La libertà umanistica e le migrazioni: El Greco a Milano
La libertà umanistica e le migrazioni: El Greco a MilanoMilano, 11 ott. (askanews) – Figure inconfondibili, sguardi che hanno fatto la storia dell’arte, una capacità di creare composizioni incredibili, che portano una nuova idea di armonia, ai confini con altri mondi, che oggi diremmo fantascientifici. El Greco è un pittore unico e Palazzo Reale a Milano gli dedica una mostra importante, con 41 opere e un dialogo con artisti come Tiziano o Tintoretto.
“Quello che diciamo con questa mostra – ha spiegato ad askanews Palma Martinez-Burgos Garcia, una dei curatori dell’esposizione – è di tornare a guardare El Greco e soffermarci sui suoi colori, sulla sua luce. C’è una leggenda nera intorno a lui, che vuole che sia triste, oscuro, molto religioso. No, no: El Greco è luce, è colore, è una concezione assolutamente originale, libera e umanistica della narrazione, che sia religiosa, di ritratto oppure mitologica”. La forza delle opere è impressionante e permette di dimenticare i limiti, evidenti, dello spazio espositivo. La luce naturale che manca – drammaticamente – alle sale è però compensata da quella che emerge dai dipinti, che è ovviamente luce pittorica, ma anche interiore, profonda. Che parte anche dall’esperienza italiana di El Greco.
“È il Rinascimento – ha aggiunto Martinez-Burgos Garcia – ed è la modernità, è una costante rielaborazione del suo apprendistato in Italia: come interpreta Tiziano, Tintoretto, Bassano, Michelangelo, Parmigianino. Come vede la scultura classica e poi, anni dopo, continua a ricordarlo e continua a trasformare, continua a dialogare con questo bagaglio culturale che ha acquisito nella penisola italiana”. L’esposizione milanese è anche il complesso risultato di collaborazioni tra pubblico e privato, tra istituzioni italiane e spagnole. “I prestiti che sono stati ottenuti da 40 musei diversi di tutto il mondo – ci ha spiegato Simone Todorov, amministratore delegato di MondoMostre, organizzatore dell’esposizione – sono dei prestiti che non si erano mai visti prima”.
Accanto a questi aspetti, però, ne emergono altri, che guardano al rapporto tra la cultura e la società, tra la storia dell’arte e il nostro presente. “Queste mostre sono fatte per diffondere cultura – ha aggiunto Todorov – per una crescita sociale anche, per far aumentare quello che è il dialogo tra le culture diverse che si incrociano nelle migrazioni che le popolazioni di tutto il mondo hanno”. Ecco, se mai ci fossero stati dei dubbi, la modernità di El Greco si rivela anche in questo, nella vicenda mobile di un uomo che nel 1500 partì da Creta per attraversare l’Europa mediterranea e raccogliere sensazioni, immagini, storie, che hanno poi stratificato la sua pittura, che più di 500 anni dopo continua a brillare.
Curata anche da Juan Antonio Garcia Castro e Thomas Clement Salomon, la mostra a Palazzo Reale resta aperta al pubblico fino all’11 febbraio 2024. (Leonardo Merlini)