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Flussi migratori, Nuova Collaborazione: serve aumentare numeri Dpcm

| Redazione StudioNews |

Flussi migratori, Nuova Collaborazione: serve aumentare numeri DpcmRoma, 2 ott. (askanews) – Il 3 ottobre ricorre la Giornata dell’Accoglienza istituita, fra l’altro, per promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà sui temi dell’immigrazione. L’attenzione del governo per i flussi migratori ha portato alla determinazione di una quota triennale di 452mila ingressi per motivi di lavoro subordinato, stagionale e non, e lavoro autonomo per stranieri residenti all’estero: 136mila nel 2023, 151mila nel 2024, 165mila nel 2025. A colf e badanti è riservata una quota triennale di 28.500 ingressi (9.500 per ciascun anno).

“La riapertura del decreto flussi all’ingresso di assistenti familiari, con una quota già prestabilita per il prossimo triennio, rappresenta un passo avanti importante. In Italia la necessità di queste figure è un fenomeno in continua crescita. Per venire incontro alle esigenze delle famiglie italiane ne servirebbero circa 20mila all’anno”, ha chiarito l’avvocato Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione (Associazione nazionale datori di lavoro domestico)”. Nello specifico, la composizione dei collaboratori domestici per nazionalità evidenzia una forte prevalenza di lavoratori stranieri che nel 2022 (fonte dati Inps) risultano essere il 69,5 per cento del totale.

Secondo una rielaborazione dei dati dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale da parte di Nuova Collaborazione, nel 2022 al Nord i collaboratori domestici stranieri erano 347.760, (a Milano 85.950), al centro 183.577 (a Roma 91.233) al Sud e nelle isole 90.379 (a Napoli sono 19.706, a Palermo 7.411). Con riferimento alla distribuzione regionale per nazionalità, nel 2022 si osserva che la regione con il maggior numero di lavoratori domestici stranieri è la Lombardia (il 22,6 per cento del totale), a seguire il Lazio (15,9 per cento) e l’Emilia-Romagna (10,1 per cento).

Rispetto alla zona di provenienza, nel 2022 l’Europa dell’Est continua a essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte dei lavoratori domestici con 316.817 lavoratori, pari al 35,4 per cento del totale, seguiti dai 272.583 lavoratori di cittadinanza italiana (30,5 per cento), dai lavoratori del Sud America (7,8 per cento) e dell’Asia Orientale (6,8 per cento). Nel 2022 il numero di badanti, rispetto all’anno precedente, registra un decremento pari a -5,6 per cento, che interessa tutte le zone di provenienza; la diminuzione più elevata riguarda i lavoratori provenienti dall’America del Nord (-20,8 per cento). Il decremento registrato non è tuttavia indice di una minore richiesta da parte delle famiglie in quanto si tratta di una contrazione determinata da un ritorno del lavoro sommerso. Pertanto, nonostante la riduzione registrata, rimane comunque alta la richiesta di badanti da parte delle famiglie: “Il comparto del lavoro domestico – ha proseguito il presidente Savia – è stato sempre escluso da politiche e interventi strutturati e continuativi nel tempo. Ma dobbiamo pensare che invece badanti, colf e babysitter, rappresentano una leva di welfare fondamentale per il nostro Paese. Considerato l’elevato tasso di denatalità e l’aumento della popolazione anziana, le famiglie si ritrovano da sole a dover svolgere attività di caregiver nei confronti dei bambini piccoli o dei familiari non autosufficienti. Come associazione datoriale, facciamo appello alle Istituzioni affinché includano non solo flussi migratori continuativi e annuali, con quote riservate ai lavoratori domestici, ma anche la deducibilità totale del lavoro domestico per tutte le famiglie che decidono di assumere regolarmente un assistente familiare”.