Fondazione Inarcassa: in 10 anni spesi 13 mld per gestione emergenze
Fondazione Inarcassa: in 10 anni spesi 13 mld per gestione emergenzeMilano, 11 apr. (askanews) – “Condividiamo e sosteniamo l’intenzione di instaurare un unico modello nazionale che possa essere un riferimento per i processi di ricostruzione post-calamità, in grado di snellire e accelerare i processi di ricostruzione. Tuttavia, è necessario che il tema della ricostruzione sia affrontato con metodo diverso da quello dell’emergenza e vengano tenute in adeguata considerazione le politiche di prevenzione”. Queste in breve alcune delle considerazioni che Fondazione Inarcassa ha riferito presso l’ottava Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera. La Fondazione è stata ascoltata nell’ambito delle Audizioni che la Commissione sta svolgendo sui progetti di legge in materia di disposizioni per la gestione delle emergenze di rilievo nazionale e la ricostruzione post-calamità.
Dobbiamo scongiurare – spiega – il rischio di un eccessivo accentramento dei poteri dello Stato nei programmi di ricostruzione, che possa invadere le competenze proprie delle libere professioni. Lo Stato dovrebbe dedicare le proprie risorse alla programmazione, al controllo e al coordinamento delle attività di ricostruzione, lasciando lo sviluppo dei servizi di architettura e ingegneria all’iniziativa privata, favorendo la concorrenza e il merito per ottenere la migliore qualità. “Negli ultimi dieci anni sono state deliberate 193 situazioni di emergenza con una spesa che ha superato i 13,5 miliardi di euro”, ha dichiarato il presidente di Fondazione Inarcassa, Andrea De Maio, “un impegno economico rilevante da parte dello Stato che sottrae risorse alle fasi di ricostruzione e soprattutto prevenzione. Investire in prevenzione nel lungo periodo consente in primo luogo la salvaguardia della vita umana, ma anche un risparmio in termini economici”.
“Se da un lato occorre che lo Stato promuova un processo di semplificazione delle procedure finalizzato ad attivare celermente i programmi di ricostruzione, dall’altro auspichiamo – prosegue – un sempre maggiore coinvolgimento dei liberi professionisti dell’area tecnica e delle loro rappresentanze tanto nella Cabina di Coordinamento quanto nelle decisioni riguardanti la pianificazione territoriale dei Comuni interessati da calamità”.