Dossieraggio, l’ex superpoliziottto e l’hacker non rispondono al gip di Milano ma “chiariranno tutto”
Dossieraggio, l’ex superpoliziottto e l’hacker non rispondono al gip di Milano ma “chiariranno tutto”Milano, 31 ott. (askanews) – Hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, limitandosi a una serie di dichiarazioni spontanee, l’ex superpoliziotto Carmine Gallo e l’hacker Nunzio Samuele Calamucci, finiti agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta milanese sulla presunta attività di dossieraggio della società Equalize che fa capo al presidente della Fondazione Fiera di Milano Enrico Pazzali (autosospeso dall’incarico). Nessuno di loro ha risposto alle domande del gip Fabrizio Filici, al pari degli altri due indagati (l’investigatore privato Massimiliano Camponovo e il perito Giulio Cornelli) finiti agli arresti domiciliari. Si è invece fatto interrogare dal giudice il poliziotto (colpito da interdittiva e pertanto attualmente sospeso dal servizio) Marco Malerba che avrebbe ammesso di aver effettuato accessi abusivi in banche dati riservate prelevando dati per conto di Gallo, suo ex superiore al commissariato di Rho-Pero.
Per gli avvocati Antonella Augimeri e Paolo Simonetti, difensori di Gallo, l’ex superpoliziotto intende comunque chiarire tutto. La scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere, sottolineano, “risponde all’esigenza di poter instaurare un proficuo confronto con gli inquirenti solo in un momento storico in cui le parti processuali hanno piena cognizione di tutti gli atti”. L’ex superpoliziotto ha reso dichiarazioni spontanee manifestando “la sua intenzione di confrontarsi con i capi di incolpazione non appena avrà un quadro completo e chiaro delle attività inquirenti”. Concluso l’interrogatorio, Gallo è stato preso d’assalto da giornalisti e telecamere senza però rispondere alle loro domande. “Così è la vita”, si è limitato a dire a chi gli aveva chiesto quale fosse l’effetto di presentarsi in Tribunale in veste di indagato anzichè di investigatore. Stessa linea difensiva anche per Calamucci, pure lui difeso dagli avvocati Augimeri e Simonetti: l’hacker del cosiddetto “gruppo via Pattari 6” (dall’indirizzo della società Equalize) non ha risposto al gip ma “ha precisato la sua volontà di chiarire la posizione processuale non appena si andrà a delineare un quadro completo ed univoco delle attività inquirenti”. Anche Calamucci ha resto dichiarazioni spontanee sottolineando che alcune accuse che gli sono contestate “sono empiricamente non realizzabili”. Calamucci, assicurano ancora i due legali, “si confronterà con gli inquirenti nella ricostruzione del mosaico processuale, non appena saranno conosciuti gli atti attraverso i quali sono stati formulati i numerosi capi di incolpazione”.