Dopo lo “scivolone” la Camera torna ad esaminare il Def e la nuova Relazione
Dopo lo “scivolone” la Camera torna ad esaminare il Def e la nuova RelazioneRoma, 28 apr. (askanews) – L’Aula della Camera è tornata ad esaminare il nuovo Documento di economia e finanza (Def) 2023 e la Relazione con cui il governo chiede al Parlamento l’autorizzazione allo sforamento di bilancio. Si tratta di 3,4 miliardi per il 2023 e di 4,5 miliardi per il 2024. Dopo che ieri in Aula non è passata la Relazione, oggi l’Assemblea di Montecitorio esamina i provvedimenti con la stessa procedura. Ieri sera il Def e la nuova Relazione sono stati licenziati dalla Commissione bilancio. Nella nuova Relazione, approvata ieri pomeriggio in Consiglio dei Ministri, si è introdotto il riferimento all’utilizzo delle risorse per il 2023 per “sostenere le famiglie con figli”, oltre che a sostenere il reddito disponibile e il poter d’acquisto dei lavoratori dipendenti. Per il 2024 resta la destinazione delle risorse a interventi di riduzione della pressione fiscale.
Dopo la votazione sulla nuova Relazione, l’Assemblea di Montecitorio voterà le risoluzioni al Def già presentate ieri. Nel pomeriggio, dalle 14, la Relazione e il Def saranno esaminati dal Senato. Una giornata in cui la maggioranza dovrà rimediare allo “scivolone” di ieri: il Def non era mai stato bocciato prima. La notizia che la risoluzione sullo scostamento di bilancio non era passata per sei voti, con 26 assenze sui banchi della maggioranza è piombata ieri nel salottino dell’appartamento al numero 10 di Downing street, poco dopo che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si era accomodata accanto al premier britannico Rishi Sunak per un bilaterale che il governo italiano considerava importantissimo, anche perché ha portato alla firma di un memorandum a cui i due Paesi lavoravano dai tempi del Conte 2 e che finora, complici anche pandemia e guerra, non si era mai chiuso. Un accordo che spazia da ambiti come difesa e energia, fino a transizione ecologica e scambi commerciali. La premier aveva da poco ribadito al padrone di casa la “piena sintonia” su molti temi, a cominciare dall’Ucraina e soprattutto i migranti, arrivando anche ad appoggiare l’idea da molti contestata, di spostare in Ruanda i richiedenti asilo sbarcati sulle coste del Kent.
Un bilaterale sin dalle premesse costruito per essere pressoché perfetto per la premier, che però nel bel mezzo del colloquio è stata avvertita che la maggioranza era andata sotto nella risoluzione che accompagna il Def. Un provvedimento pesante e importante, uno di quelli su cui normalmente la maggioranza dovrebbe essere a ranghi serrati, non essere battuto per troppe assenze. La prima reazione, un messaggio ai suoi: “Non ho parole”. Più che rabbia, racconteranno, dispiacere e stupore. L’obiettivo di non oscurare la visita a Londra, con tanto di giro privato con Sunak in una Westminster chiusa al pubblico che si prepara all’incoronazione di Re Carlo III, ormai impossibile da centrare. La stessa presidente del Consiglio si rende conto che, per quanto lo avrebbe voluto evitare trovandosi in una missione all’estero, si impone la necessità di dare una risposta. Anche perché il caso ha finito per coinvolgere pure il Quirinale che, interpellato sulla possibilità di rivotare lo stesso testo, ha spiegato che il guaio andava sistemato con un nuovo provvedimento e una nuova risoluzione. Cosa che poi ha portato alla convocazione del Cdm riparatore. E così, conversando con alcuni giornalisti nell’hotel, la premier a fine giornata ha deciso di mettere nero su bianco che ciò che è successo alla Camera è “uno scivolone”, “una brutta figura” per cui tutti vanno “richiamati alle loro responsabilità” ma ha negato che si sia trattato di un “segnale politico” da parte degli alleati e anzi ha assicurato che il Consiglio dei ministri del 1 maggio, quello con i provvedimenti dedicati al lavoro, è confermato.