Giudizi negativi dei sindacati sul Documento di economia e finanza del governo Meloni
Giudizi negativi dei sindacati sul Documento di economia e finanza del governo MeloniRoma, 17 apr. (askanews) – Il Documento di economia e finanza (Def) 2023 “é inadeguato” ad affrontare la fase economica che il Paese sta attraversando, “non fornisce risposte per affrontare l’aumento dei prezzi, sostenere i redditi di lavoratori e pensionati, favorire la coesione sociale”. Anche per gli investimenti “non c’è nulla di sostanziale” e l’utilizzo dei fondi del Pnrr “è sostitutivo e non aggiuntivo”. Inoltre “non si aggrediscono gli extraprofitti”. Queste le osservazione della Cgil sul Def, illustrate dalla vice segretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi nel corso dell’audizione nelle Commissioni bilancio di Camera e Senato. Per queste ragioni la Cgil ha espresso un “giudizio negativo”. Per la Cgil il taglio del cuneo fiscale di 3 miliardi di euro previsto nel Def, pari al’1% “è insufficiente. Noi chiediamo un taglio del 5% e il fiscal drag”. La Cgil ha posto poi l’accento sulla mancanza di 10 miliardi di euro che sarebbero necessari per “prorogare le misure di sostegno a famiglie e imprese già varate in precedenza dal governo Draghi e dal governo Meloni”. In tema fiscale, per la riforma “vengono messi a disposizione solo 4 miliardi e le altre risorse saranno reperite nel sistema tributario, a fronte di mancate misure per la lotta all’evasione, anzi il governo ha previsto la depenalizzazione dei reati tributari”. Per le pensioni “il superamento della Fornero è rinviato ancora una volta”.
Per la Cisl è positivo l’utilizzo nel 2023 di 3,4 miliardi di euro per ridurre il cuneo fiscale delle retribuzioni dipendenti, ma il provvedimento è “ancora insufficiente per rispondere al problema della difesa delle retribuzioni rispetto all’inflazione”, ha affermato il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, nell’audizione sul Def 2023 dinanzi alle Commissioni bilancio di Camera e Senato. “Il taglio del cuneo contributivo previsto dalla legge di bilancio per il 2023, pari a 5 miliardi di euro, e di ulteriori 3,4 miliardi previsti nel Def, scade a dicembre. Per mantenerlo inalterato per tutto il 2024 – ha spiegato Ganga – sono necessari 10 mld e nel Def non c’è traccia di un loro stanziamento. A legislazione vigente le retribuzioni nette medio-basse subirebbero un taglio e questo per la Cisl sarebbe particolarmente problematico. C’è, poi, il tema dei contratti pubblici da rinnovare e quello del fiscal-drag che taglia le retribuzioni reali”. Il segretario confederale della Cisl ha posto l’accento sul fatto che “nel Def non sono indicati gli interventi di politica di bilancio che il Governo intende fare con la legge di bilancio e le relative coperture che intende utilizzare, considerati i minimi margini di manovra concessi dai dati di finanza pubblica illustrati dal Documento e dal ritorno nel 2024 del Patto di Stabilità e Crescita”. Il Documento di economia e finanza (Def) 2023 “è un’occasione mancata, soprattutto perchè a inizio legislatura sarebbe stato opportuno un documento con prospettive di crescita durature. Invece si continua con l’austerity e questo è un grave errore”. E’ il giudizio della Uil, espresso dal segretario confederale, Domenico Proietti, nell’audizione sul Def dinanzi alle Commissioni bilancio di Camera e Senato. Proietti ha posto l’accento sulla “totale assenza di misure per la lotta all’evasione fiscale. La pace fiscale – ha detto – si deve fare con chi le tasse le paga, con i dipendenti e i pensionati. Ci vuole un fisco realmente più equo”. Proietti ha quindi ribadito le critiche sull’obiettivo della flat tax a fine legislatura e ha considerato “inaccettabile” l’abolizione dell’irap che indebolisce il sistema sanitario”. Nessun riferimento nel Def, ha concluso il segretario confederale della Uil, per la lotta alla precarietà del lavoro.