In Veneto buona quantità olive ma resa bassissima: olio sarà poco
In Veneto buona quantità olive ma resa bassissima: olio sarà pocoRoma, 27 nov. (askanews) – Buone quantità di olive raccolte ma una resa tra le più basse di sempre. E, dunque, poco olio ma altissimi costi di produzione per la molitura. E’ il bilancio della campagna olearia 2024 in Veneto dove, nonostante la buona qualità e quantità di olive, grazie all’assenza della mosca olearia, le rese sono state tra le più basse di cui si abbia memoria nel territorio veneto.
Nel 2023 fu la quantità di olive ad essere insoddisfacente, mentre il 2022 fu segnato dalla siccità e dalla cascola e nel 2021 la produzione fu praticamente azzerata. Quest’anno le olive c’erano, ma sarà l’olio a scarseggiare. “Le rese quest’anno sono state attorno al 10% di media, oscillando dal 7 all’11,5%, ben lontane dalle medie del 15% di altri anni – spiega Leonardo Granata, presidente degli olivicoltori di Confagricoltura Veneto e produttore di olio dei Colli Euganei – Abbiamo pagato il frantoio in proporzione alle buone quantità di olive raccolte, che sono state decisamente superiori rispetto al 2023, ma abbiamo portato a casa poco olio, tanto che la sproporzione tra costi di produzione e introiti ci consentirà di conseguire una redditività appena sufficiente a coprire i costi di gestione. Non è una situazione solo veneta, ma estesa a tutta l’Italia”.
Le rese così basse sono dovute, probabilmente, al cambiamento delle temperature all’inizio di settembre, a cui hanno fatto seguito piogge continue e abbondanti, che di fatto ha bloccato la maturazione dell’oliva. I frutti hanno cominciato a pompare acqua, risultando scarichi di olio. “È difficile che i produttori continuino a investire in questo settore se non si esce da questo buco nero – dice Granata – anche perché, a fronte di risultati deludenti, ci troviamo a sostenere costi di produzione sempre più alti non solo in fase di raccolta e di molitura, ma di potatura, concimazione, sfalcio erba e trattamenti”. Il sostegno all’olivicoltura è quindi indispensabile per la prosecuzione dell’attività: “da alcuni anni abbiamo intessuto una collaborazione stretta con le Università di Verona e Padova per studiare soluzioni e mettere a punto cultivar che possano reggere meglio i cambiamenti climatici in corso – spiega Granata – Anche dalla Regione stiamo ricevendo ascolto e supporto, tanto che sta promuovendo documenti importanti a tutela dell’olivicoltura. E di questo vogliamo ringraziarla”.
Secondo i dati 2023 di Veneto Agricoltura, la superficie coltivata a olivo in produzione si è portata a 4.893 ettari, con un lieve aumento del 0,1%. Il 72% delle piante si torva nel Veronese (3.525 ettari, +0,1%), a cui seguono Vicenza (495 ettari, +0,4%), Treviso (437 ettari, -0,2%) e Padova (425 ettari, stabile).