Giappone, promulgata controversa legge anti-discriminazioni LGBTQ+
Giappone, promulgata controversa legge anti-discriminazioni LGBTQ+Roma, 16 giu. (askanews) – Il Giappone ha promulgato oggi la nuova, controversa legge contro la discriminazione della comunità LGBTQ+ che, secondo i critici, non fornisce una concreta garanzia del rispetto dei diritti umani da un lato, mentre i settori politici più conservatori l’hanno definita fin troppo permissiva.
Il Giappone è l’unico paese del G7 che non garantisce alcun tipo di riconoscimento legale per le unioni omosessuali e si era impegnato ad approvare una norma in questo senso prima del summit di Hiroshima. Tuttavia, i tempi si sono allungati anche per la mancanza di un ampio consenso su un testo. In particolare fa discutere un cambiamento rispetto alla formulazione iniziale della norma, nella quale si statuiva che la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere “non deve essere tollerata”. Il nuovo testo afferma che “non dovrebbe esserci discriminazione ingiusta”. Questo potrebbe aprire la strada – secondo i critici – all’implicito riconoscimento di alcune forme di discriminazione.
Nonostante il disegno di legge sia stato annacquato, alcuni membri del Partito Liberaldemocratico del premier Fumio Kishida hanno votato “no” in dissenso con le indicazioni di scuderia o hanno boicottato o abbandonato il voto martedì alla lettura finale in camera bassa e camera alta. Il pubblico giapponese, secondo i sondaggi, è ampiamente aperto alla possibilità del riconoscimento del matrimonio gay e diversi enti locali ormai consentono accordi di coppia tra persone dello stesso sesso.
“Circa il 70% dei cittadini è a favore delle unioni tra persone dello stesso sesso e i sondaggi hanno rilevato che oltre il 70% delle persone è a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso”, ha dichiarato il gruppo di attivisti Marriage for All Japan in un tweet dopo l’approvazione del disegno di legge. “Anche gli imprenditori sono dalla nostra parte. Ora parlamento e governo devono muoversi”. Kishida a febbraio ha licenziato un aiutante che aveva suscitato indignazione dicendo che le persone sarebbero fuggite dal Giappone se fosse stato consentito il matrimonio tra persone dello stesso sesso e che non voleva vivere accanto a coppie LGBT. Il premier, tuttavia, non si è impegnato sul matrimonio omosex, affermando che le circostanze in ogni nazione sono diverse e che la discussione deve procedere “con cautela”.
In diversi procedimenti intentati dalla campagna per il riconoscimento del matrimonio gay, negli ultimi anni, i tribunali hanno sentenziato in maniera difforme. Quattro corti hanno detto che non consentirlo è incostituzionale, una che è in linea con la carta fondamentale.