È bufera in Russia dopo proposta allungamento settimana lavorativa
È bufera in Russia dopo proposta allungamento settimana lavorativaMilano, 25 mag. (askanews) – La settima lavorativa in Russia è da sempre soggetta ad allungamenti. Ai tempi dell’Unione Sovietica erano il “subbotnik”, giorno di lavoro volontario non pagato – di solito un sabato – istituito dai bolscevichi nel 1919 e capaci di catalizzare forza lavoro in più durante la II Guerra mondiale quando vennero usati anche per potenziare la produzione di armi. Il benessere crescente dopo il crollo dell’Urss aveva visto un ricorso esiguo a tali mezzi. Ma ora, la settimana lavorativa dei russi potrebbe tornare ad allungarsi, non per ragioni di impegno sociale, ma per il contesto economico generato dalla guerra in Ucraina.
Sui social come sui media ufficiali, si sta discutendo molto l’idea di portare la settimana di lavoro a sei giorni a causa della pressione delle sanzioni occidentali. A guidare il fronte a favore l’Associazione “Avanti”, ovvero “gli imprenditori per lo sviluppo del patriottismo aziendale”. Gli autori della proposta hanno osservato che fino al 2014, prima dell’inizio delle sanzioni occidentali, l’economia in Russia è cresciuta costantemente. Ma nell’ultimo anno le pressioni si sono moltiplicate. “Permane la necessità per il nostro sistema finanziario ed economico di ulteriori investimenti”, sottolineano da Avanti, che ricordano come “durante la Grande Guerra Patriottica in Russia (II Guerra mondiale) si lavorava sia sei che sette giorni alla settimana. Così i nostri lavoratori hanno aiutato il paese a far fronte alle sfide economiche del tempo. Terminato il periodo difficile, il periodo di cinque giorni è stato ristabilito nel Paese”.
Ma le opinioni sono divise su questo argomento. Il capo della commissione della Duma per il lavoro, la politica sociale e gli affari dei veterani, Yaroslav Nilov, ritiene che una settimana lavorativa di sei giorni possa portare a una diminuzione della produttività del lavoro, la salute dei lavoratori sarebbe a rischio. E in generale, secondo il deputato, un simile esperimento può portare all’effetto opposto: danneggiare l’economia. Del suo stesso avviso è il senatore Andrey Klishas, presidente della Commissione del Consiglio della Federazione per la legislazione costituzionale e la costruzione dello Stato. C’è poi un aspetto chiaramente concettuale: l’idea della settimana lunga è inscindibilmente legata al “subbotnik” e dunque a Lenin per i russi: Vladimir Ilich gli dedicò infatti il suo famoso articolo “La grande iniziativa”, che descriveva come nel caos della guerra civile i “subbotniki” erano percepiti come espressione di un nuovo atteggiamento comunista nei confronti del lavoro. Ma Lenin è quella parte del passato sovietico che l’attuale Cremlino ha deciso di rimuovere, proprio perché resta inscindibilmente collegato a un altro concetto: quello della Rivoluzione, ovvero un’onda sovversiva che da sempre Vladimir Putin e il suo cerchio ristretto cercano di scongiurare.
Alcuni osservatori non hanno mancato di notare poi che la settimana più lunga è in conflitto con l’idea di Dmitry Medvedev di una transizione graduale a una settimana lavorativa di 4 giorni. E sarebbe un segnale di “attacco ideologico” degli uomini d’affari contro il vicepresidente del Consiglio di sicurezza. Particolarmente negativa è anche la reazione della squadra dell’oppositore in carcere Aleksey Navalny. “Una certa ‘Associazione per lo sviluppo del patriottismo imprenditoriale in Russia, Avanti’ ha avviato il passaggio a una settimana lavorativa di sei giorni” scrive in un post sui social. “La stessa frase ‘patriottismo imprenditoriale’ evoca un sorriso sarcastico: il capitale non ha patria. Nel presidio dell ‘associazione ci sono persone estremamente lontane dall’imprenditorialità, come il deputato Yevgeny Fedorov, combattente contro il colonialismo e gli alieni. Il presidio dell’associazione’, che chiede la violazione dei diritti del lavoro dei cittadini, è particolarmente piccante per l’appartenenza ad esso dell’ex deputato della Duma di Stato del Partito Comunista della Federazione Russa Pavel Dorokhin: questi sono i ‘comunisti’ che ora siedono in parlamento”.
Ma a dare uno spaccato verosimile del Paese è il vicepresidente della Duma di Stato Boris Chernyshov: “metà del paese (almeno) ha lavorato per noi sette giorni su sette nell’ultimo anno. E tali proposte sono errate e innervosiscono solo le persone. L’industria della difesa, e quasi l’intera industria, lavora sette giorni su sette e 24 ore su 24. I militari, i volontari, i dottori: tutti lavorano sette giorni su sette. Adesso c’è carenza di personale nel Paese e affinché le imprese lavorino su tre turni, la maggior parte dei dipendenti lavora sia sei che sette giorni alla settimana”. In sostanza l’iniziativa non è popolarissima. Secondo un sondaggio diffuso oggi da un’agenzia di stampa russa e condotto dal servizio Superjob, l’82% dei russi si è espresso contro. Solo l’8% degli intervistati approva l’introduzione del termine di sei giorni. In merito è stato chiesto lunedì anche un parere al portavoce del presidente russo Dmitri Peskov: la risposta è stata che il Cremlino non ha una posizione. “No, nessuna”, ha risposto Peskov. (di Cristina Giuliano)