Cresce il crowdfunding in Italia: istruzioni per l’uso
Cresce il crowdfunding in Italia: istruzioni per l’usoRoma, 24 lug. (askanews) – Tutto ha inizio con la fortuita intuizione di una band britannica. La nascita del crowdfunding, letteralmente “finanziamento dalla folla”, coincide con la raccolta di fondi online avviata dai Marillion nel 1997, per sostenere le spese del loro tour in Nord America. Il termine crowdfunding, così come lo conosciamo oggi, venne coniato nel 2006, ma fu Barack Obama, nel 2008, a rendere celebre la pratica a livello mondiale, finanziando la sua campagna elettorale tramite il crowdfunding.
La versione moderna e innovativa dell’antica colletta, spiega una nota, ha innescato una rivoluzione a nove zeri. Il mercato globale del crowdfunding vale attualmente 1,25 mld di dollari. Le prospettive future delineano scenari anche più floridi: 1,41 mld di dollari nel 2023, toccando quota 3,62 mld di dollari entro il 2030 (fonte: Fortune Business Insights, società di studi e ricerche di mercato a livello globale). “E’ necessaria una precisazione. Quando il crowdfunding viene utilizzato per raccogliere risorse finanziarie da parte di un’impresa o di una persona fisica destinate a investimenti ed è prevista una remunerazione del capitale investito, si parla di crowdinvesting”, spiega Luca Bonati, Dottore Commercialista e Revisore Legale, Partner dello Studio Bonati. “Questo può avvenire tramite l’offerta di un prestito (modello lending-based) o sottoscrivendo quote del capitale di rischio di una società (modello equity-based). L’elemento chiave è una piattaforma abilitante che attraverso internet metta in contatto impresa e investitore, e finalizza l’investimento”.
Secondo gli ultimi dati, gli Stati Uniti sono il Paese con il più alto valore transazionale con 504 mln di dollari. La campagna di crowdfunding di maggior successo è proprio di un’azienda americana. Cloud Imperium Games, infatti, nel 2017 ha raccolto 34.91 milioni di dollari per finanziare Star Citizen, gioco di simulazione spaziale. Che in America il crowdfunding goda di buona salute è chiaro, ma com’è la situazione a casa nostra? “Il crowdfunding in Italia vive una fase positiva – afferma Bonati – come mostra l’ultimo Report italiano sul Crowdinvesting, redatto dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, nell’ultimo anno, la raccolta annuale per l’equity crowdfunding è stata pari a 86,64 milioni di euro per i progetti non immobiliari (con un calo significativo nel primo semestre 2023) più 56,42 milioni per quelli immobiliari (che invece crescono). I minibond collocati sui portali ammontano a 20,82 milioni, in netta diminuzione. I portali di lending contribuiscono nell’ultimo anno con 24,76 milioni prestati a persone fisiche e 39,36 milioni a imprese tramite portali generalisti (in aumento rispetto allo scorso anno), più 115,79 milioni da portali specializzati nell’immobiliare (in buon aumento negli ultimi 12 mesi). Mamacrowd continua a dominare la classifica con 130,65 milioni raccolti nelle sue campagne (45,87 milioni nell’ultimo anno) seguita da Walliance (105,04 milioni di cui 36,61 milioni raccolti negli ultimi 12 mesi). CrowdFundMe scende al terzo posto con 90,25 milioni e investimenti negli ultimi 12 mesi per 18,08 milioni. Emerge dunque la fotografia di un settore estremamente florido, nonostante piccole battute di arresto. Un parametro interessante raccolto dall’Osservatorio Crowdinvesting 2023 è l’importo minimo di investimento deciso per le diverse campagne. “La ricerca – chiarisce Bonati – evidenzia strategie abbastanza diversificate: nell’1% del totale la soglia minima per le persone fisiche era molto bassa e inferiore a 100, ma solo un caso è stato registrato negli ultimi 12 mesi. Il gruppo più numeroso (il 42%) comprende le campagne con importo minimo compreso fra 500 e 1.000, che negli ultimi 12 mesi hanno acquisito maggiore peso. Abbiamo poi il 41% delle campagne in cui la soglia minima era compresa fra 100 e 499,99 euro (con una forte concentrazione sul chip minimo esattamente uguale a 250 euro); la percentuale però si sta riducendo con decisione”.
Ma quali sono i settori che prospettano maggiori guadagni? “Il crowdfunding immobiliare è un segmento in grande espansione – afferma Bonati – E dimostra gli ampi sviluppi e grandi margini di crescita del settore. Il trend prevalente è senza dubbio il mondo retail in quanto è più facile ed immediato stimolare l’interesse dell’investitore (privato persona fisica) che a sua volta potrà essere un domani anche cliente della società e fruitore del servizio. I settori che continuano a macinare grandi numeri e interessi da parte degli investitori rimangono il tech e il food”. Intanto, all’orizzonte, nel mondo del crowdfunding, ci sono delle importanti novità. “Come ha dichiarato Giancarlo Giudici, Direttore scientifico dell’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano, siamo a un punto di svolta nel panorama dell’industria nazionale dell’equity e lending crowdfunding. Il motivo è che siamo alla vigilia dell’entrata in vigore del nuovo Regolamento europeo ECSP. Per questo motivo le piattaforme si stanno adoperando per ottenere le dovute autorizzazioni, entro il 10 novembre. Il nuovo scenario darà la possibilità di operare in un unico mercato che avrà dei significativi cambiamenti che riguarderanno sia i prestiti, sia la raccolta di capitale di rischio, non più limitata solamente alle piccole e medie imprese”.
Ma quali sono gli aspetti da tener presenti quando si avvia una raccolta di capitali? “Consiglio di adottare tre strategie che accompagnino la raccolta: in prima battuta è necessario avviare una buona attività di comunicazione che spieghi, secondo il rispetto delle norme vigenti, il progetto di raccolta e il settore di riferimento. In secondo luogo, suggerisco una reward policy, ossia delle premialità ulteriori che vengono assegnate ai sottoscrittori del crowdfunding. Possono essere di tre tipologie: reward finanziario, omaggiare l’investitore di un pacchetto ulteriore di quote della società; reward esperienziale, a esempio una società di abbigliamento, che sta facendo una attività di raccolta, invita l’investitore nella fabbrica a vedere come vengono fatte le magliette o lo omaggia del prodotto, reward di prodotto. Infine, si rende necessario sin da subito definire in modo chiaro la Exit Strategy degli investitori, ossia in che modo essi potranno uscire ed effettivamente aver remunerato il proprio investimento iniziale”, conclude Bonati.