Fondazione R&I: in Italia mercato servizi di innovazione vale 2 mld
Roma, 15 giu. (askanews) – Oggi il mercato dei servizi di innovazione in Italia, ossia delle prestazioni che vengono fornite per supportare la crescita delle imprese, vale circa 2 miliardi di euro e salirà ad oltre 4 miliardi nel 2027 con un incremento del 68%. Parallelamente nello stesso quinquennio le start-up cresceranno dalle attuali 15.500 a 23mila. Queste le stime fatte dal primo rapporto in Italia sul “Mercato dei Servizi professionali per Open Innovation e Start-Up” presentato oggi a Roma dalla Fondazione R&I (Ricerca e Imprenditorialità) e realizzato da SRM Studi e Ricerche (Gruppo Intesa SanPaolo).
“L’innovazione è un tema centrale per il Governo – ha spiegato Massimo Bitonci, sottosegretario al Ministero delle Imprese e del Made in Italy – e le start-up rappresentano un perno importantissimo”. Il sottosegretario ha poi evidenziato la riforma degli incentivi per le imprese che servirà a dare certezze normative e razionalizzare il numero di incentivi regionali e nazionali: “ma soprattutto – ha aggiunto Bitonci – in questo modo raggiungeremo gli obiettivi che ci siamo posti come la ricerca e lo sviluppo, la formazione, l’industria 4.0 e anche l’innovazione e le start-up, fondamentali per la crescita del nostro Paese”. Giulia Pastorella, deputata e componente della IX Commissione della Camera ha lanciato 4 principi per far crescere l’innovazione in Italia: “semplificazione, adattamento alle nuove sfide, individuazione di obiettivi specifici e non aver paura di attrarre capitale umano straniero. E sui cervelli in fuga – ha aggiunto – non bastano le detrazioni fiscali per farli tornare ma serve creare percorsi adeguati quando ancora sono nel nostro Paese”.
Secondo il rapporto al 2020 la spesa in ricerca e sviluppo in Italia è complessivamente pari a circa l’1,6% del PIL, inferiore al 2,3% della media Ue, ed è sostenuta essenzialmente dalle imprese private. La spesa più rilevante si colloca nella ricerca applicata e nello sviluppo sperimentale, soprattutto grazie alle imprese, ma anche ai centri di ricerca pubblici non universitari. La ricerca di base, che rappresenta poco più di un quinto della spesa totale, è condotta principalmente dalle università, che ne rappresentano il 58,3% del totale. “Le sfide che il sistema manifatturiero italiano dovrà affrontare sono di grande rilevanza nel campo della transizione climatica, della digitalizzazione e della difesa – ha detto Gregorio De Felice, Presidente Consiglio di Sorveglianza FR&I – l’impegno per investimenti aggiuntivi, a livello europeo, è stimato oltre i 500 miliardi di euro all’anno. Per l’Italia è plausibile un valore nell’ordine dei 60 miliardi annui. Importi così elevati richiedono competenze elevate e servizi alle imprese. La Fondazione si propone di offrire le proprie capacità avvalendosi delle esperienze dei propri soci fondatori”.
Riccardo Varaldo, Presidente del Consiglio di Gestione FR&I ha ricordato che l’obiettivo della Fondazione è quello di creare impresa tramite la ricerca con un trasferimento tecnologico mirato. “L’Italia – ha sottolineato – come produzione scientifica è al quinto posto nel mondo mentre dal punto di vista della brevettazione e innovazione è oltre la 30esima posizione. Ciò vuol dire che siamo ottimi produttori di conoscenza scientifica ma non sappiamo mettere a frutto ciò che produciamo. La Fondazione è nata con questa missione che continua a perseguire con grande convinzione”. Il Rapporto è stato illustrato da Salvio Capasso, Responsabile Servizio Imprese & Territorio di SRM Studi e Ricerche ed è stato poi discusso nel corso di una tavola rotonda a cui hanno partecipato Marco Frey, Prorettore alla Terza Missione e al trasferimento tecnologico Università Sant’Anna e Presidente GCNI; Luca Felletti, Senior Director Finanziamenti Agevolati Gruppo Intesa Sanpaolo; Marco Grazioli, Presidente The European House – Ambrosetti e Giorgio Ventre, Direttore Scientifico Apple Developer Academy.
“Per la prima volta in Italia – ha spiegato Antonio Perfetti, consigliere delegato di FR&I – abbiamo tentato di valutare il valore del mercato dei servizi offerti al mondo dell’innovazione. Quanto emerge è sorprendente perché rappresenta una cifra considerevole per un mercato giovane ma con enormi potenzialità di crescita”. “In Italia – ha concluso Perfetti – il valore delle imprese che fanno Open Innovation, ossia collaborano tra loro, è alto ma in percentuale sul totale siamo uno dei Paesi più deboli. Il rapporto però mette in luce come le cose stiano velocemente cambiando e come questo mercato nel prossimo futuro possa davvero emergere”.