Europarlamento, i Patrioti, “rebranding” dell’estrema destra
Europarlamento, i Patrioti, “rebranding” dell’estrema destraBruxelles, 8 lug. (askanews) – La costituzione, avvenuta oggi a Bruxelles, del nuovo gruppo politico di estrema destra al Parlamento europeo “Patrioti per l’Europa” consiste sostanzialmente in un “rebranding”, avviato con un discreto successo, del vecchio gruppo Identità e Democrazia (Id), che formalmente non è stato neanche sciolto, ma sostanzialmente “cannibalizzato” dalla nuova formazione.
Il gruppo Id, semplicemente, scomparirà dagli schermi visto che non si è ricostituito con la nuova legislatura, e che comunque è stato svuotato dall’operazione “Patrioti”, e non rispetterebbe più la doppia condizione di avere almeno 23 eurodeputati provenienti da almeno sette paesi. L’operazione appare riuscita, dal momento che, come ha sottolineato il francese del Rassemblement National, Jean-Paul Garraud, durante la conferenza stampa di presentazione dei Patrioti, “non solo il nuovo gruppo è più numeroso di Id (84 eurodeputati rispetto a 58, ndr), ma abbiamo anche nuove nazionalità”. Ci sono ora, infatti gli ungheresi di Fidesz (che erano tra i “non iscritti”), due nuove delegazioni diverse di cechi (Ano, 7 seggi, e i “motoristi”, due seggi), i sei spagnoli di Vox (che hanno lasciato il gruppo conservatore Ecr) e due portoghesi di Chega, un europarlamentare greco di “Voice of reason” e un lettone di “Prima la Lettonia”. “Nessun altro gruppo politico – ha aggiunto Garraud – ha cosí tanti nuovi arrivati; anzi, la maggior parte ha perso seggi e nazionalità”, e d’altra parte “è possibile che il gruppo si estenda ancora”.
Il rebranding ha anche altri vantaggi, oltre all’aura di novità: non lega automaticamente il nuovo gruppo alla reputazione di formazione estrema dell’estrema destra, e radicalmente antieuropea, che aveva Id, anche a causa della presenza nel suo seno, per quasi tutta la scorsa legislatura, dei neofascisti tedeschi dell’Afd, che sono stati espulsi poco prima delle elezioni a causa delle affermazioni giustificatorie delle SS naziste da parte del loro capolista. Il nuovo gruppo, soprattutto, esigerà di non essere colpito dal “cordone sanitario” contro l’ultradestra antieuropea, che era stato applicato nella scorsa legislatura al “vecchio” Id, da parte degli altri gruppi. “Cordone sanitario” significa esclusione dalla ripartizione dei ruoli istituzionali nel Parlamento (come vicepresidenti dell’Assemblea, questori, presidenti e vicepresidenti delle commissioni parlamentari) e dai negoziati legislativi tra i rappresentanti delle forze politiche.
“Nel 2019 – ha ricordato Garraud – ci hanno imposto il ‘cordone sanitario’; dovremmo essere nel tempio della democrazia e chi ci fa la morale ci impone una regola inammissibile che è assolutamente antidemocratica. Ma credo che con l’evoluzione che c’è stata, oggi sia impossibile applicare ancora questo cordone antidemocratico, a noi che rappresentiamo milioni di persone di dodici Paesi. Noi avremo quindi dei posti di responsabilità; noi rispettiamo la democrazia e rappresentiamo i nostri elettori: esigiamo di avere lo stesso trattamento degli altri” gruppi politici. Si è parlato relativamente poco, durante la conferenza stampa, delle posizioni del nuovo gruppo rispetto alle specifiche politiche europee su cui i “Patrioti” vogliono esercitare la propria influenza: soprattutto, l’opposizione alla politica migratoria e dell’asilo europea (i sovranisti rivendicano il diritto degli Stati membri a decidere come gestirla), l’opposizione al Green Deal, e più generalmente la lotta “all’iper-federalismo dell’Ue, al fatto che l’Ue debba ad ogni costo dominare gli Stati” (Garraud) e “contro le decisioni accentratrici e antidemocratiche dell’Unione che dividono i paesi membri” (Kinga Gßl, Fidesz).
Il credo risolutamente sovranista dei Patrioti non è contrario per principio alla “costruzione europea”, come altri movimenti di estrema destra, ma mira a un’Europa della cooperazione tra gli Stati nazionali, più simile a ciò che esisteva prima del Trattato di Maastricht del 1992 e di quello di Lisbona del 2007, che eluse la bocciatura dei francesi e degli olandesi al referendum sulla “Costituzione europea” del 2005, ha spiegato ancora Garraud. “Non vogliamo costruire un’alternativa all’Europa, ma un’alternativa europea”, ha precisato Kinga Gßl. Il nuovo gruppo, comunque, manterrà buoni rapporti di “cooperazione” con i Conservatori di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, nonostante l’inevitabile polo di attrazione concorrente che i Patrioti potrebbero rappresentare per certi membri del gruppo Ecr, a cominciare dal Pis polacco. “Ci sono – ha osservato sempre Garraud riguardo ai rapporti con Fdi e l’Ecr – delle considerazioni di ordine nazionale che esistono in ogni paese. Il nostro gruppo non è un monoblocco, ma ci sono sfumature in vari ambiti perché siamo un gruppo sovranista, e rispettiamo le sovranità di ciascuno Stato”. Ma, ha sottolineato, “questo non significa che i ponti siano stati interrotti, al contrario: le cose si stanno evolvendo nel buon senso”. Anche lo spagnolo Buxadé Villalba, di Vox, ha risposto a una domanda sui rapporti con Giorgia Meloni dopo che Vox ha lasciato il gruppo Ecr per i “Patrioti”. Buxadé ha risposto negando che la premier italiana si sia sentita “tradita”. “Questa frase è una bugia. Giorgia Meloni non si sente tradita da Vox. E’ una bugia”, ha ripetuto. E ha aggiunto: “La nostra alleanza, il nostro cameratismo (‘compañerismo’ in spagnolo, ndr), la nostra amicizia, la nostra cooperazione continuano, tanto forti quanto lo sono stati dal primo giorno”. D’altra parte, nello stesso senso vanno le recenti dichiarazioni, molto amichevoli, del capogruppo dell’Ecr Nicola Procaccini nei confronti degli eurodeputati di Vox, dopo la loro adesione ai “Patrioti”. “Con alcuni di loro è nato un rapporto di amicizia che va al di là degli aspetti politici. Anche se apparterremo a gruppi parlamentari diversi, sono certo che ci ritroveremo spesso fianco a fianco anche nel corso della prossima legislatura”, aveva affermato Procaccini. In conclusione, ciò che appare probabile è che sia proprio il gruppo Ecr, e in particolare la delegazione di Fdi al suo interno, a svolgere un ruolo di intermediazione (di “ponte”) tra il Ppe, o almeno la sua componente maggioritaria, e i “Patrioti”, soprattutto per aggirare in certi casi specifici il “cordone sanitario”, che è probabile i Popolari formalmente continueranno ad applicare all’estrema destra. Questo permetterà nei prossimi cinque anni di garantire maggioranze alternative di centro-destra, ogni volta che ci saranno divergenze tra il Ppe e le altre forze della maggioranza europeista “normale” (Liberali di Renew, Socialisti e Democratici, a volte i Verdi), riguardo alle misure legislative o alle posizioni politiche che il Parlamento europeo dovrà approvare. Una prospettiva, d’altra parte, perfettamente coerente con l’ambizione di Giorgia Meloni di lavorare per l’unità delle destre in Europa.