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Le cose importanti che ha detto Mattarella per il 25 Aprile

| Redazione StudioNews |

Le cose importanti che ha detto Mattarella per il 25 AprileCuneo, 25 apr. (askanews) – ”Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione’. È con questa citazione di Piero Calamandrei, da un discorso agli studenti della Società Umanitaria nel 1955 a Milano, che il presidente della Repubblica ha scelto di aprire il suo discorso per la celebrazione della Festa della Liberazione al teatro Toselli di Cuneo. Se dunque è dai partigiani che è nata la Costituzione, ‘è qui allora, a Cuneo’ che si deve andare in pellegrinaggio: ‘Nella terra delle 34 Medaglie d’oro al valor militare e dei 174 insigniti di Medaglia d’argento, delle 228 medaglie di bronzo per la Resistenza. La terra dei dodicimila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste’, elenca il Capo dello Stato. ‘È qui che la Repubblica celebra oggi le sue radici, celebra la Festa della Liberazione. Su queste montagne, in queste valli, ricche di virtù di patriottismo sin dal Risorgimento. In questa terra che espresse, con Luigi Einaudi, il primo Presidente dell’Italia rinnovata nella Repubblica’.

‘La Resistenza fu anzitutto rivolta morale di patrioti contro il fascismo per il riscatto nazionale”, ha proseguito Mattarella, sottolineando che ‘dopo l’8 settembre il tema fu quello della riconquista della Patria e della conferma dei valori della sua gente, dopo le ingannevoli parole d’ordine del fascismo: il mito del capo; un patriottismo contrapposto al patriottismo degli altri in spregio ai valori universali, che animavano, invece, il Risorgimento dei moti europei dell’800; il mito della violenza e della guerra; il mito dell’Italia dominatrice e delle avventure imperiali nel Corno d’Africa e nei Balcani. Combattere non per difendere la propria gente ma per aggredire. Non per la causa della libertà ma per togliere libertà ad altri’. La Resistenza fu dunque ‘un moto di popolo che coinvolse la vecchia generazione degli antifascisti. Convocò i soldati mandati a combattere al fronte e che si rifiutarono di porsi sotto il comando della potenza occupante tedesca, pagando a caro prezzo, con l’internamento in Germania e oltre 50.000 morti nei lager, questa scelta. Chiamò a raccolta i giovani della generazione del viaggio attraverso il fascismo, che ne scoprivano la natura e maturavano la scelta di opporvisi. La generazione, ‘sbagliata’ perché tradita. Giovani ai quali Concetto Marchesi, rettore dell’Università padovana si rivolse per esortarli, dopo essere stati appunto ‘traditi’, a ‘rifare la storia dell’Italia e costituire il popolo italiano’. Fu un moto che mobilitò gli operai delle fabbriche. Coinvolse i contadini e i montanari che, per la loro solidarietà con i partigiani combattenti, subirono le più dure rappresaglie (nel Cuneese quasi 5.000 i patrioti e oltre 4.000 i benemeriti della Resistenza riconosciuti)’. ‘Quali colpe potevano essere ascritte alle popolazioni civili? Di voler difendere le proprie vite, i propri beni? Di essere solidali con i perseguitati? Quali le colpe dei soldati? Rifiutarsi di aggiungersi ai soldati nazisti per fare violenza alla propria gente?’, si chiede Mattarella prima di elencare tutti i paesi decorati della Provincia.

La Repubblica è ‘fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista’ e ‘dalla Resistenza’ arriva ‘la spinta a compiere scelte definitive’ per la libertà e la democrazia. Così ancora Mattarella al teatro Toselli di Cuneo. ‘Dura fu la lotta per garantire la sopravvivenza dell’Italia nella catastrofe cui l’aveva condotta il fascismo. Ci aiutarono soldati di altri Paesi, divenuti amici e solidi alleati: tanti di essi sono sepolti in Italia. Ad essa si aggiunse una consapevolezza: la crisi suprema del Paese esigeva un momento risolutivo, per una nuova idea di comunità, dopo il fallimento della precedente. Si trattava di trasfondere nello Stato l’anima autentica della Nazione. Di dare vita a una nuova Italia. Impegno e promessa realizzate in questi 75 anni di Costituzione repubblicana. Una Repubblica fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista’. Perché le Costituzioni, ha spiegato Mattarella, ‘nascono in momenti straordinari della vita di una comunità, sulla base dei valori che questi momenti esprimono e che ne ispirano i principi. Le ‘Repubbliche’ partigiane, le zone libere, nelle loro determinazioni, furono anticipatrici, nel loro operare, della nostra Costituzione. È dalla Resistenza che viene la spinta a compiere scelte definitive per la stabilità delle libertà del popolo italiano e del sistema democratico, rigettando le ambiguità che avevano permesso lo stravolgimento dello Statuto albertino operato con il fascismo’.

‘Il 25 aprile è la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo”, ha anche sottolineato il presidente della Repubblica che, ricordando il processo di integrazione europea, ha invitato a chiedersi ‘dove e come saremmo se fascismo e nazismo fossero prevalsi allora!’. Mattarella ha ricordato i passaggi che dopo il 25 luglio 1943 hanno portato alla Repubblica e poi alla Costituzione che ‘sarebbe stata la risposta alla crisi di civiltà prodotta dal nazifascismo, stabilendo il principio della prevalenza sullo Stato della persona e delle comunità, guardando alle autonomie locali e sociali dell’Italia come a un patrimonio prezioso da preservare e sviluppare. Una risposta fondata sulla sconfitta dei totalitarismi europei di impronta fascista e nazista per riaffermare il principio della sovranità e dignità di ogni essere umano – autonoma identità – sulla pretesa di collettivizzazione in una massa forzata al servizio di uno Stato, in cui l’uomo appare soltanto un ingranaggio. Il frutto del 25 aprile è la nostra Costituzione. Il 25 aprile è la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo. È nata una democrazia forte e matura nelle sue istituzioni e nella sua società civile, che ha permesso agli italiani di raggiungere risultati inimmaginabili’. E dunque ‘chiediamoci dove e come saremmo se fascismo e nazismo fossero prevalsi allora!’.

‘Accanto agli ebrei cuneesi – ha aggiunto il presidente Mattarella – che non riuscirono a sfuggire alla cattura, la più parte di loro era di nazionalità polacca, francese, ungherese e tedesca. Si trattava di ebrei che, dopo l’8 settembre, avevano cercato rifugio dalla Francia in Italia ma dovettero fare i conti con la Repubblica di Salò. Profughi alla ricerca della salvezza, della vita per sé e le proprie famiglie, in fuga dalla persecuzione, dalla guerra, consegnati alla morte per il servilismo della collaborazione assicurata ai nazisti’. ‘Desidero sottolineare che onorano la Resistenza, e l’Italia che da essa è nata, quanti compiono il loro dovere favorendo la coesione sociale su cui si regge la nostra comunità nazionale. Onorano la Resistenza – ha sottolineato il Capo dello Stato – i medici e gli operatori sanitari che ogni giorno non si risparmiano per difendere la salute di tutti. Onorano la Resistenza le donne e gli uomini che con il loro lavoro e il loro spirito di iniziativa rendono competitiva e solida l’economia italiana. Onorano la Resistenza quanti non si sottraggono a concorrere alle spese pubbliche secondo la propria capacità contributiva. Il popolo del volontariato che spende parte del proprio tempo per aiutare chi ne ha bisogno. I tanti giovani che, nel rispetto degli altri, si impegnano per la difesa dell’ambiente. Tutti coloro che adempiono, con coscienza, al proprio dovere pensando al futuro delle nuove generazioni’.

”Morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre Resistenza’. È ancora con una citazione di Piero Calamandrei che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scelto di chiudere il suo discorso al teatro Toselli di Cuneo per le celebrazioni della Festa della Liberazione. Stavolta è la risposta che Calamandrei mandò ad Albert Kesserling, comandante delle forze di occupazioni naziste in Italia, che è scolpita in una lapide sul municipio di Cuneo.

‘Come recita la lapide apposta al Municipio di questa città, nell’ottavo anniversario della uccisione di Galimberti, se mai avversari della libertà dovessero riaffacciarsi su queste strade troverebbero patrioti. Come vi è scritto: ‘Morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre Resistenza’. Viva la Festa della Liberazione! Viva l’Italia!’.