Everest 70 anni dopo, in edicola il nuovo Internazionale Storia
Everest 70 anni dopo, in edicola il nuovo Internazionale StoriaMilano, 4 lug. (askanews) – “Dopo trent’anni di tentativi la montagna più alta del mondo è stata finalmente domata. Sono molti gli uomini e i fantasmi che hanno diritto a condividere questo trionfo”, si leggeva su The Times il 2 giugno 1953. A 70 anni dalla conquista della cima più alta del mondo, con i suoi 8848 metri, arriva in edicola e libreria il nuovo Internazionale Storia, speciale del settimanale Internazionale, dedicato alla più discussa impresa dell’alpinismo, che ha affascinato tutto il mondo e che è diventata testimone, tra l’altro, di un radicale cambiamento nel rapporto degli esseri umani con l’ambiente e con la storia. Nel nuovo numero di Internazionale Storia, il racconto sulla stampa internazionale delle nove spedizioni organizzate tra il 1921 e il 1952, che hanno aperto la strada per la vetta, la scalata del 1953, con un lungo resoconto sul campo e i ritratti dei protagonisti, e poi la riflessione sulle sue conseguenze ambientali, culturali e politiche.
Il senso del sacro, il pericolo, la scienza e la tecnologia, il delicato equilibrio ambientale: le montagne da sempre solleticano lo spirito d’avventura e la curiosità degli esseri umani. E l’impresa del raggiungimento del picco dell’Himalaya, una sfida d’importanza paragonabile all’atterraggio sulla Luna e in cui si intrecciano suggestioni e questioni anche molto diverse fra loro, ha posto una pietra miliare del XX secolo. Nell’ostinazione con cui per trent’anni si è tentato di raggiungere il traguardo, convergono fenomeni dal respiro globale che hanno cambiato gli equilibri del mondo: la conquista è diventata infatti simbolo del nazionalismo di Nepal, India, Regno Unito e Nuova Zelanda, mentre si entrava nel mondo postcoloniale e si affermavano nuove identità in competizione. Con la chiusura di una fase, quindi, se ne apre un’altra, tra mutamenti sociali e culturali, politica e geopolitica, economia, antropologia, ecologia: la storia dell’Everest riassume in sé i grandi temi del passaggio del secolo – rapporto tra scienza e spiritualità, rispetto dell’ambiente, orientalismo – e si dimostra di grandissima attualità per capire il presente. Oltre che ancora straordinariamente avvincente.
Nel volume compaiono testi in gran parte inediti in Italia: dal grande scrittore di viaggio del Novecento Robert Byron, che nel 1931 raccontava una missione alla scoperta del Tibet, ai dispacci e agli articoli del capo della missione del ’53 John Hunt e di J. Morris, giornalista del Times. Dalla riflessione sull’impatto degli stereotipi degli occidentali, firmata dall’editore e scrittore nepalese Kanak Mani Dixit, alle storie delle prime tre donne – una giapponese, una tibetana e una polacca – che hanno conquistato la cima più alta del mondo, raccontate dalla giornalista e alpinista Alison Osius, e fino alla denuncia di Shrawan Sharma sul sovraffollamento, l’inquinamento e il riscaldamento climatico che minacciano l’Himalaya e le sue vette. I pezzi storici sono accompagnati da una sezione dedicata alla riflessione contemporanea, che esplora l’impatto sul presente degli eventi. Con articoli, commenti, reportage e analisi della stampa estera, lo speciale di Internazionale vuole “fornire un quadro il più possibile ampio dell’impresa del 1953 – scrive nel suo editoriale, a introduzione del volume, Andrea Pipino, editor di Europa di Internazionale e curatore del volume – Ma di certo non basta a spiegare il dilemma più affascinante dell’alpinismo: da dove viene quel fuoco che spinge uomini e donne a rischiare la vita per raggiungere il punto più alto di una montagna e avvicinarsi un po’ di più al cielo”.