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Gli Usa di Trump agitano il G7, in Canada si lavora a un fronte comune

| Redazione StudioNews |

Gli Usa di Trump agitano il G7, in Canada si lavora a un fronte comuneLa Malbaie (Canada), 13 mar. (askanews) – Il momento è “complicato”, le posizioni hanno sfumature diverse: al G7 di Charlevoix, il primo sotto la presidenza di Ottawa, c’è ancora bisogno di lavorare per trovare unità di intenti e un approccio condiviso sulle sfide comuni. Ma alla fine il comunicato finale della ministeriale Esteri in corso in Canada “ci sarà”, riferiscono fonti diplomatiche italiane, precisando che il testo è in fase di negoziazione e che stanotte proseguirà il lavoro degli sherpa sul documento.



Tra le sale dell’hotel Fairmont Le Manoir Richelieu di La Malbaie, dove i ministri degli Esteri del Gruppo sono riuniti sotto la guida di Melanie Joly (riconfermata nel nuovo governo canadese che giurerà domani), per buona parte del giorno si rincorrono voci di disaccordi ampi. Da una parte gli Stati Uniti, dall’altra il resto dell’Occidente. C’è chi avanza l’ipotesi di un gelo tra le parti pari almeno a quello delle rigide temperature esterne, ampiamente sotto zero. C’è chi professa maggiore ottimismo: ci sono delle differenze, è vero, ma saranno superate con il negoziato, secondo fonti diplomatiche italiane. Mentre Antonio Tajani, che in Canada porta “la voce dell’Italia per la pace”, si dice convinto che da La Malbaie “uscirà certamente un messaggio forte di sostegno all’Ucraina” e “di apprezzamento per i lavori svolti in Arabia Saudita grazie anche alla meditazione americana”. Secondo quanto riportato da Bloomberg, però, i capi della diplomazia dei paesi membri potrebbero addirittura trovarsi nella condizione di non riuscire a concordare una dichiarazione congiunta. Le obiezioni principali sarebbero dell’amministrazione Usa, rappresentata al tavolo dei negoziati dal segretario di Stato Marco Rubio. Il governo Trump si oppone a un linguaggio “antagonistico” nei confronti della Russia, chiamata a decidere sulla proposta di tregua di 30 giorni concordata a Gedda da Stati Uniti e Ucraina. E le politiche commerciali ed estere del presidente Donald Trump non hanno certo contribuito alla distensione, aprendo piuttosto qualche crepa nella tradizionale unità del G7.


La bozza della dichiarazione finale sarà discussa ancora questa sera dagli sherpa dei Sette Grandi. L’ultima versione, che fonti di Bloomberg hanno definito “annacquata”, mostra che i ministri starebbero valutando di accogliere l’accordo tra Ucraina e Stati Uniti, invitando la Russia a ricambiare “incondizionatamente”. Il Gruppo starebbe anche valutando di chiedere “misure di rafforzamento della fiducia”, come il rilascio di prigionieri di guerra, detenuti civili e militari, nonché il ritorno dei bambini ucraini. I riferimenti all’aggressione russa non sarebbero invece presenti. Allo stesso modo, anche il linguaggio sul Medio Oriente sarebbe stato ammorbidito, con la richiesta di un “percorso che porterà a una soluzione a due stati” in Israele e nei territori palestinesi occupati. Quanto all’Indo-Pacifico, i ministri starebbero valutando di invitare la Cina a “impegnarsi in modo sostanziale nel controllo delle armi nucleari” e ricorderanno le tensioni nel Mar Cinese Orientale e Meridionale. Sulla sicurezza marittima, invece, i capi della diplomazia emetteranno un comunicato a parte. “Tutta la stabilità del Medio Oriente per noi è fondamentale e nel documento finale” della ministeriale “abbiamo chiesto ci sia anche un messaggio molto chiaro per la sicurezza dei trasporti nel Mar Rosso, dov’è presente la nostra Marina militare, la missione europea Aspides, a protezione dei mercantili italiani che portano i nostri prodotti verso i mercati orientali”, ha spiegato Antonio Tajani, che ha portato all’attenzione dei colleghi riuniti nella regione canadese di Charlevoix anche la questione di Alberto Trentini, “detenuto ingiustamente” in Venezuela.


Alla fine, dunque, si troverà un accordo, secondo fonti italiane, che riferiscono di un clima più disteso, in particolare dopo i risultati dei colloqui di Gedda tra le delegazioni americana e ucraina. Ed è chiaro che tutti guardano con interesse alle prossime mosse del Cremlino. Vladimir Putin ha spiegato oggi che la Russia è “d’accordo con la proposta di cessate il fuoco in Ucraina”, precisando però che un eventuale accordo di pace “dovrebbe rimuovere le cause profonde di questa crisi”. “Ci sono questioni di cui dobbiamo discutere e penso che dovremmo negoziare con i nostri colleghi e partner americani, magari con una telefonata al Presidente Trump”, ha precisato, mentre dalla Casa Bianca hanno giudicato “molto promettente” la dichiarazione odierna del leader russo. Domani, intanto, Tajani vedrà a Rubio a margine del G7. Il tema dei dazi non è argomento della ministeriale, ma i due ministri potrebbero discuterne in bilaterale. Al segretario di Stato americano, Marco Rubio, “dirò soltanto che una guerra commerciale non conviene a nessuno”, ha spiegato il titolare della Farnesina, secondo il quale “l’Italia può importare di più dagli Stati Uniti e può investire di più in Usa”. Il nostro Paese sta comunque lavorando a un piano di contrasto ad eventuali dazi americani: “pensiamo a mercati dove possiamo esportare di più, per mantenere il livello di export che abbiamo”. Messico, Turchia, Paesi del Golfo, Giappone, India potrebbero essere le nuove frontiere del nostro export, ha sottolineato il ministro, confermando comunque che gli Stati Uniti restano comunque un mercato per le nostre esportazioni. (di Corrado Accaputo)