Governo, Cgil e Uil tornano in piazza: adesso basta
Governo, Cgil e Uil tornano in piazza: adesso bastaRoma, 19 apr. (askanews) – Cgil e Uil tornano in piazza. Dopo gli scioperi di novembre e dicembre scorsi contro la manovra economica e quello dell’11 aprile per sollecitare misure più incisive per arginare le morti sul lavoro, domani le due confederazioni sfileranno in corteo, a Roma, su salute e sicurezza, diritto alla cura e sanità pubblica, riforma fiscale e tutela dei salari. La manifestazione nazionale, il cui slogan è “Adesso basta!”, si concluderà in piazzale Ostiense (concentramento alle 9.30 in piazzale La Malfa, partenza del corteo in viale Aventino alle 10.30) con i comizi dei leader delle due organizzazioni, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri.
Non si allenta, dunque, la pressione dei due sindacati sul Governo Meloni. Una mobilitazione che, hanno annunciato lunedì scorso in conferenza stampa i due segretari generali, non si arresterà e che, anzi, proseguirà nelle prossime settimane fino al raggiungimento degli obiettivi. Ancora una volta la Cisl non ci sarà. La confederazione guidata da Luigi Sbarra ha da tempo scelto un’altra strategia: restare inchiodata ai tavoli di confronto; proseguire la mobilitazione con le proprie modalità nei luoghi di lavoro e nei territori; proporre un patto tra istituzioni, politica e parti sociali; valorizzare l’accoglimento da parte di Palazzo Chigi di alcune delle proposte contenute nelle piattaforme unitarie, continuando allo stesso tempo a incalzare il Governo. Secondo Cgil e Uil, invece, le scelte dell’esecutivo non vanno nella direzione delle richieste unitarie. Pertanto, la protesta non si fermerà. Sulla sicurezza sul lavoro per le due sigle sindacali occorre restituire il sistema di qualificazione di tutte le imprese, sia pubbliche che private, fondato sul rispetto delle normative e sulla regolare applicazione dei contratti collettivi delle organizzazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. La patente a punti, non una leggera patente a crediti, deve essere uno strumento chiaro di sanzione e interdizione dalle attività e dall’accesso degli appalti pubblici pubblici e privati, di tutte le imprese scorrette o operanti in qualsiasi settore. L’obiettivo è zero morti sul lavoro. Sul fisco chiedono di attingere laddove ci sono le risorse per finanziare sanità, istruzione, non autosufficienza, diritti sociali e investimenti pubblici.
La riforma fiscale del governo, aggiungono, continua a tassare lavoro e pensioni più dei profitti, delle rendite finanziarie e immobiliari e del lavoro autonomo benestante. Non tassa invece gli extraprofitti e premia l’evasione, che sottrae 90 miliardi di euro ogni anno alle politiche sociali e di sviluppo del Paese. Cgil e Uil dicono basta con le sanatorie, coi condoni, 18 da inizio legislatura, e i concordati. E anche con i premi a settori che continuano a non pagare fino al 70% delle imposte dovute. Bisogna inoltre indicizzare all’inflazione le detrazioni per lavoro e pensioni. Nessuna flat tax, ma un fisco progressivo su tutti i redditi personali. In tema di salari i sindacati chiedono di rafforzare la contrattazione collettiva settoriale; ridurre l’orario di lavoro a parità di retribuzione; promuovere azioni per una reale parità e il superamento del gap salariale tra uomini e donne; garantire la partecipazione organizzativa e il coinvolgimento dei lavoratori; dare attuazione agli accordi interconfederali sulla rappresentanza sindacale e l’elezione delle rappresentanze sindacali unitarie in ogni luogo di lavoro.
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