Disturbi alimentari, la psichiatra: fenomeno in drammatico aumento
Disturbi alimentari, la psichiatra: fenomeno in drammatico aumentoRoma, 15 mar. (askanews) – “La XII Giornata nazionale contro i disturbi alimentari deve essere l’occasione per riflettere su un fenomeno in drammatico aumento in Italia e agire concretamente per prevenire e sostenere i pazienti e le loro famiglie. Forse non tutti sanno che esiste un numero verde nazionale, 800180969, servizio anonimo e gratuito, a disposizione di tutti”. A dirlo è Laura Dalla Ragione, psichiatra, Direttrice della Rete Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) Usl1 dell’Umbria, docente del corso di laurea magistrale in Scienze dell’alimentazione e della nutrizione umana all’Università Campus Bio-Medico di Roma nonché direttrice del Numero Verde “SOS Disturbi alimentari” istituito a Todi dalla Presidenza del Consiglio e dall’Istituto Superiore di Sanità. “Nei primi anni 2000 le persone che soffrivano di disturbi dell’alimentazione in Italia erano circa 300 mila, oggi sono oltre 3 milioni – continua Dalla Ragione – un fenomeno in aumento soprattutto tra gli adolescenti, per i quali le diagnosi correlate ai disturbi dell’alimentazione e della nutrizione rappresentano in Italia la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. Un fenomeno drammatico che si è aggravato ulteriormente durante la pandemia e i lockdown: i dati del Ministero della salute ci dicono che c’è stato un aumento del 30% di casi, soprattutto tra i giovanissimi. Il Numero verde nazionale “SOS disturbi alimentari” segnala un drastico aumento di richieste di aiuto che sono raddoppiate nel 2020 e triplicate nel 2023″. “In Italia solo nel 2023 i decessi per malattie legate ai disturbi dell’alimentazione sono stati 3.780, sono ormai la prima causa di morte tra gli adolescenti dopo gli incidenti stradali e ogni anno si intercettano sempre più casi nuovi (secondo i dati del ministero della Salute nel 2019 erano 680.569 e sono progressivamente cresciuti fino ad arrivare, nel 2023, a quota 1.680.456) – aggiunge Dalla Ragione – . Le conseguenze dei Dca sono depressione, limitazione della vita sociale e lavorativa, compromissione di apparati cardiaco e gastrointestinale, osteoporosi, morte per arresto cardiaco o suicidio. Le cause di morte sono collegate alle complicanze mediche e all’alto tasso di suicidio. I dati sulla mortalità sono in aumento, ma molto disomogenei sul territorio: si muore di più nelle regioni dove non ci sono strutture specializzate. La rete degli ambulatori multidisciplinari in Italia – prosegue – ha costituito un importante passo in avanti nel percorso di cura dei pazienti, ma è ancora presente in modo troppo disomogeneo sul territorio italiano: delle 126 strutture censite nel 2023 dall’Istituto Superiore di Sanità, il maggior numero dei centri (63) si trova nelle regioni del Nord (20 in Emilia Romagna e 15 in Lombardia), al Centro se ne trovano 23 (di cui 8 nel Lazio e 6 in Umbria), 40 sono distribuiti tra il Sud e le Isole (12 in Campania e 7 in Sicilia). Per fortuna il governo Meloni ha deciso di rifinanziare per il 2025 il Fondo nazionale per il contrasto dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, ma attendiamo ancora di vedere i Dca inseriti nei Livelli essenziali di assistenza (Lea)”. Per Dalla Ragione, autrice insieme a Raffaela Vanzetta di “Social Fame. Adolescenza, social media e disturbi alimentari” (Il pensiero scientifico editore) “chi lavora nel campo dei disturbi alimentari si è trovato negli ultimi anni a dover combattere contro un potentissimo fattore di diffusione del disturbo: i social media. Oggi i canali attraverso cui ragazzi e ragazze possono attingere a informazioni riguardo a metodi pericolosi per perdere peso sono moltiplicati a dismisura. E non solo: sono a portata di tutti App per il conteggio calorico o il dispendio energetico, e anche il semplice utilizzo dei social media ha un’influenza sull’autostima e contribuisce a cambiare l’immagine corporea di chi ne fa uso, determinando un aumento di sintomi depressivi, l’interiorizzazione di ideali di magrezza, pratiche di monitoraggio del corpo. Il tempo trascorso sui social media e lo sviluppo di disturbi alimentari appaiono quindi fortemente correlati”.