Liguria, Toti: voto scambio? Si parla di 400 voti su 380 mila
Liguria, Toti: voto scambio? Si parla di 400 voti su 380 milaGenova, 23 mag. (askanews) – “Per quanto riguarda il voto di scambio è da evidenziare che vinsi le elezioni con circa 380 mila voti. Il sostegno della comunità Riesina si sostanzia, nelle indagini, con una certa approssimazione, di 400 voti, giusto per proporzione e per capire che l’apporto non è tale da turbare l’equilibrio democratico del voto, per altro particolarmente irrilevanti nel caso del candidato, Ilaria Cavo, a cui viene attribuito il mio appoggio”. Lo scrive il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, nella memoria difensiva depositata oggi a corredo dell’interrogatorio nella caserma della Guardia di Finanza del porto di Genova. “I fratelli Testa – aggiunge il governatore ligure – venivano presentati come attivisti politici con incarichi in Regione Lombardia da due onorevoli. Nel loro curriculum vi erano incarichi politici legati alla Giunta regionale lombarda. Entrambi gli onorevoli (Sorte e Benigni) ne garantivano le qualità personali. Il fatto di essere riesini e loro rappresentanti non può equivalere ad essere considerati come persone di malaffare. Analoga attenzione a gruppi organizzati rappresentanti cittadini di comune estrazione (lucani, calabresi nel mondo) è prestata dalla politica di ogni colore al fine di raccoglierne il consenso”.
“Ebbi occasione – spiega ancora Toti – di incontrare i fratelli Testa al massimo due volte. Il loro interesse era rivolto all’attenzione possibile per una comunità, quella riesina, spesso soggetta a tutte le difficoltà legate ad immigrazione e integrazione in regioni diverse. Certamente ho dato mandato ai miei collaboratori di dare loro attenzione nei termini di legge. Ma mai di offrire utilità in cambio di voti. La mera generica promessa di una condizione personale e sociale migliore non può essere considerata quale merce di scambio ma consueto frutto dell’attività politica, specie in periodo elettorale”. “Atteso che non ho saputo, se non ora, delle promesse fatte ad alcuni (limitatissimi) componenti della comunità – si legge ancora nella memoria difensiva – la segnalazione ad imprese private di taluni di loro in qualità di muratori o manovali (per altro mai assunti), tale attività se fosse stata da me conosciuta, e non lo era, senza essere stato io al corrente di eventuali accordi precedenti, sarebbe stata interpretata come sostegno a persone di difficoltà. E anche la richiesta di spostamento di residenza da una casa popolare all’altra (per altro già assegnata) appare come mero sostegno informativo ad una persona dalle evidenti scarse capacità nel destreggiarsi nella pubblica amministrazione. Spostamento per altro non ci risulta mai avvenuto”.
“Nessuna utilità specifica – conclude Toti – è andata alla comunità riesina, né in posti di lavoro né altro. Trattandosi come si evince dalle stesse indagini di persone insistenti per comportamenti ed espressioni, possibile che alcune battute anche tra me e lo staff siano state interpretate fuori dal contesto con cui il tema dei riesini veniva affrontato nelle riunioni”.