, il Dott. Wahid Majrooh fornisce un’analisi comparativa dei due contesti, di afghano e di quello ucraino.

‘Prima del conflitto il sistema sanitario ucraino era operativo e si trovava a un livello abbastanza buono, ma a causa del conflitto ci sono diversi impatti negativi di cui il sistema e le persone stanno soffrendo. C’è un’enorme divisione politica su come coordinare e soddisfare le esigenze sanitarie delle comunità e delle persone. Il rischio di una pandemia è ancora presente ma l’attenzione politica non sembra tenerne conto. In questa fase la priorità è la sicurezza, che prevale su altri bisogni umani compresa l’assistenza sanitaria. A differenza dell’Ucraina, in Afghanistan avevamo decenni di esperienza nella gestione delle emergenze sanitarie. La nostra esperienza sul campo ha dimostrato che la resilienza del capitale umano e la resilienza del sistema svolgono un ruolo cruciale. Ci vuole coraggio e un nuovo modo di pensare, di gestire le risorse e di offrire impegno più solidale’, spiega Majrooh.

L’OMS ha inviato all’Ucraina ingenti quantitativi di forniture mediche e ha stanziato 5,2 milioni di dollari dal suo Fondo di emergenza per rispondere alle urgenti necessità sanitarie del Paese. Ci sono molti altri programmi di donatori internazionali che mirano a raggiungere lo stesso obiettivo. Sono davvero in grado di risolvere tutti i problemi sopra citati?

‘La gente potrebbe dire che ci sono molte donazioni da parte di agenzie internazionali e Stati membri, ma il problema delle donazioni in un contesto del genere è che non sono allineate con l’agenda nazionale sulle politiche di salute pubblica e non colmano tutte le lacune. Ad esempio, in alcune aree, dove il conflitto è in corso, un numero enorme di donne e uomini è gravemente colpito dal punto di vista morale, psicologico. L’aiuto umanitario che si concentra sui bisogni urgenti (ad esempio, le malattie infettive, l’assistenza sanitaria d’emergenza e il trattamento delle vittime di guerra) non prende in considerazione le questioni sistematiche a lungo termine come l’assistenza mentale e l’assistenza alla maternità. Questo genera un sistema parallelo di risposte a quei bisogni e a medio termine tali elementi indeboliscono il sistema sanitario nazionale. Vengono create molte aspettative mentre il sistema statale non è in grado di sostenerle’, precisa il Dott. Majrooh.

L’ex ministro afghano della Sanità pubblica ritiene che, non essendoci previsioni ottimistiche sulla risoluzione del conflitto, le indicazioni di cui sopra inizieranno a peggiorare. Quanti anni ci vorranno perché la sanità ucraina riacquisti parametri qualitativi simili a quelli esistenti prima del conflitto?

‘Il problema del post-conflitto è la ricostruzione del sistema, compreso quello sanitario, perché non è solo il costo finanziario che conta, ma il tempo e il livello di fiducia che sono sfide davvero enormi da affrontare. Perché nelle nazioni che soffrono di conflitti prolungati, il tessuto sociale ne risente molto. Pertanto, se il conflitto continua, ci vorranno decenni prima che l’Ucraina risolva tutti questi problemi. Per esempio, noi abbiamo impiegato due decenni, ma non siamo ancora riusciti a soddisfare tutti i bisogni sanitari della nostra società’, stima il Dottor Majrooh.

Il documento costitutivo dell’OMS del 1948 afferma che: ‘La salute di tutti i popoli è una condizione fondamentale della pace e della sicurezza mondiale; essa dipende dalla più stretta cooperazione possibile tra gli individui e tra gli Stati’. Anche la Carta di Ottawa, a sua volta, considera la pace come il principale determinante della salute.

Quale ruolo devono svolgere i professionisti della salute pubblica nel contesto del conflitto armata?

Come suggerisce la Prof.ssa Bettina Borisch, i professionisti della salute pubblica devono svolgere un ruolo vitale in tempi di conflitto armato, sensibilizzando sulle conseguenze devastanti della guerra, sostenendo la pace e lavorando per prevenire i focolai di guerra e i loro esiti più gravi.

‘Le guerre sono evitabili e noi, come operatori della sanità pubblica, dobbiamo fare di tutto per raggiungere questo obiettivo. Il nostro compito migliore è quello di fare promozione per prevenire le malattie. Nel contesto della guerra e dei conflitti armati, dobbiamo agire contro le cause principali della guerra: l’iniquità, la povertà e l’iniqua distribuzione del potere, quindi è molto importante per gli operatori della sanità pubblica comprendere il contesto politico dei problemi che dobbiamo affrontare’, sottolinea la professoressa.