Fiera Milano, il 2024 parte dalla casa: Home anticipa i trend globali
Fiera Milano, il 2024 parte dalla casa: Home anticipa i trend globaliMilano, 9 gen. (askanews) – Fiera Milano vuole tornare a essere “il luogo” dove si disegna lo sviluppo industriale della città e del Paese. E lo fa partendo da un progetto nuovo, dedicato all’abitare: Milano Home. La fiera annuale per gli operatori professionali, che debutterà nei padiglioni di Rho il prossimo 11 gennaio, apre il calendario delle esposizioni e inaugura una fase nuova per la società che con questo progetto vuole “diventare il luogo fisico da cui parte un intero ecosistema. Partiamo in punta di piedi con questo progetto ma vogliamo fare in modo che torni a essere un punto di riferimento mondiale”, ha detto Roberto Foresti, vice direttore generale di Fiera Milano.
Rispetto a Homi, la precedente fiera dedicata alla casa e al complemento d’arredo che ha chiuso definitivamente i battenti a gennaio 2023, questo appuntamento si annuncia “completamente nuovo. Quello di Homi non è stato un fallimento ma nel post Covid sono cambiati i consumi, il modo di vivere la nostra casa – ha spiegato Foresti – Cambia il progetto perché cambiano i trend, noi non siamo più gli stessi, siamo molto più attratti dall’esperienza”. Punto di partenza per Home è stata “la nuova consapevolezza specialmente dei più giovani rispetto a quello che vogliono nelle loro abitazioni: vogliono identificarsi attraverso oggetti che non siano di massa ma autentici, originali, artigianali e soprattutto innovativi, ma la parola chiave è sostenibilità. E da qui siamo partiti per creare un progetto che rispecchiasse questi valori con prodotti, cercati dai nostri team attraverso le aziende, con quelle caratteristiche”.
In questo contesto un ruolo chiave lo rivestono i negozi. Se la fiera vuole essere “il luogo” da cui far ripartire lo sviluppo, qui è il negozio fisico a dover recuperare centralità. Secondo Fiera Milano, sono 7.000 quelli nel target di Milano Home in Italia e 12.000 in Europa, considerando che in totale solo nel nostro Paese ci sono 38.000 negozi del mondo casa. “Questo progetto avrà successo se riuscirà a far tornare il negozio ‘luogo’. Abbiamo voluto esprimere questo luogo anche nel brand perchè Milano esprime queste cose, è destinazione”, ha evidenziato Foresti spiegando di aver “cercato di fare in modo che i singoli progetti venissero consigliati per i negozi che devono tornare ad essere punto di incontro, consulenti in modo innovativo. Quindi abbiamo ragionato in due direzioni: quella del prodotto e quella della prossimità delle relazioni”. Nel concreto, “cerchiamo di fare un patto con i negozi attraverso la formazione: abbiamo circa 60 workshop dedicati ai retailer perché hanno bisogno di essere stimolati e rinnovati nella loro capacità di proporre. Siamo partiti dall’ascolto, abbiamo chiesto a chi seguiva i negozi, gli agenti delle varie aziende di far parte del nostro progetto per sapere cosa volessero” e “l’abbiamo fatto anche attraverso rete di persone che chiamiamo ambassador”. Nei padiglioni di Rho fino al 14 gennaio saranno presenti “570 espositori, di cui il 32% arriva dall’estero, la maggior parte sono europei perché i Paesi del nord sono molto bravi in questo. E ci saranno “grandi ritorni: Alessi, Venini, Lalique – ha detto – le aziende tornano non con stand da 400 metri quadrati ma per presentare prodotti specifici”.
A livello internazionale, dove si contano manifestazioni importanti tra Francoforte e Parigi, Milano Home si propone di giocare un ruolo diverso: “Parigi e Francoforte sono fiere molto orizzontali, portano dentro di tutto, basta fare giri nei loro padiglioni – ha detto Foresti – Il nostro è un posizionamento di trend, questa è la ragione per cui siamo partiti prima: perché vogliamo essere trendsetter, Milano è trend e vogliamo arrivare prima degli altri. Abbiamo fatto una scelta che sembra impopolare perché partire l’11 gennaio vuol dire fare grandi sacrifici”. “Vogliamo tornare ad esercitare questo ruolo rispetto al mercato” ha detto Foresti e in qualche modo questo significa recuperare una esperienza del passato “quella del Macef, si parte dal Macef e si torna, in modo innovativo e moderno, al Macef”. Quella fiera nel 2013 aveva chiuso i battenti, dopo quasi 50 anni di vita, sostituita da Homi. Ma se l’esperienza del passato insegna, il futuro non può prescidere dal digitale, specie dopo il Covid. “Siamo sempre stati abituati a una fiera con una sola dimensione che è quella fisica, adesso noi ne abbiamo due: fisica e digitale. Quella fisica continuerà a essere utilizzata per le opportunità di networking fisico, nel senso che in quei 5 giorni deve avvenire tutto poi i 360 giorni restanti saranno gestiti con attività digitali, entrando nelle community, lavorando per far vendere di più ai clienti, sempre all’interno del nostro brand. La cosa che faremo coi negozi con i workshop sulla omnicanalità, avviene per noi: non possiamo più fare a meno del digitale, occorre essere bravi ad articolarlo”. E il raccordo con il resto della città, sull’esempio della food week o del Fuori Salone? “Ci sarà ma ora dobbiamo concentrarci sul progetto per i primi tre anni noi stiamo ancorati al progetto”.