Giornalisti, Nordio: no a sanzioni, mi affiderei a deontologia
Giornalisti, Nordio: no a sanzioni, mi affiderei a deontologiaRoma, 14 dic. (askanews) – Per chi viola il divieto di pubblicazione testuale sui giornali delle ordinanze di arresto non ci saranno sanzioni. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, parlando alla festa di Atreju del decreto legislativo approvato definitivamente dal governo e definito dalla stampa “legge bavaglio”.
“Siamo stati rimproverati tante volte di avere aumentato anche le sanzioni penali. Il Parlamento è autonomo rispetto al Governo e al Ministro della Giustizia, ma io tendenzialmente vorrei fare più affidamento sulla deontologia che sull’aspetto intimidatorio di una norma. Se una norma dice una cosa è giusto che il cittadino la segua, semplicemente perché lo Stato democratico così ha deciso”. Nordio ha spiegato di non condividere l’espressione bavaglio: “Conosco il linguaggio giornalistico e certamente non lo censuro, io stesso sono stato editorialista per decenni ma come ministro ed ex magistrato vorrei dire che è improprio”. Il ministro ha ricordato da dove nasce il decreto legislativo che contiene il divieto di pubblicazione: “Esiste una necessità di contemperare tre elementi: la presunzione di innocenza per la quale siamo già stato condannati dall’Europa perché lo abbiamo disatteso mettendo alla gogna i cittadini quando ancora non erano dichiarati colpevoli; il diritto all’informazione e il diritto anche alla segretezza delle indagini che serve sia per l’accuratezza e la complessità delle indagini sia per la tutela della dignità del cittadino. Fermo restando che in questo moemento nulla di decisivo e di definitivo è stato fatto, su questo bisogna ragionare”.
“Poniamoci nei panni della persona che si vede sbattuta in prima pagina magari con delle osservazioni, con delle affermazioni o con dei giudizi che poi si riveleranno completamente infondati ma che intanto lo hanno pregiudicato nella sua immagine, nel suo lavoro, nella sua carriera anche politica. Sono cose su cui riflettere perché sono tutti diritti primari che vanno bilanciati”, ha concluso.