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L’Aceto balsamico di Modena sposa la Cipolla bianca di Margherita

L’Aceto balsamico di Modena sposa la Cipolla bianca di MargheritaBologna, 29 apr. (askanews) – Una è bianca, nasce in piccoli appezzamenti di terreno sabbioso tra il Mare Adriatico e le saline di Margherita di Savoia a sud del Gargano ed è coltivata rigorosamente a mano. L’altro è nero, ha bisogno del freddo pungente d’inverno per decantare e del caldo umido e torrido d’estate per fermentare e non esistono macchine che lo possano produrre.

La prima si chiama Cipolla bianca di Margherita, viene trapiantata tra novembre e febbraio e raccolta da aprile a luglio da 150 piccoli produttori che coltivano ogni anno circa 180 ettari per un volume d’affari intorno ai 6 milioni di euro. Il secondo è l’Aceto balsamico di Modena, prodotto con mosti d’uva a cui vengono aggiunti aceto di vino, affinato in tini di legno per almeno 60 giorni e invecchiato anche per tre anni in 79 acetaie che hanno assicurato nel 2021 oltre 100 milioni di litri per un valore di circa 1 miliardo di euro al consumo. Queste due “eccellenze” del Made in Italy, insignite del marchio Igp, si sono incontrate a Bologna e hanno sancito un “matrimonio” tra Puglia ed Emilia-Romagna, con l’obiettivo di “sperimentare nuove forme per valorizzare e promuovere i due prodotti” come ha detto il presidente del Consorzio di tutela e valorizzazione della Cipolla bianca di Margherita, Giuseppe Castiglione. Il “rito” è stato celebrato a Fico Eataly World, dove per l’occasione l’executive chef del Canneto Beach 2, Salvatore Riontino, e il presidente del Consorzio Modena a tavola, Stefano Corghi, hanno portato a tavola alcune ricette, realizzate dosando i due ingredienti base che solitamente non vengono utilizzati insieme in cucina, la cipolla e l’aceto balsamico appunto.

“Dietro a tanto sacrificio e artigianalità ci sono delle persone, degli imprenditori – ha ricorda Massimo Malpighi, consigliere del Consorzio tutela Aceto balsamico di Modena – ed è importante che tutto gli operatori comprendano l’importanza di ‘fare rete’ per valorizzare al meglio questo patrimonio immenso”. Un percorso culturale per sensibilizzare ancora di più il consumatore e metterlo in guardia dalle imitazioni in circolazione all’estero. “I nostri prodotti sono la nostra storia – ha aggiunto Castiglione – perché raccontano come eravamo, ma sono anche il nostro futuro se sapremo, assieme, valorizzarli coniugando tradizione e innovazione. Questo è l’inizio di una sinergia che ci auguriamo duri in futuro”.