Il vertice Ue e l’immigrazione, come Polonia e Ungheria sono finite nell’angolo
Il vertice Ue e l’immigrazione, come Polonia e Ungheria sono finite nell’angoloBruxelles, 30 giu. (askanews) – Al Consiglio europeo di Bruxelles sul tema immigrazione “non c’è stata unanimità ma una larga convergenza a 25 che era stata assente negli anni passati”. Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, durante la conferenza stampa al termine del vertice europeo di questo pomeriggio.
Polonia e Ungheria, che hanno contestato e quindi bloccato il paragrafo sull’immigrazione nella bozza di conclusioni del Consiglio europeo, hanno ottenuto solo una frase nelle conclusioni pubblicate dal presidente Michel, in cui si riferisce che durante il vertice “è stato notato” quello che hanno detto contro l’accordo sul Patto immigrazione e asilo approvato dai ministri dell’interno dell’Ue a maggioranza qualificata l’8 giugno a Lussemburgo. D’altra parte, ha detto Michel, “l’accordo è valido e dovrà essere messo in opera” dagli Stati membri, checché ne dicano i premier ungherese e polacco Viktor Orban e Mateusz Morawiecki.
“Per essere stato qui presente già da diversi anni (come premier belga, prima di essere nominato presidente del Consiglio europeo, ndr), quando c’erano delle tensioni molto vive riguardo al tema dell’immigrazione, devo dire che la mia impressione è che sul fondo, sulla maniera operativa di agire, abbiamo fatto molti progressi”, ha detto Michel rispondendo a una giornalista che chiedeva se non fosse preoccupato dall’opposizione frontale di Polonia e Ungheria all’accordo sul Patto Ue su immigrazione e asilo. Su questo tema, ha continuato Michel, “qualche anno fa tutto era assolutamente bloccato sul piano europeo; qui invece vediamo che era già stato fatto un passo avanti importante sul Patto sull’Immigrazione, convalidato a maggioranza qualificata qualche giorno fa” dai ministri degli Interni dell’Ue, “con qualche voto contrario (Polonia e Ungheria, ndr) e qualche astensione (Malta, Bulgaria, Slovacchia e Lituania, ndr), e che oggi c’è un sostegno per il testo sull’immigrazione espresso da 25 paesi su 27, dunque un passo in avanti aggiuntivo”.
“La trasparenza – ha osservato il presidente del Consiglio europeo – impone di dire la verità: la verità è che, da una parte, ci sono 25 paesi mobilitati per sostenere il processo, la messa in opera del Patto migratorio, così come è stato deciso democraticamente, 25 paesi mobilitati per agire sulla dimensione esterna, conformemente alle conclusioni del presidente” del Consiglio europeo (che riprendono passo per passo tutto quello che c’era scritto nella bozza di conclusioni del vertice bloccata da Polonia e Ungheria). E dall’altra parte “ci sono due paesi che hanno indicato la loro disapprovazione”. “Come garante di un dibattito di qualità e rispettoso in Consiglio europeo – ha spiegato ancora Michel – posso riferire che le due ragioni principali di queste posizioni espresse da Polonia e Ungheria, per quello che ho capito, consistono da una parte nella disapprovazione della sostanza del Patto migratorio, e d’altra parte nella disapprovazione del processo decisionale, ovvero dell’uso della maggioranza qualificata, che è il risultato di quanto previsto nei Trattati Ue”.
Questo perché “questi due paesi hanno una interpretazione diversa di alcune conclusioni precedenti del Consiglio europeo”, pubblicate nel 2018. “Noto – ha puntualizzato Michel – che ci sono 25 paesi che hanno la stessa interpretazione di queste conclusioni precedenti, 25 paesi che fanno progressi sull’immigrazione, sulla sua dimensione interna e su quella esterna; e poi ci sono due paesi che ci hanno comunicato che non possono dare il loro accordo, per le due ragioni che ho cercato di indicare in perfetta trasparenza”. Ebbene, ha affermato il presidente del Consiglio europeo, “noi, dimostrando sangue freddo e calma, continueremo ad avanzare, continueremo a mettere in opera il Patto migratorio, che è stato convalidato, e che dovrà essere attuato; e spero che il ‘trilogo’ (il negoziato in corso con il Parlamento europeo e la Commissione per arrivare all’adozione dei testi legislativi finali, ndr) permetterà di portarlo avanti”. “E sul piano esterno – ha aggiunto Michel – non posso che constatare l’implicazione politica al più alto livello, quando i capi di Stato e di governo si coordinano con la presidenza della Commissione, si impegnano con i presidenti dei paesi terzi, mostrano una volontà di essere operativi e concreti nel perseguimento dei risultati, su cose che sono essenziali per migliorare la gestione dell’immigrazione”. “Per esempio – ha indicato il presidente del Consiglio europeo – sulla questione dei visti, o sui programmi d’investimento, o sulla cooperazione per cercare di smantellare il modello di business dei trafficanti”. “E’ di questo che si tratta; e su questo – ha concluso Michel – il dibattito di diverse ore che abbiamo avuto ieri” durante il Consiglio europeo “è stato utile: ha potuto mostrare, se non l’unanimità, che non c’è stata, una larghissima convergenza, ben più grande delle convergenze che erano assolutamente assenti dalla realtà politica dell’Europa qualche anno fa, quando ci sono stati dei momenti molto tesi su questa questione migratoria”.