Consiglio europeo, il compromesso a 26 su revisione bilancio Ue
Consiglio europeo, il compromesso a 26 su revisione bilancio UeBruxelles, 15 dic. (askanews) – Il veto del premier ungherese, Viktor Orbßn, alla revisione di mezzo percorso del Quadro finanziario di bilancio dell’Ue 2021-2027, ha costretto il Consiglio europeo di Bruxelles, alle prime ore di stamattina, a sospendere la discussione su questo punto, prospettando di ritornare a parlarne in un possibile nuovo vertice straordinario “all’inizio dell’anno prossimo”.
La lunga discussione notturna sul bilancio pluriennale, comunque, non è stata inutile: ha portato a un nuovo testo di compromesso che ora ha il consenso degli altri 26 Stati membri, dopo aver drasticamente ridotto alcune voci di spesa, sotto la spinta della Germania e degli altri paesi “frugali” (Olanda, Austria e paesi nordici). Il veto ungherese non ha bloccato solo i 50 miliardi di aiuti previsti per l’Ucraina (17 miliardi a fondo perduto, più 33 miliardi di prestiti garantiti dai paesi Ue) dopo che lo stesso Orbßn, uscendo dalla sala ieri, aveva permesso la storica decisione sull’avvio del percorso di adesione della stessa Ucraina. La revisione del bilancio pluriennale comprende (o comprendeva) anche nuove risorse per la politica d’immigrazione e vicinato e il sostegno ai rifugiati, per la competitività industriale per l’industria della difesa, nonché per il forte aumento della spesa per gli interessi, dovuto all’inflazione, riguardanti le euro obbligazioni contratte sul mercato per finanziare il fondo di ripresa per il “NextGenerationEU”.
Nel compromesso a Ventisei, l’ammontare dei “soldi freschi” che gli Stati membri dovranno assicurare al bilancio comunitario fino al 2027 è di 21 miliardi di euro, circa un terzo di quello che aveva proposto la Commissione europea (65,8 miliardi), a cui si propone di aggiungere 10,6 miliardi reperiti attraverso il ri-orientamento delle priorità e la riallocazione di fondi tra diverse voci dell’attuale bilancio. I tagli voluti dai “frugali”, che, significativamente, non toccano i fondi per l’Ucraina, colpiscono invece soprattutto la dimensione esterna e politica migratoria (da 15 a 9,6 miliardi), la competitività industriale (da 10 a 1,5 miliardi, interamente destinati al solo Fondo di difesa), lo “strumento di flessibilità” per le spese impreviste (da 3 a 2 miliardi), i “costi amministrativi” (1,9 miliardi, che riguardavano anche gli adeguamenti all’inflazione degli stipendi del personale Ue, e che vengono azzerati), e infine la spesa aggiuntiva per i tassi d’interesse sul debito (originariamente stimata a 18,9 miliardi, che dovrebbero essere ora reperiti tramite un complesso meccanismo “a cascata”). In quest’ultimo caso, si ricorrerà in primo luogo alla riallocazione di altre spese giudicate non prioritarie, poi alla riassegnazione dei fondi non spesi dei progetti comunitari incompiuti, e se questo non basta, come ultima ratio, la Commissione potrà proporre “ulteriori appropriazioni” nei bilanci annuali.
Da notare che nella generale diminuzione dei fondi per il vicinato e l’immigrazione, sarebbero stanziati 2 miliardi per la voce relativa al “vicinato meridionale”, quando nella proposta originaria c’erano solo 0,3 miliardi (una modifica che tiene conto delle priorità difese dall’Italia). Inoltre, viene ridotto da 3,5 a 2 miliardi il contributo per i rifugiati siriani in Turchia, mentre restano uguali i 2 miliardi per i Balcani occidentali e i 2 miliardi attribuiti in totale alla voce Immigrazione (di cui 0,9 miliardi per il Fondo Asilo e integrazione, 1 miliardo per la gestione delle frontiere e 0,2 miliardi per l’Agenzia Ue per l’Asilo).