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Fratelli scultori, ecco Diego: l’altro Giacometti

| Redazione StudioNews |

Fratelli scultori, ecco Diego: l’altro Giacometti


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Milano, 11 apr. (askanews) – Una storia di fratelli, di collaborazione e di scultura. Se intorno ad Alberto Giacometti si è costruita una delle leggende artistiche del Novecento, la figura del fratello Diego è molto meno nota, ma oggi viene riportata sotto i riflettori da una mostra, non a caso intitolata “L’altro Giacometti”, ospitata alla Fondazione Luigi Rovati di Milano. Nato a 13 mesi di distanza da Alberto, Diego vive un rapporto di grande vicinanza con il fratello, per cui si occupa della realizzazione delle sculture, e lo affiancherà per tutta la vita.

“Arriverà a Parigi solo nel 1925 – ha spiegato ad Askanews il curatore della mostra Casimiro Di Crescenzo – ma dal 1930 comincia ad aiutare il fratello nel suo lavoro di scultore e in poco tempo si dimostra un abilissimo lavoratore e permette ad Alberto di concentrarsi sulla sua ricerca, perché si occupava di tutti i lavori quotidiani, come i contatti con le fonderie, Per esempio nel periodo surrealista tutte le sculture in marmo è Diego che le realizza”. Accanto a questo però Diego Giacometti sviluppa anche una sua personale poetica scultorea, che parte dall’amore per gli animali e la natura, per poi prendere anche la strada del design e arrivare alla realizzazione di mobili e oggetti di grande successo, che fanno in qualche modo da contraltare ai suoi bestiari immaginifici.

“Alberto è concentrato in questa ricerca sulla rappresentazione dell’uomo – ha aggiunto Di Crescenzo – Diego invece crea un proprio mondo molto fiabesco, fatto di animali che si incontrano e che non hanno solo una funzione decorativa, a trasformano una consolle in una specie di paesaggio”. Paesaggi e forme che si integrano bene con lo spazio della Fondazione Rovati, la sua vocazione eclettica, ma ancorata all’idea di oggetto e di reperto culturale, come se ogni indagine in fondo fosse una sorta di archeologia di noi stessi. L’ultima sezione della mostra, che è aperta al pubblico fino al 18 giugno, è poi dedicata a Diego usato come modello, sia per i dipinti del padre Giovanni, sia per opere del fratello.