Esplosione cercapersone, aumentano le vittime. Il Libano si rivolge all’Onu. Hezbollah giura vendetta
Esplosione cercapersone, aumentano le vittime. Il Libano si rivolge all’Onu. Hezbollah giura vendettaRoma, 18 set. (askanews) – Aumenta il bilancio delle vittime delle esplosioni simultanee dei cercapersone in Libano e Siria, che hanno colpito i miliziani di Hezbollah ma anche civili, in quello che da più parti è stato definito come un attacco hacker israeliano. Il ministro della Salute libanese Firass Abiad ha dichiarato che 12 persone sono state uccise, tra cui una bambina di otto anni e un bambino di 11 anni nelle esplosioni di cercapersone avvenute ieri nel Paese. Parlando in una conferenza stampa, Abiad ha aggiunto che tra le vittime delle esplosioni ci sono anche operatori sanitari. Il Libano potrebbe dover inviare alcuni feriti all’estero per ricevere cure specialistiche, ha dichiarato il ministro della Salute libanese Firass Abiad dopo aver visitato le vittime delle esplosioni di centinaia di cercapersone: 2.750 persone rimangono ricoverate. Alcuni feriti sono stati trasferiti in Iran e Siria per essere curati, ma il 98% dei feriti continuerà a essere curato all’interno del paese. Tra i feriti anche l’ambasciatore iraniano in Libano, Mojtaba Amani, che ha perso un occhio, mentre l’altro è rimasto gravemente danneggiato, come riporta il New York Times. L’ambasciatore sarebbe stato trasferito a Teheran per le cure mediche.
Il ministro dell’Informazione libanese ha affermato che il Libano si sta preparando a presentare un reclamo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite Sebbene non ci sia stata una dichiarazione ufficiale di responsabilità, l’attacco è stato ampiamente attribuito a Israele. L’agenzia di stampa nazionale libanese riferisce che Ziad Makary ha descritto le esplosioni come “un palese attacco alla sovranità libanese, che ha preso di mira i civili, non solo i membri di Hezbollah”. Ciò che temiamo non è Hezbollah, ma la criminalità di Israele, sia a Gaza che in Libano. Il Libano sta preparando un reclamo da presentare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e saranno convocati gli ambasciatori di alcuni stati interessati da questo conflitto senza fine tra il Libano e il nemico israeliano”, ha spiegato Makary. “Al nemico non importa di nessuno, nemmeno delle costanti e pubbliche pressioni degli Stati Uniti. La diplomazia statunitense deve intensificare le sue pressioni su Israele prima di farlo su Hezbollah e il Libano”, ha aggiunto il ministro libanese. Da parte sua, il movimento sciita libanese Hezbollah ha giurato vendetta contro Israele. Il gruppo ha incolpato Israele per quella che ha definito “un’aggressione criminale” e ha giurato che avrebbe avuto una “giusta punizione”. Hezbollah ha affermato che due dei suoi combattenti figurano tra i morti. Successivi resoconti dei media hanno affermato che anche il figlio del parlamentare di Hezbollah Ali Ammar sarebbe deceduto nelle esplosioni. Anche alcuni combattenti di Hezbollah in Siria sono rimasti feriti nell’attacco: diversi di loro sono stati ricoverati negli ospedali di Damasco, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede nel Regno Unito. Saberin News, affiliata alle Guardie rivoluzionarie iraniane, ha riferito che anche alcune guardie in Siria sono state uccise.
Intanto emergono alcuni significativi retroscena dell’attacco, avvenuto in un momento di forti tensioni in Medio Oriente. Israele avrebbe informato gli Stati Uniti dopo la conclusione dell’operazione che ha visto l’esplosione dei cercapersone in dotazione a Hezbollah in Libano e Siria. Lo ha riferito un funzionario americano all’Associated Press, secondo quanto riportato dai media israeliani. E la decisione di accelerare e portare a termine l’attacco con i cercapersone, attribuito a Israele, in Libano sarebbe stata “imposta” allo Stato ebraico dalla scoperta fatta da due agenti di Hezbollah sui dispositivi manomessi: lo hanno riferito ad Al Monitor fonti di intelligence regionali di alto livello. Secondo quanto spiegato, avrebbe avuto luogo un “intenso dibattito” all’interno dell’apparato di Difesa israeliano in seguito al riconoscimento che il piano era stato scoperto. Il dibattito si sarebbe poi concluso con la decisione di far esplodere i dispositivi trasportati dai membri di Hezbollah in Libano e Siria, prima di quanto eventualmente preventivato. Le fonti di intelligence, citate dalla stampa israeliana, hanno riferito che il piano originale di Israele era di far esplodere i cercapersone solo in caso di una guerra in piena regola con Hezbollah per ottenere un vantaggio strategico sull’organizzazione sciita libanese. Sempre questa mattina, tre funzionari statunitensi hanno detto ad Axios che l’attacco con i cercapersona è stato eseguito a causa delle crescenti preoccupazioni di Israele che la sua operazione potesse essere conosciuta e annullata da Hezbollah. “È stato un momento in cui o li usi o li perdi”, ha affermato un funzionario statunitense.