In Spagna non c’è “l’ondata Meloni”: Sanchez tiene e argina Vox
In Spagna non c’è “l’ondata Meloni”: Sanchez tiene e argina VoxRoma, 24 lug. (askanews) – Che cosa significa a livello europeo il risultato delle elezioni in Spagna e le tante incognite seminate dal voto che non assegna nè alle destre, nè alle sinistre una maggioranza assoluta? “Il timore di una nuova alleanza di Paesi guidati dalla destra nel Consiglio europeo svanisce, ma preparatevi al ritorno della Catalogna come questione politica o a nuove elezioni”, commenta stamane Politico. “Insomma, ci saranno altre notizie da Madrid durante il resto della presidenza spagnola del Consiglio”.
Bruxelles attendeva il risultato del voto anticipato spagnolo perché la Spagna da luglio è alla presidenza di turno dell’Ue (il premier Sanchez ha rinviato il discorso di inaugurazione al parlamento europeo per opportunità elettorale) ma soprattutto perché dalle urne spagnole poteva uscire un decisivo sdoganamento delle destre e relativi equilibri anche in chiave Ue, in vista delle europee del 2024. La premier Giorgia Meloni ha sostenuto Vox e il suo leader Santiago Abascal; una settimana fa è intervenuta in collegamento a un raduno del partito a Valencia, ha parlato dell’ora dei “patrioti”. Al parlamento europeo nel 2021 Meloni ha evitato l’alleanza con i sovranisti di cui fa parte anche la Lega di Salvini, assicurandosi la collaborazione del Partito Popolare Europeo. Simile schema in qualche modo è stato riprodotto dal Partito Popolare spagnolo, che ha già avviato una serie di accordi a livello di enti locali con l’estrema destra. Ma alla luce dello scrutinio di ieri questo forse gli ha giocato contro: la scommessa di arrivare al governo trovando accordi con Vox non ha pagato, i risultati di ieri non lasciano spazio a un ingresso dell’estrema destra in una coalizione governativa. “La Spagna ferma l’ondata Meloni, l’ondata Orban, l’ondata Morawiecki, l’alleanza della destra con l’estrema destra, ma non ha completato la creazione di una formula di governance stabile”, osserva (e titola) oggi il quotidiano La Vanguardia, riferendosi al fatto che Fratelli d’Italia appartiene alla famiglia europea dei Conservatori e riformisti, un gruppo che comprende i polacchi di Diritto e giustizia e Vox.
“Alberto Nunez Feijóo vince senza numeri per governare. Niente può fare con Vox”, e d’altro canto “Sanchez ha resistito, ma la sua investitura potrebbe essere bloccata dall’uomo di Waterloo, Carles Puigdemont”, l’ex presidente della Generalitat in esilio, il cui partito Junts si ritrova ago della bilancia della governablità a Madrid. Insomma, sempre citando La Vanguardia, “tutti gli attori e gli ingredienti dell’effervescente politica spagnola si sono ricombinati in modo davvero sorprendente”, gli scenari sono aperti, ma quelli europei meno di quanto sembrasse due giorni fa. Intanto in Germania il presidente del gruppo parlamentare conservatore CDU/CSU al Bundestag, Friedrich Merz, ha detto ieri che il suo partito è “certamente” pronto a collaborare con l’estrema destra nazionalista di Alternative fur Deutschland (AfD) a livello comunale. Una presa di posizione clamorosa e di portata storica, che ha sollevato un coro di voci contrarie in seno alla Cdu, ma che la stessa Afd ha tradotto nella fine del “cordone sanitario” tra conservatori ed estrema destra in Germania.