Le famiglie delle vittime del 7 ottobre denunciano l’Unrwa: “Aiuti ad Hamas”
Le famiglie delle vittime del 7 ottobre denunciano l’Unrwa: “Aiuti ad Hamas”Roma, 25 giu. (askanews) – Le famiglie delle persone uccise durante l’attacco di Hamas in Israele il 7 ottobre hanno presentato ieri una denuncia contro l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, accusandola di aver contribuito a questo massacro senza precedenti, secondo i documenti giudiziari visionati dall’Afp. Considerata da decenni essenziale per gli aiuti umanitari ai palestinesi, l’Unrwa è in crisi da quando Israele ha accusato 12 dei suoi dipendenti di essere coinvolti in questo attacco.
Un rapporto di esperti condotto dall’ex ministro degli Esteri francese Catherine Colonna ha concluso ad aprile che esiste un problema con la “neutralità” politica dell’agenzia, ma che Israele non ha fornito “prove” sufficienti a sostegno delle sue accuse. Queste accuse avevano spinto diversi paesi, tra cui l’Italia, a congelare i finanziamenti all’agenzia. Il governo di Roma ha poi deciso di riprenderli, dopo la conclusione dell’inchiesta guidata da Colonna. “L’Unrwa (…) ha trascorso più di un decennio prima dell’attacco del 7 ottobre aiutando Hamas a creare la (sua) infrastruttura terroristica”, accusano le famiglie delle vittime secondo i documenti del tribunale. I ricorrenti ritengono che l’agenzia “abbia consapevolmente fornito ad Hamas dollari americani in contanti necessari per pagare i trafficanti di armi, esplosivi e altro materiale terroristico”. La denuncia è stata depositata a New York, sede delle Nazioni Unite e luogo in cui l’Unrwa utilizza i servizi bancari, secondo gli stessi documenti del tribunale. Contattata dall’Afp, l’Unrwa non ha reagito immediatamente. Il direttore dell’agenzia, Philippe Lazzarini, invita regolarmente Israele a fermare la sua “campagna violenta” contro l’Unrwa. “Almeno 192 dipendenti sono stati uccisi a Gaza. Più di 170 installazioni dell’Unrwa sono state danneggiate o distrutte”, ha denunciato in un articolo pubblicato alla fine di maggio sul New York Times.