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Corte europea conferma discriminazione linguistica concorsi in Ue

| Redazione StudioNews |

Corte europea conferma discriminazione linguistica concorsi in UeBruxelles, 16 feb. (askanews) – La Corte europea di Giustizia ha confermato in appello, oggi a Lussemburgo, una sentenza del Tribunale Ue di primo grado del 9 settembre 2020, che aveva annullato per illegittimità due concorsi per funzionari delle istituzioni comunitarie banditi dall’Epso (“European Personnel Selection Office”) a causa della limitazione della scelta della seconda lingua richiesta ai candidati alle sole tre “lingue di lavoro” della Commissione europea, inglese, francese e tedesco.
La sentenza di oggi respinge l’impugnazione in appello della Commissione e conferma la fondatezza delle ragioni invocate dall’Italia e dalla Spagna nei loro ricorsi iniziali al Tribunale di primo grado del’Ue, con la richiesta di annullamento dei concorsi.
La Corte Ue conferma che la Commissione non ha dimostrato come la limitazione della scelta della seconda lingua fosse giustificata dall’interesse del servizio affinché le persone neoassunte siano immediatamente operative.
Le sentenze emesse dal Tribunale di primo grado il 9 settembre 2020 avevano annullato due bandi di concorso generale dell’Epso per: 1) la costituzione di elenchi di riserva di amministratori nel settore dell’audit; e 2) la costituzione di elenchi di riserva di amministratori incaricati di funzioni di investigatori e di capi di gruppi di investigatori nei settori delle spese dell’Unione, della lotta alla corruzione, delle dogane e del commercio, del tabacco o delle merci contraffatte.
I bandi dei concorsi Epso precisavano che i candidati dovevano avere un livello minimo C1 in una delle 24 lingue ufficiali dell’Ue (lingua 1), nonché un livello minimo B2 nella lingua francese, o inglese, o tedesca (lingua 2), qualificate come le principali lingue di lavoro delle istituzioni dell’Unione.
Nei loro ricorsi, l’Italia e la Spagna avevano contestato sia la legittimità della limitazione della scelta della seconda lingua che la possibilità di usare solo francese, inglese o tedesco come lingua di comunicazione tra i candidati e l’Epso.
Accogliendo i ricorsi dell’Italia e della Spagna, il Tribunale aveva rilevato che la limitazione al francese, all’inglese o al tedesco della scelta della seconda lingua costituisce, in sostanza, una disparità di trattamento dei candidati fondata sulla lingua, non oggettivamente giustificata dalla principale ragione addotta nei bandi di concorso, ossia la necessità che gli amministratori assunti siano immediatamente operativi.
La Corte di Giustizia oggi ha respinto le impugnazioni della Commissione e confermato le decisioni del Tribunale. Secondo la Corte, una limitazione di scelta come quella contestata da Italia e Spagna dovrebbe essere oggettivamente giustificata dall’interesse del servizio, basata su criteri chiari, oggettivi e prevedibili, idonea a soddisfare reali esigenze e proporzionata a queste stesse esigenze.
La Corte ha confermato le conclusioni del Tribunale secondo cui la Commissione non aveva dimostrato che la limitazione della scelta della seconda lingua per i candidati fosse oggettivamente giustificata e proporzionata all’obiettivo di assumere amministratori immediatamente operativi.
In particolare, il Tribunale aveva rilevato come la condizione richiesta della conoscenza delle lingue francese o tedesca non fosse maggiormente giustificata della conoscenza di un’altra lingua dell’Unione. Implicitamente, questo sembra indicare che sarebbe stato invece giustificabile e meno discriminatorio limitare la condizione della seconda lingua alla sola conoscenza dell’inglese.
La Corte ha confermato che gli elementi di prova forniti dalla Commissione e relativi alla sua prassi interna in materia linguistica non giustificano la limitazione della scelta della seconda lingua alle tre indicate, alla luce delle specificità funzionali dei posti da coprire contemplati dai bandi di concorso. Questi elementi, secondo la Corte, non permettono infatti di inferire che tutte e tre le lingue qualificate come “lingue procedurali” siano effettivamente utilizzate dai servizi della Commissione, della Corte dei conti e dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) nel loro lavoro quotidiano.