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Import di cibo straniero in Italia a quota 65 mln nel 2023

Import di cibo straniero in Italia a quota 65 mln nel 2023Roma, 26 feb. (askanews) – Nel 2023 in Italia è stato importato dall’estero cibo straniero per un totale di 65 miliardi di euro. Il valore delle importazioni agroalimentari non è mai stato così alto e spesso questi prodotti provengono “da Paesi che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale e di rispetto dei diritti dei lavoratori”. A denunciarlo è la Coldiretti, che oggi è scesa in piazza a Bruxelles, dove si tiene l’Agrifish, con 3mila agricoltori.



“Chiediamo che sull’import ci sia un netto stop all’ingresso di prodotti da fuori dei confini Ue che non rispettano i nostri stessi standard, garantendo il principio di reciprocità delle regole, poiché non possiamo più sopportare questa concorrenza sleale, che mette a rischio la salute dei cittadini e la sopravvivenza delle imprese agricole – ha detto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – Occorre lavorare per aumentare la produzione agricola per recuperare le produzioni in termini non solo di sostenibilità, ma anche in termini quantitativi e su quello dei contratti di filiera”. Tra i prodotti più importati il grano, visto che in Italia nel 2023 le importazioni sono più che raddoppiate: il Canada resta il primo fornitore, ma la “vera invasione” che ha segnato il 2023 è quella di grano russo e turco aumentati rispettivamente del +1164% e del +798% secondo un’analisi pubblicata dal Centro Studi Divulga. Un fenomeno mai registrato nella storia del nostro Paese, che ha fatto calare in maniera significativa le quotazioni del prodotto italiano.


Sotto accusa anche gli accordi commerciali agevolati che portano in Italia prodotti coltivati spesso con l’uso di pesticidi vietati nell’Unione Europea come il riso asiatico che viene coltivato utilizzando il triciclazolo, potente pesticida vietato nell’Unione Europea dal 2016, ma che entra in Italia grazie al dazio zero o le lenticchie canadesi, anch’esse fatte seccare con il glifosato. Seguono le arance egiziane, oggetto di notifiche dal Rassf, il sistema di allerta rapido dell’Ue, per la presenza di Clorpirifos, un pesticida bandito nell’Unione Europea dal 2020; le nocciole turche su cui pesa anche l’accusa del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti di essere coltivate con lo sfruttamento del lavoro minorile; i limoni argentini coltivati usando pesticidi tra cui propiconazolo, vietato dal 2019. Senza dimenticare il concentrato di pomodoro cinese, che costa la metà di quello tricolore grazie allo sfruttamento dei prigionieri politici e fa abbassare le quotazioni del prodotto nazionale. Resta infine, sottolinea Coldiretti, la minaccia dell’accordo Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, con le inadempienze di molti Paesi sudamericani sul piano della sostenibilità delle produzioni agroalimentari e rischi per l’ambiente, la sicurezza alimentare e lo sfruttamento del lavoro minorile.