Giappone, governo: abbiamo l’occasione di uscire dalla deflazione
Giappone, governo: abbiamo l’occasione di uscire dalla deflazioneRoma, 29 ago. (askanews) – Il Giappone ha la possibilità di chiudere il capitolo della deflazione che ha zavorrato l’economia nazionale per quasi tre decenni. L’ha affermato il governo di Tokyo, che ha pubblicato oggi il suo rapporto annuale di politica economica e fiscale.
L’esecutivo, tuttavia, non ha potuto ancora dichiarare chiusa la deflazione, perché l’attuale dinamica in crescita dei prezzi è dovuta principalmente all’aumento dei costi d’importazione, mentre non è chiaro se l’aumento dei salari – fattore chiave per determinare il superamento della fase deflattiva – sia sostenibile e strutturale. Nel cosiddetto Libro bianco – su cui è stata data ampia copertura sui media giapponesi – è spiegato che l’attuale propensione al consumo ha contribuito all’inflazione e agli aumenti degli oneri per le famiglie, che hanno modificato le aspettative dei cittadini sui prezzi. “Non dovremmo trascurare il fatto che il Giappone ha l’opportunità di emergere dalla deflazione, dato che i recenti aumenti dei prezzi sono serviti da innesco per l’aumento delle aspettative di inflazione al consumo e per l’aumento dei prezzi, che erano ancorati a zero”, afferma il rapporto.
Affinché però la deflazione sia dichiarata chiusa, i giapponesi devono convincersi che la prospettiva di una discesa dei prezzi non sia realistica. “E’ necessario garantire la fine della deflazione dissipando la mentalità deflazionistica profondamente radicata tra i consumatori e rafforzando le aspettative di crescita”. In questo senso, il governo – secondo il rapporto – si deve coordinare strettamente con la politica monetaria della Banca del Giappone (BoJ), la quale a sua volta ha rilevato una tendenza al cambiamento della mentalità deflazionistica. Il tasso di inflazione del Giappone è stato a luglio il 3,3%, il livello più alto degli ultimi quarant’anni, ed è costantemente al di sopra dell’obiettivo del 2% della BoJ da più di un anno. Tuttavia il governo e la banca centrale prevedono che rallenterà nei prossimi mesi, man mano che gli effetti degli elevati costi di importazione svaniranno.
Tuttavia la fiammata dell’inflazione pone un problema alle famiglie, con i salari reali in continuo calo nonostante le negoziazioni annuali sui salari tra aziende e sindacati per l’anno fiscale 2023 siano state le migliori degli ultimi tre decenni: i salari crescono con facilità anche grazie alla rigidità del mercato del lavoro. Il Libro bianco dal canto suo ha sottolineato la necessità di migliorare la produttività del lavoro, riqualificare la forza lavoro e facilitare il passaggio da un lavoro all’altro per ottenere retribuzioni e condizioni di lavoro migliori. Il focus in particolare ora è sulle generazioni più giovani. Il Giappone è incamminato decisamente sulla via del declino demografico. Proprio oggi il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare ha rivelato che il numero dei bambini nati da gennaio a giugno di quest’anno è stato di poco più di 371.000, compresi gli stranieri, con un calo del 3,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I nuovi nati lo scorso anno sono stati 770.747, scendendo sotto gli 800.000 per la prima volta da quando sono iniziate le statistiche nel 1899.
Il primo ministro Fumio Kishida ha promesso di orientare in maniera decisa il bilancio per il sostegno alla natalità e all’infanzia, in linea con l’orientamento assunto durante la pandemia, quando l’aumento della spesa a sostegno di famiglie e imprese ha messo in secondo piano il tema del rigore fiscale. Un totale di 141mila miliardi di yen (890 miliardi di euri) sono stati stanziati per misure volte a far fronte al Covid-19 e all’inflazione negli ultimi tre anni fiscali. Di questi, 128mila miliardi di yen (808 miliardi di euro) sono stati finanziati dall’emissione di debito pubblico, che è ora pari al 224% del Pil. Il Libro bianco lancia un allarme riguardo al recente aumento dell’emissione di titoli di Stato a un anno, rispetto a quelli a più lungo termine. La BOJ possiede già circa la metà del debito pubblico in circolazione come parte della sua aggressiva politica monetaria espansiva. “Quando la percentuale delle obbligazioni a breve termine aumenterà, ciò renderà (la nazione) più direttamente colpita dalle fluttuazioni dei prezzi delle obbligazioni causate da fattori esterni”, afferma il Libro bianco. “Anche il ritmo degli aumenti dei costi del servizio del debito accelererà.”