Il Franciacorta di Rizzini è un grande Chardonnay millesimato vintage
Il Franciacorta di Rizzini è un grande Chardonnay millesimato vintageMilano, 7 dic. (askanews) – Il tesoro di Guido Rizzini nasce in appena 2,2 ettari coltivati esclusivamente a Chardonnay, un unico vigneto su due livelli a Monticelli Brusati, al confine Nord della Franciacorta (Brescia), dove il suolo, inusualmente argilloso, è conosciuto per dar vita a vini di struttura e di una certa potenza. A mettere a dimora queste piante (allora c’era anche il Pinot Bianco) sopra la piccola Cantina era stato quarant’anni fa, il padre di Guido, Beniamino.
Qui, a partire dal 1992 e soprattutto dal 1999 dopo la scomparsa del papà, questo 48enne vignaiolo indipendente lavora con grande passione, assoluta perizia e tangibile scrupolo per realizzare un Metodo Classico millesimato vintage che sia lo specchio della poliedrica risposta che questo vitigno internazionale a bacca bianca riesce a regalare a seconda dell’annata. E grazie ad uno stile rigoroso, preciso e pulito, i risultati sono davvero eccellenti, tanto che negli anni Rizzini Franciacorta è diventato un punto di riferimento per gli appassionati di bollicine. Fatto che non ha cambiato questo vignaiolo tanto timido quanto tenace e scrupolosissimo che non vuole scendere a compromessi e continua a lavorare esclusivamente le proprie uve figlie di rese volutamente assai basse e poi ulteriormente selezionate tanto da non arrivare a finire in bottiglia se non convincono appieno. Per Rizzini e il suo enologo Andrea Rudelli (subentrato da una quindicina di anni ad Alberto Musatti) non esistono standard, il destino di ogni vino viene deciso annata per annata prima della sboccatura, in base alle sue caratteristiche e al suo potenziale evolutivo.
Una scelta coraggiosa che implica produrre un totale di bottiglie che annualmente si aggira intorno alle 15mila, ma corretta perché, alzando anno dopo anno l’asticella della qualità, diviene anche l’arma per distinguersi nel sempre più affollato mercato dei Franciacorta. Ecco allora che il Brut affina in acciaio un minimo di 60 mesi sui lievi, e tempi ancora più lunghi sono previsti per il Dosaggio Zero, l’Extra Brut e la Riserva, quest’ultima prodotta solo nelle “annate eccezionali” e che, come l’Extra Brut, fa un passaggio in barrique. Il mantra di Rizzini è “il vino deve uscire nel suo momento ottimale”: qualcuno può dargli torto?