Dall’Enea un pomodoro nano per la tavola degli astronauti
Dall’Enea un pomodoro nano per la tavola degli astronautiRoma, 21 mar. (askanews) – Un pomodoro nano arricchito di molecole antiossidanti, utili per la dieta degli astronauti nelle missioni di lunga durata e in grado di resistere alle radiazioni dell’ambiente spaziale è stato sviluppato dall’Enea nell’ambito dei progetti HORTSPACE e BIOxTREME, finanziati dall’Agenzia Spaziale Italiana. I risultati della ricerca sono stati presentati all’Asi, durante il simposio “A tavola nello spazio: produzione, conservazione e preparazione di cibo” in corso a Roma nella sede dell’Agenzia, da Silvia Massa, biotecnologa vegetale del Laboratorio di Biotecnologie del Dipartimento Sostenibilità dell’Enea.
“Siamo partiti dall’ingegnerizzazione di una varietà nana di pomodoro, MicroTom, un formato che più si adatta ai futuri sistemi di coltivazione in avamposti spaziali o sui vettori perché ha una dimensione contenuta ed è adatto a produrre elevati livelli anche in condizioni di agricoltura fuori suolo ad alta densità e sotto luce LED e ha un genoma acclarato, quindi è possibile intervenire sul genoma di questo pomodoro per cercare di fortificare la pianta e renderla più utile alla salute degli astronauti, oltre che a se stessa, perché solamente le piante che riusciranno a sopravvivere e a riprodursi nello spazio garantiranno la sopravvivenza degli astronauti”, spiega ad askanews Silvia Massa a margine del convegno. I ricercatori hanno reintrodotto nell’arsenale del pomodoro le antocianine, molecole che erano presenti nelle varietà di pomodoro ancestrale ma si erano perse durante la domesticazione. “Un pomodoro che reimpari a produrre antocianine serve sia al pomodoro a sopravvivere nello spazio sia agli astronauti”, osserva Silvia Massa.
“Per testare la conservazione dei semi e la coltivazione di queste piante sul suolo marziano siamo partiti dai dati sulle radiazioni forniti da alcuni rover presenti su Marte e altri dati sugli eventi solari e abbiamo immaginato tre scenari in cui questi semi e queste piante potevano essere schermati dalle radiazioni ionizzanti o andare incontro a eventi solari di varia entità. Durante l’esperimento – spiega la biotecnologa dell’Enea – abbiamo valutato settimanalmente le performance della fotosintesi, dell’andamento della crescita e dell’accumulo di queste molecole antiossidanti. In particolare in una delle linee generate siamo riusciti a ottenere un fenotipo particolarmente stabile in tutte le condizioni che abbiamo testato, ottenendo anche una riduzione ulteriore della taglia e un incremento della produzione di semi”. “Stiamo continuando a caratterizzare queste piante, – conclude Silvia Massa – ma abbiamo già indicazioni che questo tipo di intervento genetico possa consentire di avere una pianta ancora più adatta ad andare nello spazio”.