Il vertice Ue e il nodo immigrazione, perché Polonia e Ungheria non possono fermare l’accordo
Il vertice Ue e il nodo immigrazione, perché Polonia e Ungheria non possono fermare l’accordoBruxelles, 30 giu. (askanews) – La seconda giornata del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo è cominciata stamattina a Bruxelles con un’ora e mezzo di ritardo rispetto all’orario previsto, le 9.30, a causa del persistente disaccordo di Polonia e Ungheria sul paragrafo delle conclusioni del vertice relativo all’immigrazione.
Secondo fonti europee, dopo che la prima giornata del Consiglio europeo si era chiusa a tarda notte senza approvare questo paragrafo delle conclusioni, i tecnici hanno continuato a tentare una mediazione. Il ‘piano B’, in mancanza di unanimità dei leader a favore del testo, sarebbe quello di denominare il paragrafo contestato come “conclusioni della presidenza del Consiglio europeo”, invece che dell’intero vertice a 27. Su questo punto si era espresso favorevolmente ieri già il premier ungherese Viktor Orban. Un’altra possibilità potrebbe essere quella di eliminare dal paragrafo contestato qualsiasi considerazione positiva sugli ultimi progressi fatti nel lavoro dell’Ue sulla “dimensione esterna” della gestione del fenomeno migratorio, e lasciare solo l’avvertenza finale, secondo cui il Consiglio europeo continuerà a monitorare il lavoro sulla questione.
In ogni caso, le fonti Ue hanno escluso che il Consiglio europeo possa rimettere in discussione l’accordo sulla “dimensione interna” del Patto Ue su Immigrazione e Asilo, concluso dai ministri dell’Interno l’8 giugno a Lussemburgo, con decisione a maggioranza qualificata e voto contrario proprio di Polonia e Ungheria. Il termine “dimensione interna” si riferisce in particolare alla cosiddetta “solidarietà obbligatoria” che costringerebbe gli Stati membri a scegliere se ricollocare sul proprio territorio quote di migranti (stabilite secondo criteri oggettivi) dai paesi di primo ingresso, o, in alternativa, pagare 20.000 euro per ogni migrante non accolto. E questo è esattamente il punto che Budapest e Varsavia non accettano assolutamente e vorrebbero cancellare. Polonia e Ungheria, inoltre, contestano il fatto che decisioni di questo genere possano essere prese dai ministri competenti in Consiglio Ue a maggioranza qualificata (come prevede il Trattato), e pretendono di continuare come si è fatto negli ultimi sette anni, quando sulle decisioni in materia d’immigrazione non si è mai votato se non c’era il consenso di tutti i paesi.
Da notare, inoltre, che le conclusioni del Consiglio europeo riguardo ai rapporto con la Tunisia non fanno parte del paragrafo sull’immigrazione, ma sono nel paragrafo sulle relazioni estere, che non sembra essere contestato. Prima della ripresa del Consiglio europeo, c’è stato un incontro trilaterale fra la premier italiana Giorgia Meloni e i suoi colleghi polacco, Mateusz Morawiecki, e ungherese, Viktor Orban, per tentare una mediazione.
L’accordo dei ministri degli Interni dei 27 dell’8 giugno costituisce la posizione negoziale del Consiglio Ue per le trattative che sono già cominciate con il Parlamento europeo, che su questa materia è co-legislatore, in vista di un accordo sul testo finale che si spera possa essere raggiunto entro il prossimo mese di febbraio.