Il Papa: a Gaza vince solo la morte, non c’è pace senza i due Stati
Il Papa: a Gaza vince solo la morte, non c’è pace senza i due StatiRoma, 29 gen. (askanews) – “Adesso il conflitto” tra Israele e Palestina “si sta drammaticamente allargando. C’era l’accordo di Oslo, tanto chiaro, con la soluzione dei due Stati. Finché non si applica quell’intesa, la pace vera resta lontana. È urgente un cessate il fuoco globale: non ci stiamo accorgendo, o facciamo finta di non vedere, che siamo sull’orlo dell’abisso”. Lo dice Papa Francesco in una intervista a La Stampa.
“È giusto e legittimo difendersi, questo sì. Ma per favore parliamo di legittima difesa, in modo da evitare di giustificare le guerre, che sono sempre sbagliate”, prosegue il Papa, per il quale “l’escalation militare. Il conflitto può peggiorare ul- teriormente le tensioni e le violenze che già segnano il pianeta. Però allo stesso tempo in questo momento coltivo un po’ di speranza, perché si stanno svolgendo riunioni riservate per tentare di arrivare a un accordo. Una tregua sarebbe già un buon risultato”.C’è “chi protesta con veemenza” contro la benedizione delle coppie irregolari e dello stesso sesso, ma “non temo uno scisma: “Cristo chiama tutti dentro” e “non desidera un gruppo selezionato, un’élite. Peccatori siamo tutti” dice Papa Francesco nell’intervista a La Stampa.
“Chi protesta con veemenza – spiega – appartiene a piccoli gruppi ideologici. Un caso a parte sono gli africani: per loro l’omosessualità è qualcosa di ‘brutto’ dal punto di vista culturale, non la tollerano. Ma in generale, confido che gradualmente tutti si rasserenino sullo spirito della dichiarazione ‘Fiducia supplicans’ del Dicastero per la Dottrina della Fede: vuole includere, non dividere. Invita ad accogliere e poi affidare le persone, e affidarsi a Dio”.Riguardo le novità contenute nella dichiarazione, prosegue il Papa, “mi chiedono come mai. Io rispondo: il Vangelo è per santificare tutti. Certo, a patto che ci sia la buona volontà. E occorre dare istruzioni precise sulla vita cristiana (sottolineo che non si benedice l’unione, ma le persone). Ma peccatori siamo tutti: perché dunque stilare una lista di peccatori che possono entrare nella Chiesa e una lista di peccatori che non possono stare nella Chiesa? Questo non è Vangelo”.
“Se temo uno scisma? No. Sempre nella Chiesa ci sono stati gruppetti che manifestavano riflessioni di colore scismatico… bisogna lasciarli fare e passare… e guardare avanti”, continua Bergoglio, spiegando che “Cristo chiama tutti dentro. Tutti. C’è proprio una parabola: quella del banchetto nuziale al quale nessuno si presenta, e allora il re manda i servi ‘ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze’. Il Figlio di Dio vuole far capire che non desidera un gruppo selezionato, un’élite. Poi qualcuno magari entra ‘di contrabbando’, ma a quel punto è Dio a occuparsene, a indicare il percorso. Quando mi interrogano: ‘Ma possono entrare pure queste persone che sono in tale inopportuna situazione morale?’, io assicuro: ‘Tutti, l’ha detto il Signore’. Domande come questa mi arrivano soprattutto negli ultimi tempi, dopo alcune mie decisioni…”, conclude Bergoglio riferendosi a Fiducia supplicans.