Ipotesi modifiche a ddl sicurezza apre nuova crepa in maggioranza
Ipotesi modifiche a ddl sicurezza apre nuova crepa in maggioranzaRoma, 11 dic. (askanews) – E’ scontro all’interno alla maggioranza sul ddl sicurezza all’esame delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato. Due ore dopo che il ministro dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani (Fdi) aveva aperto a modifiche, seppur con cautela, e non aveva escluso una terza lettura alla Camera, è arrivato l’altolà della Lega: “va approvato immediatamente senza perdite di tempo”. D’altronde subito dopo il via libera alla Camera, a metà novembre, il vicepremier Matteo Salvini aveva annunciato un “canale di urgenza assoluta” che, nella sostanza, non c’è stato.
Ciriani aveva parlato al termine di una riunione esecutivo-maggioranza per fare il punto sull’iter del disegno di legge e all’incontro erano presenti anche i sottosegretari alla Giustizia Andrea Ostellari e all’Interno Nicola Molteni, entrambi della Lega. Una mossa, quella del ministro, certamente concordata con Palazzo Chigi. Ciriani, pur ammettendo “sensibilità diverse”, aveva spiegato ai cronisti: “in generale nessuno intende stravolgere il senso e i contenuti di questo pacchetto sicurezza. Se si tratterà di fare qualche correttivo cercheremo di farlo” come sulle “madri detenute” e le “sim per migranti”. “Abbiamo fatto il punto con i colleghi della Giustizia e degli Interni su alcuni aspetti che possono essere migliorati. Stiamo verificando. Non c’è la cannabis. Oggi è solo un primo incontro”.
Due ore dopo l’altolà da via Bellerio: “il ddl sicurezza rappresenta uno strumento normativo di primaria importanza fortemente voluto dal Governo per tutelare l’operato delle nostre forze di polizia sottoposte a sistematiche aggressioni e violenze durante le manifestazioni di piazza e per risolvere i principali fenomeni di allarme sociale, come le occupazioni abusive di case, che minano la sicurezza dei cittadini e delle comunità locali. Va approvato immediatamente senza perdite di tempo”. Intanto stasera riprendono i lavori in commissione. I gruppi di minoranza hanno presentato circa 1.500 emendamenti e stanno sfruttando tutti i margini offerti dal regolamento per fare ostruzionismo, tanto che l’esame è arrivato all’articolo 10 sui 38 complessivi. Pd, M5S, Avs e +Europa hanno aderito alla manifestazione nazionale indetta per sabato prossimo dalla Rete nazionale ‘A Pieno Regime’. Sono sul piede di guerra anche gli operatori del settore della canapa contro la norma, caldeggiata dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano, che la equipara alla cannabis.
L’ipotesi di riaprire i giochi sul provvedimento è stata accolta dal Pd con la richiesta “che, per una volta, vi sia la disponibilità da parte della maggioranza ad un confronto vero che porti alla riscrittura del testo, e prevalgano le ragioni del diritto e della ragionevolezza su quelle dell’ideologia e della propaganda”. Il ddl, hanno affermato i senatori Andrea Giorgis e Alfredo Bazoli è “pieno di strafalcioni giuridici, di norme palesemente incostituzionali, di previsioni contraddittorie”. Riccardo Magi di +Europa attacca: “questo provvedimento è un un ammasso di bestialità giuridiche, ritiratelo prima che ve lo smontino i tribunali e che produca danni irreparabili ai cittadini e allo stato di diritto nel nostro Paese”. Varato dal consiglio dei ministri più di un anno fa, il ddl sicurezza ha incontrato diversi ostacoli in Parlamento tra stop and go, frenate e accelerazioni, bracci di ferro tra le diverse anime del centrodestra (poi risolti all’ultimo miglio). In Senato di nuovo lo stallo. Il testo introduce oltre venti tra nuovi reati, innalzamenti di pena o aggravanti e contiene un pacchetto di misure corpose che vanno dal reato di blocco stradale o ferroviario attuato con il proprio corpo, alle norme ‘anti-Ponte’ e ‘anti-Tav’, al contrasto alle occupazioni abusive, all’equiparazione delle inflorescenze della canapa industriale alla droga, all’autorizzazione agli agenti di pubblica sicurezza a detenere e a portare senza licenza armi anche quando non sono in servizio, sino al reato di resistenza passiva nei Cpr e nelle carceri.