Cons. mozzarella bufala punta su ricerca, filiera e non teme dazi
Cons. mozzarella bufala punta su ricerca, filiera e non teme daziRoma, 3 feb. (askanews) – Un anno di luci e ombre, con un divario tra i consumi Nord-Sud che si acuisce e un export che aumenta a livello Ue ma diminuisce in un paese importante come gli Stati Uniti. Ma il Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop ha già pianificato una campagna di promozione in Europa da oltre 1 milione di euro, punta su un progetto per applicare le innovazioni tecnologiche alla filiera e sull’aspetto nutraceutico e salutistico del latte di bufala grazie alla ricerca scientifica. E non ha paura dei possibili dazi da parte degli Stati Uniti perchè “noi contiamo di non vedere appplicati i dazi o al massimo, come nel 2019, di uscirne indenni grazie al lavoro di collaborazione avviato con le associazioni americane di categoria”.
A esaminare i dati del 2024 e tracciare la rotta per il 2025 è il direttore generale del Consorzio, Pier Maria Saccani, in una intervista ad Askanews. La produzione del 2024, come comunicato dal Consorzio durante la giornata di studio “Mozzarella di Bufala Campana DOP: direzione Futuro”, tenutasi il 31 gennaio alla Camera di Commercio di Caserta, è sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente, con 55 milioni 718mila chilogrammi di mozzarella di bufala campana Dop (+0,23%), con uno sprint nell’ultimo trimestre che ha consentito di recuperare un’annata segnata da una serie di congiunture negative. A partire dalle difficoltà dell’export, passato dal 38,3% del 2023 al 36,8% del 2024 sul totale della produzione. Sul fronte export va bene l’Europa, con la Francia primo importatore che sale dal 29% al 31,8%, assorbendo da sola un terzo dell’export, la Germania che passa dal 15,7% del 2023 al 18,1% dello scorso anno e la Spagna che cresce dal 5,1% all’8,1%. Scende invece dal 7% al 4% l’export negli Stati Uniti, spiega Saccani, “per i problemi legati alla logistica di un prodotto fresco come la mzozarella Dop e per i costi di trasporto. Imbarcare un chilo di mozzarella vuol dire pagarne effettivamente 2 chili, perchè la mozzarella viaggia nel liquido di governo di pari peso. Per lo stesso motivo l’export in Arabia saudita è sceso dal 2% a 1%. Si tratta di un paese con grandi potenzialità, ma ci sono anche molte difficoltà ad arrivarci”.
A compensare queste perdite, si affacciano però anche alcune new entry tra i mercati di destinazione, come la Norvegia e la Thailandia, censiti per la prima volta. Tra i Paesi ritenuti più interessanti per il futuro figurano invece l’Europa dell’Est, il Messico e poi il continente asiatico, dagli Emirati Arabi fino a Singapore e Malesia. Intanto, per il 2025 il Consorzio è pronto a lanciare una campagna di promozione in Europa da oltre 1 milione di euro, concentrando le risorse in mercati strategici come Francia, Germania, Inghilterra e Paesi Bassi. Sul fronte dei consumi interni, il dato generale è positivo, perché nel 2024 sono arrivati a quota 63,2% rispetto al 61,7% del 2023. Ma se i consumi aumentano al Centro-Nord, diminuiscono al Sud. Nel dettaglio, nel Nord Est sono aumentati dal 16,6% al 24,5% e al Centro dal 17,9% al 23,5%, mentre le vendite sono diminuite nel Nord Ovest passando dal 39,6% al 32,3% e al Sud sono scese dal 26% al 19,7%.
“Al Sud – dice Saccani – morde di più il caro-carrello: di fatto, la disponibilità economica è minore quando si tratta di ben non di prima necessità: ricordiamo che la mozzarella di bufala ha un costo medio di 13 euro al chilo in area Dop. E’ evidente che le famiglia hanno fatto fatica a fare quadrare i conti nel 2024 e hanno pensato prima alle spese essenziali”. Intanto, il consorzio ha in lavorazione “un progetto per applicare le innovazioni tecnologiche alla filiera. Stiamo sperimentando – ha detto Saccani – un sistema in grado di comunicare in tempo reale quantità e qualità del latte prodotto alla stalla, che va a incrociarsi con gli altri dati disponibili”. Un progetto che si incrocia con la necessità di destagionalizzare la produzione di latte, concentrata nei mesi invernali, quando la domanda cala, e minore in primavera-estate, quando invece aumenta la richiesta di mozzarella Dop.
“Questo squilibrio ha portato ad avere un eccessivo quantitativo di latte congelato, che non può essere utilizzato per la Dop, e dunque va frenato anche con meccanismi premiali nei confronti degli allevatori virtuosi” oppure valorizzando produzione alternative per sfruttare il latte non utilizzato: “i produttori pensano a incentivare il successo già crescente della burrata di bufala, che però non è un prodotto Dop e dunque esula dalle competenze del consorzio”, ma potrebbe aiutare i produttori a utilizzare le eccedenze valorizzando il latte di bufala. E sempre nell’ottica di valorizzare il latte e la filiera “stiamo implementando con l’università Federico II di Napoli gli studi sulle proprietà nutraceutiche del latte di bufala anche in chiave di prevenzione di alcuni tipi di tumore, a partire da quello del colon retto”, ha concluso Saccani.