Divulga: con accordo Onu 54% prodotti agricoli partiti da porti ucraini
Divulga: con accordo Onu 54% prodotti agricoli partiti da porti ucrainiMilano, 17 mag. (askanews) – Il 54% dei prodotti agricoli esportati dall’Ucraina, negli ultimi dieci mesi, è salpato dai tre porti del Mar Nero inseriti nell’accordo Onu sul grano, portando una boccata d’ossigeno all’economia di Kiev e allentando il rischio di tensioni sul prezzo del pane che avrebbero potuto provocare instabilità nelle aree in via di sviluppo fortemente dipendenti dalle importazioni dalle aree di guerra. È quanto afferma il Centro studi Divulga che ha elaborato i dati Onu e del ministero dell’Agricoltura di Kiev delle rotte dei prodotti agricoli partiti dall’Ucraina da quando è stato siglato il “Black Sea grain initiative”.
Complessivamente sono 30,2 milioni le tonnellate di prodotti agricoli partiti dai tre porti ucraini inseriti nell’accordo (Odessa, Yuzhny e Chormoronsk): la metà è mais, mentre il 26,9% è grano tenero, il 5,5% è farina di girasole, il 5,1% olio di girasole. La Cina con 7 milioni di tonnellate di prodotti agricoli tra grano, mais e olio di girasole, pari al 23,2% sul totale partito dai tre porti ucraini, è il Paese che ha più beneficiato del Black Sea grain initiative. La Spagna con 5,4 milioni di tonnellate di prodotti, pari al 18%, e la Turchia (3,1 milioni di tonnellate di prodotti pari all’10,2%) si piazzano rispettivamente al secondo e terzo posto tra i Paesi che più hanno importato dall’Ucraina in questo periodo.
L’Italia, invece, con 2 milioni di tonnellate (6,7%) è quarta in questa classifica, davanti a Paesi Bassi, Egitto, Bangladesh, Israele, Portogallo e Tunisia. In particolare, da agosto 2022, nel nostro Paese sono arrivate 1,3 milioni di tonnellate di mais, fondamentale per l’alimentazione animale, 427mila tonnellate di grano tenero, 127mila tonnellate di soia e 100mila tonnellate di olio di girasole. “I dati mostrano chiaramente come i porti siano un punto di partenza fondamentale per i prodotti agricoli ucraini ed è importante che l’accordo venga rinnovato e duri nel tempo sia per dare respiro all’economia ucraina fortemente provata dalla guerra sia per scongiurare tensioni nei Paesi in via di sviluppo fortemente dipendenti dalle importazioni dalle aree in guerra – spiega Felice Adinolfi, direttore del Centro studi Divulga – Si tratta di quantità importanti di prodotti agricoli, la cui assenza è motivo di forte squilibrio nei mercati, come sperimentato nei mesi che hanno preceduto l’accordo di luglio, questa forte movimentazione di grano, mais, olio di girasole in questi mesi ha scongiurato il rischio di una nuova primavera araba che, come ricorderemo, fu innescata dall’aumento dei prezzi del pane”.