I presìdi Slow Food della pesca si fermano per salvare il mare
I presìdi Slow Food della pesca si fermano per salvare il mareRoma, 6 giu. (askanews) – I presìdi della pesca di Slow Food si fermano per salvare il mare e protestare contro la pesca illegale e gli effetti di siccità e riscaldamento, che hanno messo in crisi sia la pesca al mosciolo selvatico di Portonovo, sia la piccola pesca di Torre Guaceto. Li dividono quasi cinquecento chilometri, ma i pescatori di Ancona e di Torre Guaceto stanno vivendo infatti la stessa situazione: il mare, fino a pochi anni fa ricco di risorse, sta presentando il conto. Non ci sono più pesci né molluschi e così, per provare a salvare il loro mare e il loro lavoro, hanno deciso di fermarsi. Ad Ancona l’inizio della stagione è stato rinviato di un mese; all’interno dell’area marina protetta pugliese lo stop durerà un intero anno.
Roberto Rubegni, responsabile Slow Food del Presidio del Mosciolo selvatico di Portonovo, un mollusco selvatico, spiega che il mosciolo sta scomparendo a causa dell’aumento della temperatura del mare, che indebolisce il bisso (il filamento che tiene il mosciolo legato allo scoglio) fino a farlo distaccare, oltre alle poche piogge, che fanno sì che dal monte Conero arrivino in acqua pochi nutrienti, e all’eccessivo sfruttamento. A Torre Guaceto. un’area marina protetta all’interno della quale possono operare soltanto un numero ristretto di barche autorizzate (sette, cioè quelle che aderiscono al Presidio Slow Food della piccola pesca di Torre Guaceto), la situazione è critica. Il motivo lo ha messo nero su bianco il Consorzio di gestione di Torre Guaceto, l’ente che gestisce l’area protetta: la pesca illegale. “I pescatori di frodo hanno danneggiato l’importante lavoro condotto dall’ente di gestione e dai pescatori professionali” si legge sul sito della Riserva. Così, studi scientifici alla mano, si è deciso di fermare l’attività per un anno, fino a maggio 2025.