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La famiglia di Sibilla Barbieri denuncia Asl per tortura

| Redazione StudioNews |

La famiglia di Sibilla Barbieri denuncia Asl per torturaRoma, 7 nov. (askanews) – Sibilla Barbieri, attrice, regista e produttrice romana “ci ha lasciato una settimana fa”, a 58 anni, accompagnata “fino all’ultimo momento” dal figlio Vittorio, in una clinica in Svizzera dove ha potuto accedere – malata oncologica terminale – alla “morte volontaria” come in Italia non le è stato possibile, nonostante la sua richiesta presentata a inizio agosto. La storia è stata raccontata in una conferenza stampa, organizzata dal partito Radicale e dall’associazione Luca Coscioni, alla quale hanno partecipato, oltre al figlio di Sibilla, Vittorio, i radicali Marco Perduca e Marco Cappato e l’avvocato Filomena Gallo.

In un video Sibilla stessa aveva raccontato la sua condizione e la sua urgenza: “Sono malata oncologica da dieci anni, ho fatto tutte le cure che mi sono state proposte ma purtroppo non hanno più funzionato, sono una malata terminale e non ho più tempo, ho provato a chiedere aiuto per il suicidio assistito in Italia, a casa mia…”. La famiglia ha presentato due esposti alla Procura della Repubblica contro l’Asl Roma 1, “due esposti – ha spiegato l’avvocato e amica di Sibilla, Filomena Gallo – presentati, uno dalla madre e dalla sorella e uno dai figli di Sibilla, affinché la magistratura rilevi i reati esistenti, per noi si configura anche il reato di tortura: l’azienda saanitaria non ha dato seguito alla richiesta di Sibilla in tempi celeri, dopo tutta la documentazione fornita anche dall’oncologo. Si sarebbe dovuto procedere come previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale”. “Per anni Sibilla si è battuta per vivere – ha aggiunto Marco Cappato -, poi ha scelto l’aiuto di Vittorio, con coraggio anche rispetto alle conseguenze che potrebbero esserci per lui. Non è possibile interpretare in modo diverso la sentenza della Consulta: Sibilla era dipendente da trattamenti di sostegno vitale, quindi negarle quel diritto ad autodeterminarsi è stata una violenza di Stato. Spero che di questa vicenda non fosse informato il governatore del Lazio Rocca che ora deve chiarire cosa è accaduto nello sviluppo delle decisioni. Altrimenti dovrebbe dimettersi, la politica si assuma le sue responsabilità”. Secondo i Radicali, peraltro, “tutto ciò è frutto dell’ignavia del legislatore italiano, che sceglie di non fare una legge, nonostante i richiami della Corte costituzionale ad emanare una legge in materia siano tre”. “Mia madre era talmente esausta che ha chiesto l’anticipo della procedura in Svizzera dal 31 al 30 ottobre – ha detto il figlio Vittorio -, era arrivata al limite massimo di esistenza terrena… Gli ultimi giorni di vita sono stati strazianti e non dovevano esserlo, si è spinta fino al limite, all’ultimo secondo, questo ha fatto in modo che tutti avessimo più sofferenza”.