Cristoforetti: Chiaretto vino identitario e sempre più di bandiera
Cristoforetti: Chiaretto vino identitario e sempre più di bandiera
Pres. Consorzio: oggi le Cantine esaltano l’identità della Corvina
Milano, 9 mar. (askanews) – “L’obbiettivo principale del progetto ‘Pink Revolution’ era quello di arrivare ad una forte identità territoriale del Chiaretto, a partire dal colore. Quasi dieci anni dopo mi sento di dire che quell’identità l’abbiamo trovata: i produttori sanno come lavorare, hanno identificato i vigneti giusti a seconda di quello che vogliono produrre e lo fanno con tecnica e con cultura”. Lo ha detto il presidente del Consorzio di tutela del Chiaretto e del Bardolino, Franco Cristoforetti, intervistato da askanews all’interessante Anteprima dell’annata 2022 del vino rosé prodotto sulla sponda veronese del lago di Garda, territorio dove la viticoltura viene praticata fin dai tempi dei Romani.
Il Chiaretto di oggi è sempre più lo specchio fedele del suo vitigno (la Corvina Veronese che dal Disciplinare 2021 può arrivare al 95%, perché c’è una quota minima del 5% di Rondinella) e del suo terroir, l’anfiteatro morenico con le colline che degradano dolcemente verso quel grande e bellissimo lago che ha il potere di mitigare il clima. “L’identità si raggiunge non omologandosi ma sottolineando i nostri caratteri identitari: la sapidità che equilibria l’acidità e tannicità” continua Cristoforetti che è produttore con Vigneti Villabella-Cantina Delibori, sottolineando che si tratta di “fattori che rendono freschi, eleganti e gastronomici i nostri Chiaretto”. Vero, tanto che questo rosato Doc prodotto negli ultimi anni è un vino sempre più fine e pulito senza però perdere la sua schiettezza e profumata immediatezza.
“Le Cantine non lo considerano più un prodotto secondario, un completamento di gamma, per molte è diventato il vino bandiera con cui riescono ad entrare in alcuni mercati” precisa il presidente del Consorzio, ricordando che “molte aziende ne producono più di uno e quindi è diventato un prodotto con tante sfaccettature e che è cresciuto tantissimo in qualità”.
La produzione di Chiaretto, che conta su un migliaio di ettari, è attestata intorno ai 10 milioni di bottiglie, più o meno la metà della produzione complessiva degli oltre trenta vini rosa italiani a denominazione d’origine, di cui l’Italia è il terzo produttore europeo. Circa 500mila di queste 10 milioni di bottiglie, sono spumanti, principalmente Charmat ma anche Metodo Classico di ottimo livello come, ad esempio, quello prodotto dal giovane Enrico Gentili a Caprino Veronese. L’anno scorso il Chiaretto di Bardolino ha fatto registrare una crescita complessiva intorno al 5%, con un interessante +10% nel settore horeca nazionale.
All’Anteprima di due giorni a Bardolino riservata alla stampa a cui hanno partecipato oltre una quarantina di cantine, la qualità del Chiaretto è emersa anche quando è stata messa a confronto con altri celebri rosé stranieri, quelli della Mosella, della Rioja e della Provenza, risultando perfettamente in grado di competere soprattutto con gli uvaggi misti. La sorpresa più bella è però arrivata dalla degustazione delle vecchie annate, a dimostrazione che il Chiaretto può dare molto di più di quello che gli si è chiesto fino ad ora. L’esempio più eclatante è stato l’assaggio del “Baldovino” di Tenuta La Presa 2016, un vino davvero sorprendente per il suo equilibrio e la ricchezza gusto olfattiva complessiva. Un vino “maturo” nel senso più bello del termine, che racconta una volta di più del potenziale di longevità del Chiaretto e del suo carattere sempre più chiaro, non più sottoprodotto del Bardolino né moda passeggera.
Tra la cinquantina di referenze dell’annata 2022 in degustazione (ognuna con la sua propria sfumatura di rosa), c’era anche quella prodotta dagli allievi del corso di Tecnico vitivinicolo della Scuola della formazione professionale (Cfp) Salesiani Bardolino Tusini. “L’anno prossimo i ragazzi avranno completato i tre anni di questo primo corso ” (il quarto anno è facoltativo) precisa Cristoforetti, spiegando che “la Scuola ha ripreso in mano un vigneto di proprietà dei Conti Tusini-Giuliari, e ha iniziato a fare il suo Chiaretto” ha spiegato, sottolineando che pur non essendo iscritti alla Doc (è un Corvina in purezza) “li abbiamo voluti come ‘special guest’ a questa Anteprima per sottolineare il loro sforzo e l’impegno di un territorio unito per creare il terzo pilastro della sostenibilità, quella sociale, che tante volte ci si dimentica”.
Il Chiaretto di oggi è sempre più lo specchio fedele del suo vitigno (la Corvina Veronese che dal Disciplinare 2021 può arrivare al 95%, perché c’è una quota minima del 5% di Rondinella) e del suo terroir, l’anfiteatro morenico con le colline che degradano dolcemente verso quel grande e bellissimo lago che ha il potere di mitigare il clima. “L’identità si raggiunge non omologandosi ma sottolineando i nostri caratteri identitari: la sapidità che equilibria l’acidità e tannicità” continua Cristoforetti che è produttore con Vigneti Villabella-Cantina Delibori, sottolineando che si tratta di “fattori che rendono freschi, eleganti e gastronomici i nostri Chiaretto”. Vero, tanto che questo rosato Doc prodotto negli ultimi anni è un vino sempre più fine e pulito senza però perdere la sua schiettezza e profumata immediatezza.
“Le Cantine non lo considerano più un prodotto secondario, un completamento di gamma, per molte è diventato il vino bandiera con cui riescono ad entrare in alcuni mercati” precisa il presidente del Consorzio, ricordando che “molte aziende ne producono più di uno e quindi è diventato un prodotto con tante sfaccettature e che è cresciuto tantissimo in qualità”.
La produzione di Chiaretto, che conta su un migliaio di ettari, è attestata intorno ai 10 milioni di bottiglie, più o meno la metà della produzione complessiva degli oltre trenta vini rosa italiani a denominazione d’origine, di cui l’Italia è il terzo produttore europeo. Circa 500mila di queste 10 milioni di bottiglie, sono spumanti, principalmente Charmat ma anche Metodo Classico di ottimo livello come, ad esempio, quello prodotto dal giovane Enrico Gentili a Caprino Veronese. L’anno scorso il Chiaretto di Bardolino ha fatto registrare una crescita complessiva intorno al 5%, con un interessante +10% nel settore horeca nazionale.
All’Anteprima di due giorni a Bardolino riservata alla stampa a cui hanno partecipato oltre una quarantina di cantine, la qualità del Chiaretto è emersa anche quando è stata messa a confronto con altri celebri rosé stranieri, quelli della Mosella, della Rioja e della Provenza, risultando perfettamente in grado di competere soprattutto con gli uvaggi misti. La sorpresa più bella è però arrivata dalla degustazione delle vecchie annate, a dimostrazione che il Chiaretto può dare molto di più di quello che gli si è chiesto fino ad ora. L’esempio più eclatante è stato l’assaggio del “Baldovino” di Tenuta La Presa 2016, un vino davvero sorprendente per il suo equilibrio e la ricchezza gusto olfattiva complessiva. Un vino “maturo” nel senso più bello del termine, che racconta una volta di più del potenziale di longevità del Chiaretto e del suo carattere sempre più chiaro, non più sottoprodotto del Bardolino né moda passeggera.
Tra la cinquantina di referenze dell’annata 2022 in degustazione (ognuna con la sua propria sfumatura di rosa), c’era anche quella prodotta dagli allievi del corso di Tecnico vitivinicolo della Scuola della formazione professionale (Cfp) Salesiani Bardolino Tusini. “L’anno prossimo i ragazzi avranno completato i tre anni di questo primo corso ” (il quarto anno è facoltativo) precisa Cristoforetti, spiegando che “la Scuola ha ripreso in mano un vigneto di proprietà dei Conti Tusini-Giuliari, e ha iniziato a fare il suo Chiaretto” ha spiegato, sottolineando che pur non essendo iscritti alla Doc (è un Corvina in purezza) “li abbiamo voluti come ‘special guest’ a questa Anteprima per sottolineare il loro sforzo e l’impegno di un territorio unito per creare il terzo pilastro della sostenibilità, quella sociale, che tante volte ci si dimentica”.