Invest in Tuscany, la Regione spinge su ricerca e innovazione
Invest in Tuscany, la Regione spinge su ricerca e innovazioneFirenze, 17 gen. (askanews) – Con un prodotto interno lordo pro capite sopra la media nazionale (6,5% in più), un valore aggiunto manifatturiero in crescita rispetto agli ultimi due anni e un’occupazione femminile che sfiora il 70% la Regione Toscana rilancia la propria strategia di attrazione di investimenti esteri in occasione dell’Annual Meeting di Invest in Tuscany, la direzione che da oltre 10 anni lavora per sostenere le aziende che vogliono mettere radici sul territorio.
“Tra gli obiettivi immediati – ha detto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – vorrei sottolineare il bando di prossima apertura in ricerca e sviluppo per l’attrazione di investimenti. Si tratta di un nuovo bando sperimentale, complementare ad altre misure, messo a punto dialogando con Confindustria e altre associazioni, con l’obiettivo di portare nuove attività di ricerca in Toscana e favorire l’insediamento di nuove attività. Si parte con una dotazione di 5 milioni di euro di fondi europei che potrà salire a 10 milioni di euro ed è una scommessa per avere uno strumento in più con cui dialogare e attirare nuovi investitori sul territorio o favorire anche imprese che hanno già qui l’attività produttiva e potrebbero aggiungere la funzione della ricerca. Sarà fondamentale – ha aggiunto – la collaborazione con altri soggetti per diffondere la cultura dell’attrazione, mappare le opportunità nel territorio, creare competenze e favorire il radicamento delle imprese e la valorizzazione delle competenze degli addetti. Stiamo inoltre studiando – ha proseguito – altre misure come la mappatura di aree industriali dismesse, per favorire l’insediamento di nuove imprese senza aumentare il consumo di suolo, la creazione di un gruppo di lavoro interdirezionale, per velocizzare e semplificare il rapporto tra imprese e Regione e la messa a punto di ‘pacchetti’ di incentivi multimisura che supportino i nuovi insediamenti relativamente a costi di insediamento, ricerca e sviluppo, formazione del personale. Con un possibile punto di approdo di questo lavoro: dotarsi di una legge specifica sull’attrazione, così come fatto in tempi recenti da altre Regioni”. Sono circa 3000 le unità locali di aziende multinazionali in Toscana (il 6,2% del dato nazionale), con oltre 80mila lavoratori: rappresentano lo 0,9% delle unità locali toscane ma contribuiscono al 19,5% del valore aggiunto (11,2 miliardi) e al 18,1% del fatturato (37,2 miliardi). I vertici delle imprese multinazionali a controllo estero in Toscana risiedono principalmente in Francia, seguono gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Numeri in aumento tra il 2017 e il 2023, nonostante le incertezze che hanno segnato l’economia a livello globale. Secondo il Rapporto della Community Toscana 2024 realizzato da The European House – Ambrosetti e presentato oggi, il 74% degli indicatori economici analizzati in Toscana a confronto con le altre regioni, presentano una variazione positiva nell’ultimo anno (26 su 35). Cinque le aree strategiche prese in esame per valutare la competitività: apertura al business verso l’esterno (a partire da export, imprenditoria e turismo), innovazione e transizione digitale, mercato del lavoro e istruzione/formazione, transizione verde ed energetica, dotazione infrastrutturale materiale e immateriale (ovvero infrastrutture legate ai trasporti e alla connettività).
Tra gli ambiti su cui la Toscana supera la media nazionale la percentuale di nuove imprese avviate in rapporto alla popolazione (seconda regione in Italia), l’incidenza delle rinnovabili al netto dell’idroelettrico (95,4% rispetto al 74,5% di media nazionale, che rende la regione tra le meno vulnerabili rispetto alla dipendenza dalle fonti fossili), l’export che rappresenta il 42,4% del PIL regionale contro una media del 31,9% (+14,3% rispetto al 2021). Ampie potenzialità di crescita invece sulle vendite online da parte delle aziende toscane (ancora solo l’11,8% del totale, percentuale su cui incide anche la dimensione media delle imprese), le infrastrutture ferroviarie con particolare riferimento ai collegamenti tra i principali porti toscani – tra i più importanti in Italia – e il resto del Paese, e l’incidenza dell’esportazione di prodotti hi-tech.
“Le analisi della Community Toscana 2024 hanno fatto emergere, anche dal confronto con la comunità imprenditoriale della regione – tre macro-ambiti di intervento: innanzitutto l’importanza di adeguare l’offerta formativa alle nuove esigenze del mercato del lavoro, soggetto sempre più a una forte accelerazione sul fronte tecnologico. Ad oggi il 41,9% delle assunzioni è di difficile reperimento, così come si dovrebbe favorire una maggiore specializzazione del sistema post-diploma (ITS e Università) sulle discipline STEM. In seconda battuta, dalla transizione green possono derivare importanti opportunità per la decarbonizzazione dell’economia e l’abbattimento dei costi energetici, ad esempio favorendo investimenti sulle fonti rinnovabili e su nuove tecnologie (come l’idrogeno). Infine le aziende richiedono una migliore connettività a livello regionale per i flussi delle merci, aspetto strategico insieme alla promozione di una crescente digitalizzazione dei processi e dei modelli di business”, afferma Pio Parma, Senior Consultant The European House – Ambrosetti e responsabile della Community Toscana. La mattinata ha visto anche l’insediamento Advisory Board di Invest in Tuscany – il tavolo consultivo regionale previsto dal protocollo tra Confindustria, Confindustria Toscana e Regione Toscana – che si occupa di favorire il confronto e la risposta istituzionale alle esigenze delle imprese estere o di rilevanza nazionale già presenti nel territorio regionale o che intendono investire in Toscana. All’Advisory hanno partecipato i componenti della Commissione multinazionali di Confindustria Toscana. “Siamo convinti che lavorando fianco a fianco, la Regione potrà rappresentare un acceleratore dei nuovi progetti industriali e che sarà possibile tracciare una via toscana all’innovazione non solo per le grandi corporation, ma anche e soprattutto per le PMI a cui esse sono legate da consolidati rapporti di filiera”, ha spiegato Paolo Ruggeri, coordinatore della Commissione multinazionali di Confindustria Toscana e vice presidente Baker Hughes – Nuovo Pignone.