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Danza, Villa Romana di Positano tra i “luoghi” del premio Massine

Danza, Villa Romana di Positano tra i “luoghi” del premio MassinePositano (Salerno), 2 set. (askanews) – Sempre più forte si conferma il legame tra Danza e Archeologia a Positano anche grazie al progetto ‘La Villa Romana si racconta’ curato da Laura Valente, vincitore del bando per il Ministero degli Interni per i Borghi d’arte e ormai centro internazionale per la diplomazia culturale. Lo splendido sito della Villa Romana (MAR Positano) sarà tra i luoghi protagonisti del “Premio Positano Léonide Massine per l’arte della danza” (che sarà consegnato il 7 settembre). Sarà inoltre presentato in anteprima il fumetto Isadora, ambientato ai tempi dell’antica Roma, ma che deve il suo titolo al nome della grande Isadora Duncan, realizzato da Comix di Mario Punzo e firmato da Valente, Chiara Macor e Fabiana Fiengo.



Sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. (e rimasta sconosciuta fino a pochi anni fa) la Villa Romana di Positano custodisce reperti archeologici dal valore inestimabile come un ciclo di affreschi del I secolo dopo Cristo. La Villa si colloca al di sotto della chiesa di Santa Maria Assunta. A dieci metri di profondità è possibile ammirare i restaurati affreschi sulle pareti: ippocampi, colonne dorate, grifoni e un Pegaso alato. Considerata la più grande scoperta archeologica avvenuta in Costiera negli ultimi decenni, la grande stanza affrescata fu sepolta dalla pioggia di cenere e detriti dell’eruzione del vulcano partenopeo che rase al suolo Pompei ed Ercolano. È stato realizzato un percorso con passerelle e un impianto di illuminazione, accessibile a tutti.


Va notato che i ricchi romani già nel I sec. a.C. avevano scelto le coste del Golfo di Napoli e della Penisola Sorrentina per edificarvi lussuose residenze, raggiungibili dal mare per dedicarsi esclusivamente all’otium. La Villa Romana di Positano è risalente alla prima età imperiale. La sua storia è ferma all’eruzione che distrusse Pompei nell’79 d.C. e conferma che anche la costa d’Amalfi fu danneggiata. A quel tempo nel ricco complesso residenziale che aveva più piani e degradava verso il mare con rampe e terrazze, era in corso un restauro per sanare i danni del terremoto del 63 d.C. e forse anche in vista di un passaggio di proprietà. Positano dista in linea d’aria solo 20 km dal cratere del Vesuvio e la colonna eruttiva salì per oltre 20 km nell’atmosfera per ricadere poi verso sud. La villa, costruita sull’antico arenile, fu quindi investita da cenere e da una pioggia di pomici dello spessore di due metri, che dai tetti spioventi del triclinio scivolarono verso i giardini. Le strutture collassarono, infine tutto fu travolto da piogge alluvionali e da una colata di fango che si trasformò poi in un materiale durissimo. Fu Karl Weber nel 1758 a descrivere per la prima volta la villa, in seguito Matteo della Corte ipotizzò che questa potesse essere la dimora di Posides Claudi Caesaris, liberto dell’imperatore Claudio, noto per essere attivo proprio nella costruzione di residenze di lusso.


Il MAR-Museo Archeologico Romano di Positano è frutto oggi della collaborazione tra istituzioni (Soprintendenza ABAP di Salerno, Comune, Curia Vescovile) e rende fruibile i risultati di due successive campagne di scavo (2004/2006 e 2015/2016). Sono stati portati alla luce, a dieci metri di profondità, un settore della sfarzosa residenza con il suo triclinium (una sala da pranzo che attraverso un peristilio porticato si apriva direttamente sulla baia), la pavimentazione musiva e le pitture parietali di IV stile pompeiano. Quella che si presenta agli occhi dei visitatori contemporanei è una autentica meraviglia, esaltata da una eccezionale opera di restauro. Sulla parte bassa affrescata, a fondo rosso, ecco un’edicola con tetto a conchiglia, delfini, pantere, un grifo e un pegaso alato. Nella zona mediana si possono ammirare pannelli di colore giallo ornati da ghirlande, scorci architettonici, scene mitologiche come quella con il centauro Chirone che impartisce lezioni di musica ad Achille. In alto, nell’affresco sulla parete nord, un tendaggio verde, mostri marini, delfini e amorini. Ad est la veduta di un palazzo su tre livelli con una porta d’ingresso in legno, un balcone e un ampio loggiato sostenuti da colonne istoriate. Scoperto in questa zona anche un armadio blindato in legno e ferro, contenente recipienti in bronzo ed oggetti legati al simposio, che oggi sono esposti nell’area museale. Nuovi scavi sono stati recentemente finanziati dal MiC.