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In Giappone l’impiego è sempre meno “a vita”

In Giappone l’impiego è sempre meno “a vita”Roma, 4 mar. (askanews) – Un totem dell’economia giapponese – il sistema dell’impiego a vita – è sempre meno solido e soprattutto i giovani tendono a fare scelte diverse che consentono loro di coltivare altri interessi oltre a quello per il lavoro. Secondo quanto scrive oggi il Nikkei, il numero di persone tra i 25 e i 34 anni che hanno scelto di lavorare con modalità non fisse – i cosiddetti “freeter” – è salito di 730mila nel 2023, 140mila in più rispetto al 2013.



Non si tratta di un ripiego, perché il numero di coloro che si sono trovati costretti ad accettare questo tipo di soluzioni lavorative a causa di mancanza di altre opzioni si è sostanzialmente dimezzato, mentre coloro che dicono di voler “lavorare quando fa loro comodo” sono aumentati di 10,6 punti percentuali rispetto al 2013, arrivando al 31,9%. “Sempre più persone cercano una vita appagante al di fuori del lavoro. I valori del lavoro stanno cambiando”, ha affermato il professor Shintaro Yamaguchi della Graduate School of Economics dell’Università di Tokyo.


Considerando tutte le generazioni, il numero di persone che svolgono lavori irregolari perché non riuscivano a trovare un lavoro a tempo pieno è in calo. Nel 2023, il numero era di 1,96 milioni, in calo di 1,45 milioni rispetto al 2013. L’economia giapponese è in via di guarigione dopo il grande terremoto del Giappone orientale nel 2011, con il tasso di disoccupazione rimasto al di sotto del 4% dal 2014. Il rapporto tra offerte di lavoro e persone in cerca di lavoro è rimasto superiore a 1.


Il Ministero del Lavoro ha anche spinto il passaggio a posizioni a tempo pieno fornendo sussidi. Si ritiene che il programma abbia consentito a poco più di 780.000 persone di passare a posizioni a tempo pieno dall’anno fiscale 2013 all’anno fiscale 2022. Tuttavia il numero totale di lavoratori non regolari è salito a 21,24 milioni nel 2023, con un aumento di 2,18 milioni rispetto al 2013. Il salto è dovuto al fatto che le persone anziane lavorano oltre la tradizionale età pensionabile. Il numero di persone di età pari o superiore a 65 anni che desiderano lavorare con un orario flessibile è stato pari a 1,45 milioni nel 2023, in aumento di 890.000 rispetto al 2023.


Il fatto che sempre più lavoratori scelgono posizioni flessibili, da questo punto di vista, potrebbe dover costringere il governo a rimettere in discussione i programmi di sicurezza sociale esistenti. Dato che i lavoratori non regolari guadagnano generalmente il 30% in meno rispetto ai dipendenti regolari, i loro contributi previdenziali saranno inferiori, con conseguente erogazione pensionistica insufficiente.