La Bce vara un nuovo aumento ai tassi ma non si sbilancia sul dopo
La Bce vara un nuovo aumento ai tassi ma non si sbilancia sul dopo
“Troppa incertezza” da tempeste Borse. Se necessario interverrà
Roma, 16 mar. (askanews) – La Banca centrale europea ha tirato dritto con il nuovo rialzo dei tassi di interesse da 50 punti base, che aveva preannunciato già dalla riunione del Consiglio direttivo di inizio febbraio. Mentre in riposta alla tempesta finanziaria che ha investito Borse e banche, ha assicurato che se dovesse rendersi necessario sarà pronta a intervenire per garantire la stabilità dei mercati. Ha rimarcato la solidità degli istituti di credito dell’eurozona e, infine, si è astenuta, questo sì, dall’indicare ulteriori mosse sui tassi di interesse.
Ma questo non significa che non intenda alzarli ancora. Vista l’accresciuta incertezza che al momento circonda le prospettive di inflazione “non è possibile a questo punto determinare quale sarà il percorso dei tassi”, ha spiegato la presidente Christine Lagarde, nella conferenza stampa esplicativa. “Ma se lo scenario previsionale di base si dovesse confermare, abbiamo ancora tanta strada da fare” (in termini di rialzi).
Perché di fondo, secondo la Bce, l’inflazione rischia di “rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato”. E quindi era giustificato, oggi, operare la nuova stretta, anche in un contesto che sembrava raccomandare maggiore cautela.
La decisione è stata presa “con una ampia maggioranza dal Consiglio direttivo, con 3 o 4 componenti che che non la supportavano, non perché fossero contrari in linea di principio – ha riferito la presidente – ma perché avrebbero preferito avere più tempo per valutare”.
La Bce non dice mai chi abbia votato cosa nel direttorio. Non lo riportano nemmeno i verbali – e su questo Consiglio bisognerà attenderli fino al 20 aprile – ma è un fatto che da settimane, se non mesi, sia il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, sia il componente italiano del Comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta, lanciavano richiami ad una maggiore prudenza sulla stretta monetaria.
Ad ogni modo, gli sviluppi sui mercati “accrescono l’importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni”, riconosce tutto il Consiglio. E, appunto, dalle comunicazioni è quantomeno sparito qualunque riferimento a “intenzioni” sulle mosse future.
Sempre oggi la Bce ha pubblicato le sue previsioni aggiornate su economia e inflazione, ma con un problema rilevante: non tengono conto degli effetti proprio dell’ultima fase di alta tensione dei mercati (sono state completate in precedenza). Quindi, di fatto, già superate, specialmente se la tensione dovesse trascinarsi. Se invece la volatilità dovesse svanire, dopo le misure decise dalla Federal Reserve in risposta al fallimento della Silicon Valley Bank, e della Banca nazionale svizzera, dopo il tracollo del Credit Suisse, allora le cifre fornite oggi potrebbero forse riguadagnare consistenza.
I tecnici della Bce hanno rivisto al rialzo al più 1% l’attesa di crescita dell’area euro di quest’anno, mentre hanno limato al più 1,6% la previsione sia sul 2024, sia sul 2025. Contestualmente hanno rivisto al ribasso le previsioni di inflazione al 5,3% quest’anno, al 2,9% sul 2024 e al 2,1% nel 2025. Ma hanno alzato al 4,6% l’attesa sull’inflazione di fondo di quest’anno, cioè sulla crescita dei prezzi senza energia e alimentari. “In seguito dovrebbe ridursi al 2,5% nel 2024 e al 2,2% nel 2025”. Quindi non lontana dal valore obiettivo.
L’istituzione ha anche affermato di esser pronta a “intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro”. E ha aggiunto che il settore bancario dell’area dell’euro “è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità”.
“Anche se si guarda alla composizione dei margini sulle liquidità sono di alta qualità e molto liquidi”, ha rimarcato il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos. “E c’è un’altra cosa rilevante: le esposizioni ai rischi sono piuttosto limitate e non ci sono concentrazioni di rischi”. Insomma, nell’eurozona non vi è nulla che assomigli a Svb e nulla che faccia presagire un caso simile a Credit Suisse. O almeno così la pensa la Bce.
Infine, non si è parlato, oggi, della manovra di inasprimento “quantitativo” che in parallelo, a ritmi piuttosto blandi, si sta portando avanti riducendo gli stock di titoli, prevalentemente pubblici, in misura di 15 miliardi di euro al mese mediante parziale non rinnovo dei bond che giungono a scadenza. “Abbiamo avuto un sacco di altre cose da discutere”, ha concluso Lagarde.
Per una volta la scelta non ha scatenato ulteriori scossoni sui mercati. Le Borse hanno anzi reagito in positivo e chiuso tutte con rialzi (Milano +1,38%), che recuperano parte dei capitomboli di ieri. Domani si vedrà se la tendenza si confermerà. L’euro ha consolidato i rialzi a 1,0607 dollari in serata. (di Roberto Vozzi).
Ma questo non significa che non intenda alzarli ancora. Vista l’accresciuta incertezza che al momento circonda le prospettive di inflazione “non è possibile a questo punto determinare quale sarà il percorso dei tassi”, ha spiegato la presidente Christine Lagarde, nella conferenza stampa esplicativa. “Ma se lo scenario previsionale di base si dovesse confermare, abbiamo ancora tanta strada da fare” (in termini di rialzi).
Perché di fondo, secondo la Bce, l’inflazione rischia di “rimanere troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato”. E quindi era giustificato, oggi, operare la nuova stretta, anche in un contesto che sembrava raccomandare maggiore cautela.
La decisione è stata presa “con una ampia maggioranza dal Consiglio direttivo, con 3 o 4 componenti che che non la supportavano, non perché fossero contrari in linea di principio – ha riferito la presidente – ma perché avrebbero preferito avere più tempo per valutare”.
La Bce non dice mai chi abbia votato cosa nel direttorio. Non lo riportano nemmeno i verbali – e su questo Consiglio bisognerà attenderli fino al 20 aprile – ma è un fatto che da settimane, se non mesi, sia il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, sia il componente italiano del Comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta, lanciavano richiami ad una maggiore prudenza sulla stretta monetaria.
Ad ogni modo, gli sviluppi sui mercati “accrescono l’importanza di un approccio fondato sui dati per le decisioni”, riconosce tutto il Consiglio. E, appunto, dalle comunicazioni è quantomeno sparito qualunque riferimento a “intenzioni” sulle mosse future.
Sempre oggi la Bce ha pubblicato le sue previsioni aggiornate su economia e inflazione, ma con un problema rilevante: non tengono conto degli effetti proprio dell’ultima fase di alta tensione dei mercati (sono state completate in precedenza). Quindi, di fatto, già superate, specialmente se la tensione dovesse trascinarsi. Se invece la volatilità dovesse svanire, dopo le misure decise dalla Federal Reserve in risposta al fallimento della Silicon Valley Bank, e della Banca nazionale svizzera, dopo il tracollo del Credit Suisse, allora le cifre fornite oggi potrebbero forse riguadagnare consistenza.
I tecnici della Bce hanno rivisto al rialzo al più 1% l’attesa di crescita dell’area euro di quest’anno, mentre hanno limato al più 1,6% la previsione sia sul 2024, sia sul 2025. Contestualmente hanno rivisto al ribasso le previsioni di inflazione al 5,3% quest’anno, al 2,9% sul 2024 e al 2,1% nel 2025. Ma hanno alzato al 4,6% l’attesa sull’inflazione di fondo di quest’anno, cioè sulla crescita dei prezzi senza energia e alimentari. “In seguito dovrebbe ridursi al 2,5% nel 2024 e al 2,2% nel 2025”. Quindi non lontana dal valore obiettivo.
L’istituzione ha anche affermato di esser pronta a “intervenire ove necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’area dell’euro”. E ha aggiunto che il settore bancario dell’area dell’euro “è dotato di buona capacità di tenuta, con solide posizioni di capitale e liquidità”.
“Anche se si guarda alla composizione dei margini sulle liquidità sono di alta qualità e molto liquidi”, ha rimarcato il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos. “E c’è un’altra cosa rilevante: le esposizioni ai rischi sono piuttosto limitate e non ci sono concentrazioni di rischi”. Insomma, nell’eurozona non vi è nulla che assomigli a Svb e nulla che faccia presagire un caso simile a Credit Suisse. O almeno così la pensa la Bce.
Infine, non si è parlato, oggi, della manovra di inasprimento “quantitativo” che in parallelo, a ritmi piuttosto blandi, si sta portando avanti riducendo gli stock di titoli, prevalentemente pubblici, in misura di 15 miliardi di euro al mese mediante parziale non rinnovo dei bond che giungono a scadenza. “Abbiamo avuto un sacco di altre cose da discutere”, ha concluso Lagarde.
Per una volta la scelta non ha scatenato ulteriori scossoni sui mercati. Le Borse hanno anzi reagito in positivo e chiuso tutte con rialzi (Milano +1,38%), che recuperano parte dei capitomboli di ieri. Domani si vedrà se la tendenza si confermerà. L’euro ha consolidato i rialzi a 1,0607 dollari in serata. (di Roberto Vozzi).