Diete sane, ambiente e impegno sociale: l’impegno dell’industria alimentare
Diete sane, ambiente e impegno sociale: l’impegno dell’industria alimentareMilano, 16 nov. (askanews) – Nel 2022 quasi nove aziende alimentari su dieci hanno investito in innovazione di prodotto riformulando le proprie ricette per garantire diete più sane. Quasi la totalità di esse si è impegnata almeno in un progetto di tutela o conservazione degli habitat naturali, mentre il 77% ha ottenuto una certificazione di agricoltura sostenibile. Sono queste alcune delle declinazioni che assume la sostenibilità dell’industria alimentare italiana per la quale è diventato uno dei fattori di crescita e competitività nel mondo. A metterle a fuoco il terzo bilancio aggregato di sostenibilità di Unione italiana food, associazione che riunisce 550 aziende appartenenti a 20 settori merceologici dell’alimentare per un fatturato complessivo di quasi 51 miliardi di euro.
Un lavoro che interpreta l’impegno associativo su questi temi di Unionfood concretizzatosi già 10 anni fa col primo bilancio di sostenibilità e che consentirà alle aziende associate di arrivare preparate a gennaio prossimo con l’entrerà in vigore della nuova Direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità delle imprese approvata dall’UE. Realizzato sulla base di 43 bilanci di sostenibilità redatti nel 2022 dalle imprese associate, questo terzo bilancio aggregato è frutto della collaborazione tra Unione italiana food e Santa Chiara Next, spin off dell’Università di Siena per imprese sostenibili e competitive. L’analisi ha preso in esame quattro ambiti lungo cui si muove l’industria alimentare sostenibile, vale a dire il contributo a diete sane, la sostenibilità ambientale e sociale dei processi interni, la sostenibilità delle catene di approvvigionamento e la buona cittadinanza d’impresa.
Rientra nel secondo ambito l’impegno del 90% delle aziende analizzate ad avere almeno il 49% di dipendenti donne, con un trend in forte crescita. Sul fronte ambientale sette realtà su 10 valutano i propri fornitori sulla base dei criteri Esg dell’Agenda 2030 dell’Onu. La percentuale, invece, delle aziende che predispongono un piano di sostenibilità pluriennale con obiettivi di lungo e medio termine va oltre il 65% che coincide col numero di aziende che supportano la comunità locale con attività a favore di scuole, territorio e organizzazioni di beneficenza per la lotta allo spreco alimentare. “L’Italia è conosciuta nel mondo per essere un Paese dove si vive bene – spiega il presidente di Unione italiana food, Paolo Barilla – I nostri prodotti devono essere portatori di questo messaggio e dare alle persone, oltre il piacere gastronomico, la serenità di aver fatto una scelta giusta. La sostenibilità sia ambientale che sociale è uno dei pilastri su cui si fonda il nostro modo di operare e fare impresa. Grandi, medie e piccole imprese vivono e si scambiano esperienze preziose per continuare a migliorare con grande senso di responsabilità e passione per il lavoro”.
“Sono queste le iniziative che servono davvero a portare avanti delle azioni concrete in tema di sostenibilità – ha detto Vannia Gava, viceministro dell’Ambiente, che ha preso parte alla presentazione – i dati emersi dimostrano come l’attenzione e il costante desiderio di innovare e di risolvere problemi e bisogni, non resti astratto ma venga sostanziato dalle aziende del settore alimentare. Un ruolo fondamentale lo svolgono le associazioni come Unionfood che ha dimostrato di essere un luogo di aggregazione e un motivo di stimolo per tutte le sue aziende associate”.